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Perugia, al Giò-Jazz il Brasile giocoso e verde di Hermeto Pascoal Septet- foto

Carlo Vantaggioli

Quando ci capita di vedere ed ascoltare in concerto O Bruxo (lo stregone ndr.), anche detto O Mago, al secolo Hermeto Pascoal, ci torna subito in mente una scena del film natalizio per bambini Il Grinch (clicca qui). Grinch è un esserino immaginario, bruttino e bassetto pieno di peluria che per fare bella figura a Natale con la sua amata decide di radersi. Nel farlo si provoca una serie copiosa di tagli che lo mettono in ridicolo con i suoi compagni che lo deridono proprio davanti alla sua amata. Da quel giorno il Grinch giura di non avere più un cuore e di vendicarsi anche sul Natale. Usando la metafora “grinchosa”, come direbbe il personaggio verdognolo, si può descrivere la storia di Hermeto Pascoal, stupefacente polistrumentista, dottissimo compositore e maestro di grandissimi musicisti brasiliani e non, con l'unica variante sensibile che Pascoal non ha odiato il mondo e i suoi coetanei, ma piuttosto si è preso una grande rivincita. Hermeto è un albino, piccolo di statura, pieno di capelli e barba. Da ragazzo viene tristemente deriso dai sui coetanei per il suo aspetto fisico, e questo gli provocherà una inevitabile ritrosia verso il mondo esterno ed un amore smisurato per la natura. Pascoal è nato a Lagoa da Canoa nel distretto di Arapiraca-Brasile nel 1936, un posto dove i suoni della natura sono prepotenti al punto da entrarti dentro e non lasciarti più. La cosa più semplice da fare per un ragazzino da quelle parti è conviverci e Hermeto lo fa con tale maestria che si guadagna sul campo il nomignolo di O Bruxo e O Mago. Forse il suo strumento preferito è la fisarmonica ( che suonerà anche in un bis a Perugia), al punto che in quasi tutte le sue performance c’è sempre qualcosa che musicalmente rimanda a quella esperienza. Ma parlare di strumento preferito è un eufemismo davanti a Pascoal che suona con assoluta padronanza anche tutti gli ottoni possibili e immaginabili, oltre tutta una serie di oggetti che lui riadatta, secondo il principio di “natura”, alle partiture dei suoi pezzi.

Suonare la barba– Certo, il filo conduttore è innegabilmente il Jazz, e l’improvvisazione. Ma non ci si deve fermare alla prima impressione. Del resto cosa pensare davanti ad un personaggio che suona la propria barba o una teiera di alluminio, e magari anche tutta una serie di portachiavi con animaletti appesi? E che dire delle sue famose performance come Musica da Lagoa, dove O Bruxo con i suoi musicisti a mollo dentro ad un laghetto naturale “suonano” l’acqua con bocca, bottiglie e fiaschi? (clicca qui). O quella indimenticabile, quanto sfacciata da vedere, esecuzione di un pezzo classico per bocca, aspiratore e dentista? (clicca qui). Diciamo che il tipo non è tanto lontano dal John Cage di Water Walk (clicca qui). Solo che Cage è decisamente americano, un provocatore multiforme, mentre Pascoal è profondamente brasiliano, l’Essere di natura e la gioia su tutto. Si potrebbe citare Miles Davis che di lui ha detto “Uno dei più impressionanti musicisti al mondo”, se non fosse che Miles era incline agli eccessi già di suo. Pascoal non è impressionante, ma sicuramente un leader, un vero maestro che mette a disposizione tutto se stesso per gli altri musicisti e per il pubblico. Per essere pratici, nel suo sito (clicca qui), si trovano anche gli spartiti originali dei suoi pezzi che chiunque può studiare e replicare.
Ascoltarlo ieri sera all’Auditorium dell’Hotel Giò-Jazz per il penultimo appuntamento della stagione del Jazz Club Perugia, è stato un vero piacere. La formazione di Pascoal era in Septet, con Aline Morena (voce, chitarra 10 corde, body percussion), Itiberê Zwarg (basso elettrico, percussioni), André Marques (piano, flauto, percussioni), Vinícius Dorin (sax, flauti, percussioni), Fabio Pascoal (percussioni) e Marcio Bahia (batteria, percussioni), tutti molto bravi ma soprattutto rigorosi secondo l’alchimia di O Mago. Trovare un inciampo o qualcosa che non fila è difficile nei concerti di Pascoal, ed è difficile non muovere mani e piedi. A meno che non piaccia il genere, ma in questo caso si rende necessario un “pistolotto” etico.

Il pistolotto– Troviamo sconveniente, a dir poco, che si vada ai concerti perché si è invitati o perché si è sponsor e quindi “d’obbligo”. Peggio ancora, per fare salotto o una comparsata. Il tutto per poi alzarsi dopo appena 30 minuti di concerto, filandosela alla chetichella, come è accaduto ieri sera in almeno tre casi visti da chi scrive. Si dovrebbe avere il buon gusto di non farlo e, a meno che non si è medici chirurghi o ginecologi in emergenza sanitaria, starsene seduti a meditare sul perché non ci si informa prima su cosa si va ad ascoltare in concerto.
Spiace ripetersi, ma il “vizietto” è una costante di certa peruginità, debolezza che assurge a livelli cosmici in manifestazioni come Umbria Jazz.
UJ13 anticipazioni– E a proposito di UJ13, l’edizione del 40ennale, il Patron Pagnotta, nel presentare la serata, concede alcune anticipazioni sui concerti al Santa Giuliana. A chiudere le date, dopo la Krall, Jarret, il duo Corea –Hancock, Legend e Rollins, arrivano Renzo Arbore con Orchestra Italiana, il duo Pino Daniele -Mario Biondi, Stefano Bollani Danish Trio con Dee Dee Bridgewater e Gal Costa insieme a Gilberto Gil. Conferenza stampa il 22 aprile con il programma completo.
L'Orologio cinguettante e le scarpe nel pianoforte– Il pubblico degli intenditori invece apprezza a tal punto Hermeto Pascoal che lo chiama di nuovo sul palco per due bis molto intensi. Si chiude con O Bruxo che suonando uno standard, trasforma, manco a dirlo, il pianoforte in qualcosa di sovrannaturale, gettando nell’ordine, dentro alla cassa armonica e sopra alla cordiera, i seguenti oggetti: le sue scarpe, il cappello, gli occhiali da vista, gli spartiti, un tamburello, forse un triccheballacche, di sicuro un pandeiro e per finire uno stupendo orologio cinguettante. Lo spettatore sa che sta ascoltando uno standard molto conosciuto ma i suoni che escono sono come un nuovo modo di comunicare, sicuramente distorti o stridenti ma rigorosi. Finisce così una serata gioiosa, giocosa, e piacevole come una passeggiata nella natura, mentre Hermeto Pascoal, novello Pifferaio di Hamelin si porta via dalla scena tutti i suoi musicisti.

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Foto- Tuttoggi.info