Perugia

“Perugia epicentro del Covid”: le proposte del Pd su sanità, scuola, sociale

Dalla Perugia “epicentro del Covid” il Pd punta l’indice contro la Regione, ma anche contro il Comune. Per le cose che si potevano fare e che non sono state fatte. Ma anche per alcune scelte, ritenute sbagliate. Come quella di collocare la Rsa Covid al Seppilli, all’interno dell’ex Grocco. “Con il personale che il lunedì fa lo straordinario nella struttura Covid e il martedì nelle altre strutture con pazienti e utenti fragili” denuncia la capogruppo dem in Consiglio comunale, Sarah Bistocchi. Che annuncia come la vicenda sarà segnalata alla Procura.

Di fronte al tracciamento dei contatti dei positivi saltati, Francesco Zuccherini e il capogruppo dem in Regione, Tommaso Bori, propongono di seguire l’esempio del Trasimeno, chiedendo al Comune di mettere a disposizione personale amministrativo per agevolare l’Asl nell’esecuzione dei tamponi. Monitoraggio che deve riguardare anche le scuole, ricorda Elena Ranfa.

“Perugia epicentro del Covid”

Perugia è l’epicentro dell’emergenza Covid” afferma con preoccupazione Bori, guardando anche alla situazione dell’Azienda ospedaliera. E denunciando, mancanza dispositivi di protezione, ritardi, saturazione delle strutture. “Ancora non c’è divisione tra strutture Covid e Covid free” lamenta Bori. Che parla di “rischio collasso” negli ospedali e nelle strutture sanitarie, a causa della carenza di personale. “L’Umbria – denuncia – si trova ad affrontare la seconda ondata Covid con meno personale sanitario rispetto alla prima. A fronte delle circa 400 assunzioni annunciate dall’assessore Coletto i pensionamenti sono stati il doppio“. Un sistema sanitario “sotto organico e sotto stress“, abbandonato da medici e infermieri che nel frattempo hanno accettato offerte di lavoro in altre regioni.

Nuove povertà

Il Pd lamenta poi il fatto che le altre prestazioni sanitarie siano state praticamente sospese. E le difficoltà sociali aumentate in questa fase di emergenza, denunciate da Nicola Paciotti.

Pillola RU 486

Con Erika Borghesi, poi, si torna a puntare l’indice contro le manovre effettuate dalla Regione per limitare l’uso della pillola Ru486 per l’interruzione della gravidanza. Un problema tornato di attualità anche a livello nazionale, con l’interrogazione presentata dalla senatrice Monica Cirinnà sul “caso” Umbria.

Non è solo un tema della Regione – accusa Borghesi – perché il Comune può fare il molto“.