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Perugia: Al via il ciclo di visite-studio di approfondimento fuori regione della Giustizia Riparativa del progetto Caritas “Semi di carità”

Redazione

Perugia: Al via il ciclo di visite-studio di approfondimento fuori regione della Giustizia Riparativa del progetto Caritas “Semi di carità”

Dom, 26/10/2025 - 08:21

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Nell’ambito del progetto “Semi di Carità” della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, finanziato dall’8xMille alla Chiesa cattolica, prosegue l’attività di valorizzazione e diffusione dei principi e delle pratiche generative della Giustizia Riparativa e della Giustizia di Comunità a livello territoriale coinvolgendo più realtà sociali del Terzo settore e le Istituzioni preposte in materia.

«Tra le azioni previste dal progetto – spiega Alfonso Dragone, responsabile dell’Area progetti di Caritas Perugia – vi sono delle visite-studio di approfondimento fuori regione a realtà con esperienze consolidate in materia di Giustizia Riparativa, di sostegno al prosieguo della nostra attività».

Queste visite si terranno tra la fine di ottobre e l’inizio di dicembre 2025, precisa il responsabile Caritas, «alle realtà di Trento e Bolzano (dal 27 al 29 ottobre, n.d.r.) dove approfondiremo il processo di costruzione e funzionamento del ‘Centro di Giustizia Riparativa’ della Regione Autonoma Trentino Alto Adige/Sudtirol e il ruolo dell’Università in questo processo. Seguirà (dal 4 al 6 novembre, n.d.r.) la visita a Lecco del processo di costruzione e funzionamento del ‘Tavolo Lecchese per la Giustizia Riparativa’ denominato ‘L’Innominato’. Infine, ci recheremo in Sardegna (dal 1 al 4 dicembre, n.d.r.), a Tempio Pausania dove ci sarà presentato il modello di ‘città riparativa’ con il coinvolgimento di istituzioni e stakeholder, a cui hanno lavorato il ‘Laboratorio Team delle pratiche di Giustizia Riparativa’ del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli Studi di Sassari e il Comune di Tempio Pausania».

Fanno parte della delegazione della visita-studio a Trento e Bolzano, oltre gli operatori della Caritas di Perugia impegnati nel progetto guidati dal direttore don Marco Briziarelli e da Alfonso Dragone, le docenti Sabina Curti e Serena Meattini, del Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia, l’assessore regionale Fabio Barcaioli all’Istruzione, formazione, welfare, politiche giovanili e alla partecipazione, e la dott.ssa Giuseppina Ballistreri, funzionario giuridico pedagogico presso il Nuovo Complesso Penitenziario di Perugia Capanne.

«Queste visite – commenta il dott. Dragone – sono finalizzate alla conoscenza delle buone pratiche che possano aiutare la nostra comunità perugina ed umbra a sviluppare interventi efficaci e sostenibili, capaci di generare trasformazione e coesione sociale. Queste visite ci permetteranno di entrare in contatto diretto con metodologie consolidate, istituzioni, professionisti del settore e contesti virtuosi, da cui trarre ispirazione per adattare e perfezionare le nostre strategie locali».

Inoltre, ricorda il responsabile Caritas, «la Giustizia Riparativa è un paradigma che va oltre la riforma Cartabia. Mette al centro la persona, la relazione e il contesto sociale, non solo l’autore e la vittima, ma anche la collettività che ha subito un danno indiretto. Non si limita al procedimento penale: può essere attivata anche al di fuori del processo, in ambito scolastico, sociale, educativo, urbano. Coinvolge attivamente la comunità: cittadini, associazioni, enti locali, scuole, parrocchie, gruppi informali… tutti possono essere parte del processo riparativo. Agisce in chiave preventiva e trasformativa: non solo per “riparare” un danno, ma per prevenire i conflitti, rafforzare il tessuto sociale e promuovere una cultura della responsabilità condivisa».

Un ruolo significativo possono rivestirlo anche i media, conclude Alfonso Dragone, perché «risorse preziose per promuovere la Giustizia Riparativa nel nostro territorio e il processo di trasformazione culturale per una comunità più giusta, inclusiva e capace di prendersi cura delle fragilità e dei conflitti in modo umano e generativo».


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