Se si costruirà un inceneritore in Umbria, sarà con ogni probabilità nel territorio del Comune di Perugia. E' questa l'indicazione che ha colpito maggiormente, tra quelle emerse nel primo incontro pubblico sulla questione inceneritore, organizzato ieri al Cva di Ponte Valleceppi da “Cittadini in Rete”. Un circuito di blog, associazioni e comitati, nato proprio per informare la cittadinanza sulle problematiche legate alla nascita di un simile impianto.
“La nostra amministrazione, sia regionale che comunale, va dritta per questa strada dell'inceneritore per lo smaltimento dei rifiuti”, è la secca dichiarazione di Roberto Pellegrino, biologo del dipartimento di Chimica dell'Università di Perugia con un passato gestionale in discariche e impianti energetici a biogas, che ha aperto gli interventi di fronte ad un attenta platea di più di un centinaio di persone.
Secondo Cittadini in Rete, passate le acque della campagnia elettorale di marzo, i governi locali hanno avviato da alcuni mesi una campagna a favore dell'inceneritore, presente in due dei quattro possibili scenari previsti dal Piano regionale di gestione dei rifiuti, ma che viene definito ora “indispensabile per chiudere il ciclo dei rifiuti”.
“I territori in cui potrebbe realizzarsi l'impianto sono potenzialmente tutti gli ATI umbri (ambiti territoriali integrati per la gestione dei rifiuti), ad eccezione di quello di Terni che a modo suo ha già un simile sistema di smaltimento”, continua Pellegrino. Ciononostante,”la maggior parte dei rifiuti viene prodotta nel Comune di Perugia che dunque, considerato l'indice di trasporto (i costi del trasporto dei rifiuti, ndr), è il più adatto”.
Il Piano regionale sui rifiuti indica nel 2013 l'avviamento per un impianto di trattamento termico dei rifiuti, il che da credito all'ipotesi di un inizio dei lavori per la costruzione imminente.
Inoltre, nell'ipotesi del piano, su un totale di 592mila tonnellate annue di rifiuti urbani previsto per il 2013, l'inceneritore, di una capacità di 250mila tonnellate, dovrebbe trattarne “solo” 173mila. Partendo da questa differenza, Pellegrino ipotizza che la restante capacità di incenerimento possa essere dedicata ai “rifiuti speciali” (ovvero i materiali di scarto industriali, i calcinacci, i materiali legnosi), come d'altronde già avviene nell'impianto di Terni. Quest'ipotesi appare allarmante, in quanto il movimento di questa tipologia di rifiuti va al di là del territorio regionale, aprendo scenari sul possibile inserimento del territorio regionale nel sistema di soluzione dell'emergenza nazionale dei rifiuti.
Il dibattito al CVA ha affrontato alcune criticità di quest'evenienza con l'avvocato di Legambiente Emma Contarini, che ha parlato del rapporto Ecomafie 2010 dell'associazione. Sul fronte delle proposte alternative, ha seguito infine la relazione di Alessio Ciacci, assessore all'ambiente del Comune di Capannori, particolarmente virtuoso in Italia grazie ad un sistema efficace di raccolta differenziata porta a porta, che conta di arrivare all'obbiettivo “Rifiuti Zero entro il 2020”.
All'iniziativa di Ponte Valleceppi, secondo gli organizzatori, farà ora seguito una lunga serie di iniziative per informare la cittadinanza circa i rischi, le opportunità e le alternative dell'inceneritore.
(FDA)