Perugia

Perugia in festa per Bassetti, la lettera del Papa

 “Con questa lettera ti esprimo i sensi del mio affetto”. Anche Papa Francesco ha voluto far sentire la sua vicinanza al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia e Città della Pieve, in occasione della celebrazione nella cattedrale del capoluogo umbro per i suoi 25 anni di episcopato.

“Mi congratulo con te, venerabile fratello – il messaggio del Santopadre – che, ‘fondato nella carità’, unisci all’amore di Dio la cura del prossimo, e al desiderio di giustizia la virtù della misericordia. E queste qualità, che ritengo fondamento di ogni vera sollecitudine sacerdotale e della mia stessa sollecitudine pastorale riconosco con gioia particolare a te”.

E’ stata una giornata di festa per la comunità cattolica perugina che si è stretta intorno al cardinale Bassetti.

“Cari fratelli e sorelle – ha detto il cardinale nella sua omelia – in questi giorni sono scorse sotto i miei occhi vecchie fotografie che ho sempre custodito gelosamente. Una di esse mi ha particolarmente commosso: mostra lo scambio della pace con i sacerdoti di Massa Marittima il 18 settembre 1994, durante il pontificale d’ingresso. Tanti di loro che mi sorridevano e mi stringevano forte hanno lasciato questa terra. Molti, con lacrime di commozione, posavano le loro braccia stanche sulle spalle, allora forti, di quel giovane vescovo che la Provvidenza aveva loro donato”.

Ed ai presbiteri: “Le mie braccia sono oggi più deboli e le forze diminuite, ma i palpiti del cuore, per voi e tutta la nostra gente, sono gli stessi. Dal giorno in cui, dopo 38 anni, ho lasciato la città di Firenze, posso dire che è iniziato per me un santo viaggio, senza ritorno. Il mio desiderio, Dio lo sa, sarebbe stato quello di spendere tutte le mie energie nella terra di Maremma, che per me non è mai stata “Maremma amara”, ma terra da amare, che si adattava bene alla mia persona”.

Una storia di vocazione

“Provengo da una famiglia povera – ha quindi ricordato Bassetti – dell’Appennino tosco-romagnolo. Come tanti altri miei coetanei, ho vissuto da piccolo il dramma della seconda guerra mondiale. I miei genitori mi hanno trasmesso, assieme al timor di Dio, una fede semplice, ma robusta, che si esprimeva nel rispetto degli altri e nella solidarietà verso tutti. Il mio primo seminario, come per tanti di voi, sono stati babbo e mamma, i fratelli più piccoli, la nonna materna e tanti zii. Prima dell’ordinazione episcopale, ho vissuto con gioia per 28 anni la mia missione di prete che, pur con tanti limiti, ha voluto essere una consegna generosa a Cristo e ai fratelli. Con questo stesso spirito, ho cercato, per 22 anni, di portare avanti il mio compito di formatore nei Seminari di Firenze. I nomi e i volti dei miei alunni li porto scritti dentro di me, nella mia vita, e non sono ricordi del passato. Ora tre di loro sono vescovi in altrettante diocesi d’Italia, un quarto è Nunzio Apostolico. Improvvisa e per me inaspettata giungeva, a 52 anni, la chiamata di san Giovanni Paolo II che mi chiedeva di essere successore degli Apostoli, nella Chiesa di Massa Marittima-Piombino”.

La nuova famiglia perugina

“Ormai non appartengo più né alla mia Firenze né ad altre Chiese – ha proseguito il cardinale – anche se mi sento ad esse legato da vincoli di riconoscenza, di affetto e di preghiera. Ora la mia famiglia siete voi, carissimi. Questo popolo bello che è davanti a me, fatto di famiglie, di giovani, di bambini e, lasciatemelo dire, di tante speranze. Vi assista sempre la mano protettrice del Padre, vi illumini il volto del Risorto e quello della sua e nostra Madre. A chi è solo, deluso, forse stanco della vita, agli sfiduciati, a chi si sente abbandonato da tutti o ha subito ingiustizie, alle famiglie, soprattutto a quelle dove mancano pane e lavoro, a tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, a tutti coloro che, per un motivo o per un altro, hanno perso la speranza, per la durezza del cuore dei fratelli, a chi non ha un tetto dove abitare e soprattutto a chi non ha mai ricevuto un gesto di amore, lei, la Vergine Maria, Madre della Grazia, lei che continua a generare i suoi figli, lei che asciuga le loro lacrime, sia per tutti segno di consolazione e di sicura speranza”.