Lunedì 19 marzo 2018, ore 17.00 Sala S. Anna (c/o scuola media statale S.Paolo) Perugia – Viale Roma, 15 presentazione del libro «Luciano Salce prigioniero n° 120842. Storia di un intellettuale internato 1943-1945» Francesco Tozzuolo Editore
Intervengono: Emanuele Salce, Andrea Pergolari, regista e scrittore, Giuliano Compagno, scrittore. Sarà presente l’autore Andrea Maori, membro del direttivo ANAI – Umbria.
Durante l’incontro verrà proiettato il documentario: «L’uomo dalla bocca storta»
Luciano Salce, (Roma, 19 settembre 1922 – Roma, 17 dicembre 1989) grande regista ed attore, è stato presentato per molti anni come un voltagabbana, un «camaleonte», una persona che da giovane avrebbe militato nel fascismo ben oltre l’8 settembre 1943, con un sostanziale impegno nella Repubblica Sociale Italiana. Secondo i blogger e qualche pubblicazione dal dopo-guerra avrebbe rinnegato questo suo passato per conformismo e convenienza. Un post tira l’altro e il «copia-incolla» impazza in rete.
La ricerca di Maori smentisce clamorosamente questo falso storico sulla base di una lunga ricerca archivistica, che dimostra che Salce ha passato tutto il periodo della RSI nei campi di internamento germanici. Nel libro è pubblicata una selezione di articoli e brevi saggi di critica letteraria, cinematografica e teatrale dal 1941 al 1943 che presentano l’impegno intellettuale giovanile.
Il documentario «L’uomo dalla bocca storta» è il titolo del documentario che Andrea Pergolari e Emanuele Salce (il figlio) hanno realizzato per raccontare il cinema di Luciano a partire dalla sua vita e dalla sua personalità. Emanuele Salce racconta il padre a partire da lettere, racconti e aneddoti di chi l’ha conosciuto come si conviene in questo tipo di documentari.
Ci sono foto e filmati, soprattutto provenienti dalle esperienze teatrali e televisive, le meno note al grande pubblico e quelle che sembrano, nelle intenzioni degli autori, le più interessanti.
Poco meno di un’ora, una durata televisiva, per raccontare un uomo che in molti sensi ha segnato il cinema italiano portando da altre parti quelli che dovevano essere gli stilemi della commedia definita “all’italiana” ma in realtà già priva di quei connotati quando Salce faceva il passaggio dietro la macchina da presa.