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Perugia, aperto il Convegno Internazionale sulla Sicurezza/Presente il Sottosegretario Minniti

 “L’Umbria dà risposte alla domanda di sicurezza dei cittadini agendo sulla prevenzione, la rivitalizzazione urbanistica, la marginalità sociale e applicando un modello di collaborazione e cooperazione fra tutti i livelli istituzionali, nel rispetto delle reciproche competenze e dei rispettivi ruoli”. Lo ha affermato l’assessore regionale con delega alla sicurezza, Fabio Paparelli, intervenendo ieri, 14 novembre, alla prima giornata del convegno internazionale su “Quali politiche per la sicurezza?”, in corso fino a oggi a Perugia, organizzato dalla Regione Umbria e dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia, in collaborazione con la rivista “Studi sulla questione criminale”. Ai lavori di ieri mattina è intervenuto il sottosegretario di Stato – Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Marco Minniti.
“Tra gli umbri – ha rilevato l’assessore – è diffusa l’idea che la criminalità sia aumentata, anche se questa percezione sembra svanire man mano che si analizzano i dati a disposizione, ci si avvicina al proprio contesto di vita e all’esperienza personale. Lo confermano – ha proseguito l’assessore – i dati della recente indagine svolta dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia frutto di una convenzione stipulata con la Regione Umbria, su un campione di 300 abitanti dell’Umbria, che approfondisce la percezione della sicurezza dei cittadini rispetto a tre diversi livelli territoriali: rispetto alla sicurezza in Italia, al Comune dove risiedono e rispetto la zona/quartiere di residenza. Tanto sul piano nazionale che su quello locale le risposte hanno evidenziato la percezione di un generale aumento della criminalità nell’ultimo anno, nonostante questo aumento di “insicurezza percepita” la criminalità non è considerata come un problema molto grave se riferita alla zona di residenza degli intervistati. Inoltre si è riscontrato come solo un’esigua parte del campione intervistato ha dichiarato di essere stato vittima di reati nei dodici mesi precedenti la ricerca. Infatti, nonostante il 56,7% degli intervistati ha dichiarato di aver percepito un aumento di criminalità nel comune di residenza nell’ultimo anno, solo il 19% sarebbe stato vittima di reati, mentre l’81% dichiara di non aver subito alcun reato”.
L’assessore ha richiamato anche alcuni dati sulla criminalità denunciata: “nel triennio 2011-2013, le denunce in Umbria sono leggermente aumentate (del 4,16%, dalle 35.666 del 2011 alle 37.151 del 2013), con un più considerevole incremento nel 2012 (+3,52%) e una relativa stabilizzazione nel 2013. Nel frattempo le segnalazioni all’autorità giudiziaria aumentavano in maniera ancora più significativa, dell’11,03%, dalle 13469 del 2011 alle 15139 del 2013. Indice, questo, di un impegno significativo delle forze di polizia e delle autorità di pubblica sicurezza che ha risposto puntualmente alla preoccupazione dei cittadini e delle istituzioni locali”.
Sul fronte “droga”, dalla relazione della Direzione centrale per i servizi anti-droga “sappiamo – ha detto l’assessore – che il numero delle operazioni anti-droga così come le segnalazioni all’autorità giudiziaria per reati connessi alla legge sugli stupefacenti sono nella media nazionale. I sequestri sono addirittura molto al di sotto di essa. Tranne che per le droghe sintetiche, dai dati del Ministero dell’interno non sembra che quella della circolazione delle sostanze stupefacenti sia un’emergenza in Umbria, così come invece è rappresentata nel dibattito pubblico. Le uniche anomalie regionali rispetto alle dinamiche nazionali sono il dato sui sequestri di droghe sintetiche, la elevata percentuale dei decessi per abuso di sostanze stupefacenti e la sovra-rappresentazione degli stranieri non europei nelle segnalazioni all’autorità giudiziaria”.
“Se le condizioni di sicurezza urbana si misurano, oltre che sul numero dei reati commessi, anche sulla base di percezioni soggettive – ha sottolineato ancora – per gli amministratori ciò significa di doversi fare carico anche di una attenta comunicazione, capace di ascoltare e di studiare soluzioni e progetti che svolgano anche una funzione rassicurante per i cittadini. Intervenire, quindi sul degrado urbano, creare le condizioni di utilizzo virtuoso dello spazio pubblico da parte di gruppi diversi, agire sui comportamenti cosiddetti antisociali, che non rappresentano tuttavia condotte penalmente rilevanti, prevenire la concentrazione abitativa di situazioni socialmente critiche, sono compiti propri di chi amministra le città. Occorre concentrarsi sulle condizioni sociali ed economiche che creano ambienti favorevoli alla criminalità, agendo con politiche sociali rivolta ai giovani, politiche abitative, di lotta alla dispersione scolastica, politiche per l’occupabilità, per l’integrazione degli immigrati, degli ex detenuti, delle persone con problematiche di dipendenza, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita, dell’ambiente e delle relazioni sociali, attraverso progetti di mediazione dei conflitti, di rivitalizzazione dello spazio pubblico, di riqualificazione dell’arredo urbano.
Entrando poi nel merito delle politiche di sicurezza urbana Paparelli ha aggiunto che la Regione Umbria, ha legiferato in materia, condividendo la necessità di armonizzare competenze e interventi un materia di sicurezza che, come avvenuto in altre Regioni, hanno riguardato il coordinamento fra diversi attori, con la promozione di accordi inter-istituzionali fra enti territoriali e statali, l’armonizzazione delle politiche locali, attraverso lo sviluppo di “politiche proprie” sul tema della sicurezza e supporto/assistenza alle iniziative delle amministrazioni locali, la formazione e sostegno alla Polizia locale e la ricerca in materia di sicurezza urbana”.
Tali politiche tuttavia – ha evidenziato – per essere efficaci debbono essere in rapporto di ‘governance’ con gli altri livelli del governo e assumere un’ottica integrata ed attiva nelle strategie d’intervento per trasformarle in “politiche di sicurezza urbana integrata”, come governo unitario sia delle politiche locali della sicurezza che delle politiche di prevenzione e repressione della criminalità. Il governo unitario tra agenzie e poteri autonomi – ha sottolineato – implica necessariamente una strategia coerente e condivisa per la produzione della sicurezza quale bene pubblico.
Paparelli ha poi ricordato che uno specifico documento di programmazione regionale biennale individua le azioni che possono concorrere a produrre sicurezza, proprio in una visione di “sicurezza integrata”, che tiene conto delle diverse problematiche, approfondisce i principali ambiti di intervento e le possibili linee di indirizzo per l’attuazione di politiche locali. “In questo modo – ha detto – sono state fornite indicazioni operative e proposte concrete per la costruzione di progetti di sicurezza integrata, offrendo modelli a supporto della progettazione e gestione degli interventi.
Il Documento, per le annualità 2013 e 2014, ha individuato i criteri per la realizzazione delle attività degli Enti Locali relative ad aree di intervento prioritario che riguardano la marginalità sociale, la sicurezza di genere, la rivitalizzazione urbanistica ed interventi a sostegno dell’operatività della Polizia Locale. Si tratta di aree di intervento molto ampie, che spaziano dalla gestione dei conflitti agli interventi di mediazione, alle politiche di integrazione e di governo delle trasformazioni urbanistiche e territoriali, all’uso della videosorveglianza e di altri sistemi digitali per la sicurezza urbana.
Ai lavori è intervenuto il rettore dell’università di Perugia, Franco Moriconi. Oggi è prevista la partecipazione del Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, Gianpiero Bocci, alla Tavola rotonda conclusiva (ore 11) della seconda giornata del convegno che si terrà a partire dalle ore 9.30, nella Sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni, a Perugia. La tavola rotonda sarà introdotta dall’assessore Fabio Paparelli, e coordinata da Dario Melossi, Università di Bologna. Interverranno oltre al Sottosegretario Bocci, Massimo Patarini, Università di Bologna; Irene Priolo, Vice Presidente Forum Italiano Sicurezza Urbana; Rossella Selmini, Università del Minnesota, Usa; Grazia Zuffa, Forum Droghe; ed un rappresentante della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.
La giornata inizierà, alle ore 9.30, con le relazioni conclusive dei coordinatori dei Workshops paralleli su varie tematiche legate alla sicurezza tenutisi nel pomeriggio del 14 novembre. I lavori verranno coordinati da Stefano Anastasia, Università di Perugia “L’approccio in materia di sicurezza che viene dall’Umbria è l’approccio giusto a un tema cruciale”. Lo ha sottolineato il sottosegretario di Stato Marco Minniti, intervenendo alla prima parte dei lavori del convegno su “Quali politiche per la sicurezza?”. “La sicurezza – ha affermato – rappresenta un diritto fondamentale, che va garantito con politiche uniformi a livello nazionale, ma che tengano conto della realtà territoriale, senza sottovalutare nessun fenomeno e senza farsi consigliare dalla ‘filosofia della paura’, partendo dal principio che non c’è sicurezza reale se non c’è sicurezza percepita”.
“Decisivo – ha aggiunto – nel ripensare l’attuale modello di sicurezza nazionale, adeguandolo alla nuova realtà urbanistica e demografica, che si segua l’asset della cooperazione rafforzata fra lo Stato e i poteri locali. Perché, ad esempio, una piazza sia sicura occorre che sia presidiata dalle forze dell’ordine, ma anche che sia illuminata: da qui la necessità dell’integrazione degli interventi e un nuovo coordinamento fra i vari livelli istituzionali, nel rispetto della complementarietà delle funzioni e delle rispettive competenze”.
Il sottosegretario si è soffermato anche sul rapporto fra sicurezza e libertà: “Sono due facce della stessa medaglia – ha affermato – Sicurezza è libertà e libertà è sicurezza: non c’è vera sicurezza se non viene garantita la libertà di agire e di vivere le proprie relazioni sociali, e non c’è vera libertà se non viene garantita la sicurezza del cittadino”.