Sono ormai note le ragioni della bocciatura di Perugia a Capitale della Cultura per il 2019. In base a quanto riportato sul sito della Commissione Europea, e poi uscito anche su alcuna stampa locale, il quadro è desolante: le motivazioni colpiscono al cuore il progetto, mettendo in dubbio l’attrattività di quanto ideato dalla Fondazione preposta alla candidatura, insieme alla partecipazione reale della popolazione, e scivolando nella non meno importante questione del budget. Nelle spiegazioni, appare inoltre chiaro come la commissione non si sia espressa all’unanimità sulla vittoria di Matera.
IL DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE
Il nuovo che avanza – La valutazione della Commissione comincia con l’analizzare punto per punto il progetto. Il programma ideato dalla Fondazione per Perugia2019 era basato su “Seeding Change”. Ne viene fuori una descrizione della città di Perugia dipinta come un luogo dal centro cittadino “in declino e impoverito“, con un polo universitario “non funzionante come un motore di creatività urbana“. L’offerta di partenza, per la stessa Fondazione, era dunque quella di creare un museo all’aria aperta, di rigenerare la città attraverso la cultura, di integrare il sistema dell’istruzione nello sviluppo della città, così da renderla vivibile, vissuta e partecipata. Una partecipazione che, leggendo il documento, sembra comunque assente negli ultimi anni, che hanno invece dimostrato come l’attenzione della città fosse quella di allevare il settore turistico e non di stimolare la partecipazione culturale della cittadinanza. Il documento poi prosegue con quanto reso noto, almeno per i più attenti e interessati, con il programma di candidatura, e con i tre capisaldi di quest’ultima: I’mMATURE, per rilanciare l’università; I’mMERGE, teso a coinvolgere le nuove generazioni; I’mMOBILE, tutto incentrato sull’utilizzo delle nuove tecnologie.
Il bilancio – Si passa poi al tasto dolente, ossia al denaro: “la città- si legge –ha stanziato tra il 3.88% e il 3.43% del suo budget per la cultura negli ultimi tre anni“. Il budget proposto nel caso di vittoria sarebbe stato di 38.6 milioni di euro, dei quali 28 per il programma, 5.5 per il marketing e 4 per lo staff e l’amministrazione. I fondi sarebbero arrivati dalla città (5.2 milioni), dal governo (8 milioni), dal settore privato (11.8 milioni), dalla Regione (5.4), dalle autorità locali (2.7) e dall’Unione Europea (4).
La valutazione – La bocciatura arriva dunque, come una scure, a colpire ciò su cui la stessa Fondazione aveva puntato, ossia la coesione di una regione ( apparentemente) unita per la vittoria, di quella rete tanto decantata che avrebbe fatto la forza, seppur con le dovute distinzioni, anche dell’altra candidatura, quella per Perugia2017, poi, come si sa, dalla vittoria mancata. Una struttura di 90 municipalità afferenti a Perugia, i famosi Luoghi di Francesco, con Assisi, che hanno “occupato” il 30% dell’intero programma. Tuttavia, si legge nel documento, tale progettualità diffusa avrebbe rischiato di penalizzare in qualche modo il progetto di Capitale. A rincarare la dose, il fatto che la commissione non si è lasciata convincere dal progetto perugino, giudicato dalla “non coerente visione artistica”. E ancora: se l’obiettivo era quello di rivitalizzare anche il ruolo dell’università, la Commissione non ha visto un coinvolgimento sostanziale di quest’ultima. Completano il quadro la carenza di chiarezza nei criteri di collaborazione con gli altri soggetti europei coinvolti, la bassa partecipazione da parte dei cittadini, l’assenza di legami effettivi con gli operatori culturali, di concerto con il recupero dei luoghi. Poi la “mazzata” finale: troppo alto il budget eventualmente richiesto, almeno per un 24% delle risorse da allocare. Un fatto considerato “rischioso”.
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