L’inaugurazione del centro antiviolenza di Perugia è il momento centrale delle manifestazioni per l’ 8 Marzo, ma rappresenta soprattutto l’apertura di una struttura che permetterà di compiere un fondamentale passo in avanti nel contrasto alla violenza di genere. “Un ulteriore tassello di civiltà”: così ha definito il centro il sindaco Boccali, partecipando questo pomeriggio alla manifestazione che si è svolta in una affollata Sala dei Notari, alla quale era annunciata anche la Presidente della Camera, Laura Boldrini, che però è stata trattenuta a Roma per le votazioni a Montecitorio sulla legge elettorale. La presidente Boldrini ha inviato un messaggio letto dal sindaco.
Oltre al sindaco, per parlare del centro, intitolato a Catia Doriana Bellini, ma anche per fare il punto sulle politiche di contrasto alla violenza di genere di cui le donne sono vittime, sono intervenute la presidente della Regione Catiuscia Marini, l’assessore alle pari opportunità del Comune Lorena Pesaresi, la presidente dell’Associazione Differenza Donna, Emanuela Moroli, e la presidente dell’Associazione Libera…mente Donna, Paola Moriconi. E’ stato proiettato un video sulla nuova struttura.
Il centro antiviolenza – Il progetto ammonta a complessivi € 444.300 ed è stato cofinanziato per il 90% dal Dipartimento per le Pari Opportunità, per € 44.000 dai Comuni di Perugia e Terni e per un’altra quota dall’associazione Liberamente Donna. Previsto anche, per le due annualità successive a quelle stabilite in progetto, un sostegno finanziario di €200.000 della Regione dell’Umbria. Il Centro antiviolenza di Perugia ha sede a Ponte Pattoli, si compone di due attici contigui tra loro per complessivi 222 mq. e 132 mq. di terrazzi. Nei due Centri di Perugia e Terni, potranno essere accolte 36 donne vittime di violenza ostalking e 20 bambini. Sono state formate, a seguito di un bando pubblico, nel corso base di 150 ore, 60 giovani donne neolaureate che vengono ora selezionate sia come operatrici, sia come volontarie dei due Centri. Un secondo livello di formazione, di circa 50 ore, coinvolgerà in modo particolare le forze dell’ordine, gli operatori della magistratura, tribunali, servizi sociali e altri servizi coinvolti nella rete di coordinamento. Un’altra fase del progetto, sarà la definizione di un Protocollo operativo con le Forze dell’ordine (Prefetture, Magistratura, Questure, compagnie Carabinieri, Guardia di Finanza) e con altri soggetti Istituzionali.
La Presidente Boldrini nel suo messaggio ha scritto tra l’altro che “i Centri antiviolenza sono uno snodo essenziale di tutto il lavoro che è necessario fare per sconfiggere la violenza di genere e quel drammatico fenomeno che va sotto il nome di femminicidio. Le leggi servono e serve un regime sanzionatorio adeguato ad un fenomeno così devastante. Ma mi è capitato di dire più volte, e voglio ripeterlo anche in questa occasione, che nessuna norma può essere sufficiente se non cammina insieme ad un profondo cambiamento del nostro modo di pensare. E nessuna disposizione sanzionatoria sarà realmente efficace se non sarà accompagnata ad una profonda azione sul piano della prevenzione e del supporto, anche finanziario, alle attività di sostegno, psicologico e materiale, alle vittime. Per questo le istituzioni pubbliche, locali e nazionali, devono sostenere in tutti i modi quelle iniziative che nascono con l’obiettivo della prevenzione e del sostegno alle vittime. Fin dall’inizio della legislatura abbiamo cercato di impostare un lavoro serrato sul tema della violenza di genere e del femminicidio. Abbiamo approvato all’unanimità la Convenzione di Istanbul e qualche mese dopo un decreto legge del Governo che interveniva sul profilo processuale e penale e che si è arricchito durante l’ esame parlamentare della previsione di un Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere. Io penso che quella del supporto ai centri antiviolenza debba essere assunta come una priorità da parte di tutte le strutture pubbliche, nazionali e locali, e che questo sostegno debba trovare un primo momento qualificante nella predisposizione di quel Piano straordinario e attraverso il buon utilizzo delle risorse recentemente stanziate a tal fine”.
Il sindaco Boccali ha sostenuto che ”ripresa significa anche creare e ricreare comunità, non arretrare sul fronte dei servizi che garantiscono coesione sociale, aggredire i processi di disgregazione”, e che quindi è centrale combattere un “fenomeno minaccioso” come la violenza sulle donne, “che, semplicemente, non può coesistere con la rappresentazione che noi abbiamo del vivere civile”. Per Boccali, “è evidente che occorrono strumenti legislativi ancora più incisivi di quelli che ci siamo dati, anche recentemente”, ma che “prima di tutto bisogna scardinare le scorie culturali che provocano questi fenomeni con una grande azione di prevenzione e di educazione, a partire dalle famiglie e dalla scuola”. Un problema, per il sindaco, “molto più complesso di una società che accusa un grave ritardo nella parità di genere: le donne vanno tutelate anche garantendo reali pari opportunità nel mondo del lavoro, perché la debolezza economica genera debolezza anche nei rapporti sociali ed espone a ricatti”. “L'apertura nella nostra città del centro anti violenza – ha aggiunto – non è uno spot isolato. Nasce da una cultura radicata ed è l'ultima maglia di una rete diffusa e articolata di servizi, nella quale confluiscono pubblico e privato, volontariato e istituzioni, e che è finalizzata ad offrire tutela e protezione a donne, e bambini, attraverso strutture di accoglienza come ad esempio gli appartamenti – rifugio autogestiti, o sistemazioni protette come le comunità educative”. Infine, la sottolineatura sul ruolo dei Comuni. “Servono – ha detto il sindaco – politiche e direttive nazionali, ed europee, e' vero, ma poi sono gli enti locali a svolgere il lavoro capillare, quello sul territorio. Sono i Comuni l'interfaccia reale, quotidiano dei cittadini. Sono i Comuni le istituzioni alle quali viene chiesto di farsi carico dei problemi e di fornire le possibili soluzioni. Sono i Comuni con i loro servizi (almeno quelli che li hanno), con il loro personale, con le strutture di cui si dotano. E' per difendere questi servizi che i sindaci italiani hanno interloquito con fermezza con governi che sui Comuni hanno scaricato una parte rilevante, troppo rilevante, delle manovre finanziarie. Ci auguriamo che quella politica sia superata”
Per l'assessore Pesaresi, il Centro antiviolenza è un “laboratorio sociale”, è il luogo “dell’accoglienza alle vittime di violenza e dell’ospitalità nei casi più a rischio”, oltre che della “produzione di formazione, ricerca, sensibilizzazione, informazione e soprattutto prevenzione”. Due, in sostanza, le principali finalità del Centro, nelle intenzioni dell’assessore: “restituire dignità e consapevolezza di sé alla donna maltrattata e vittima di violenza e agli eventuali figli, sino al recupero dell’autonomia anche economica; costruire e affermare una cultura contro la violenza perpetrata alle donne”. L’assessore ha anche ricordato la genesi del progetto: tutto risale al 2012 con l’iniziativa “Umbria antiviolenza”, promossa dal Comune di Perugia insieme al Comune di Terni, in collaborazione con le Associazioni “Differenza Donna” e “Liberamente donna”. Il Centro antiviolenza è il risultato di “uno straordinario progetto che i due Comuni hanno presentato e vinto rispondendo a un bando del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri”. Quindi, la decisione di dedicare la struttura a “Catia Doriana Bellini”, che è stata Responsabile del Centro regionale per le Pari Opportunità dell’Umbria e con la quale “abbiamo condiviso, sin dall’inizio, la scelta di questo progetto”.
Per la presidente Marini è da sottolineare il notevole lavoro avviato in questa legislatura dalla Regione per la realizzazione di una concreta parità di genere tra donna ed uomo, a partire dalla legge regionale sulle politiche di parità in corso di approvazione in Consiglio regionale. Una legge che ha l'obiettivo di dotare la nostra regione di uno strumento concreto affinché si possano attuare iniziative che eliminino quanto più possibile tutti quegli ostacoli ed impedimenti, anche di carattere culturale, che ancora non
consentono la realizzazione di una parità sostanziale tra i generi. Gli obiettivi principali della nuova legge sono quelli di promuovere dunque tutte quelle azioni volte ad affermare la libertà e l'autodeterminazione delle donne, così come la partecipazione paritaria delle donne e degli uomini nei luoghi di lavoro. Come pure promuovere l'equilibrio tra l'attività lavorativa e la vita privata e familiare attraverso politiche di conciliazione, e l'occupazione femminile sostenendo anche l'imprenditorialità. La Regione ha sostenuto con convinzione la nascita del Centro anti violenza di Perugia; la stessa legge regionale infatti prevede, tra le altre iniziative, anche la realizzazione in Umbria di Centri antiviolenza e di una Casa rifugio per donne vittime o a rischio di violenza”.
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