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Perugia, 201 in overdose nel 2011, di questi 23 sono morti. La prefettura lancia un progetto contro le tossicodipendenze

Combattere il traffico e abbattare la “domanda” di droga, è questo l'obiettivo di un progetto che parte dalla prefettura di Perugia per affiancare la lotta alle attività di corrieri della droga e spacciatori, con l'obiettivo di eliminare le motivazioni ed i comportamenti dei consumatori che alimentano il mercato illecito.

I numeri della droga – I dati del capoluogo sono fortemente preoccupanti: Un'alta incidenza di decessi per overdose (23 nel 2011, con un tasso di 3,42 morti per overdose ogni 100.000 abitanti); un numero altrettanto alto di cosiddette ''overdose fauste'' (178 nel 2011), in cui il tempestivo intervento dei servizi di emergenza è riuscito a scongiurare esiti letali; un ritmo costante ma sostenuto di segnalazioni alla prefettura per illecita detenzione di stupefacenti di cui circa un quarto a carico di persone residenti nel capoluogo umbro; un tasso di utenza dei Sert più alto della media nazionale (5,8 utenti ogni 100.000 abitanti di eta' compresa fra i 14 ed i 64 anni, a fronte di un tasso nazionale del 4,4); un ampliamento delle fasce d'età interessate dai fenomeni di consumo, non più circoscritto solo alle tradizionali fasce giovanili, ed al contempo un abbassamento dell'età di inizio di consumo con aumento fra i minorenni.

Primo obiettivo condividere le informazioni – Nell' incontro che si è svolto stamani in prefettura, enti locali (Regione, Provincia e Comune di Perugia), forze dell'ordine, Ufficio scolastico regionale ed Asl 2 si ''sono posti – riferisce una nota della stessa prefettura di Perugia – tre obiettivi prioritari: potenziare l'interscambio informativo e la condivisione dei patrimoni statistici e conoscitivi allo scopo di favorire una lettura il più possibile univoca e condivisa dei fenomeni in atto e delle linee di evoluzione che essi presentano in quanto a luoghi e stili di consumo, modalità di assunzione, sostanze consumate, età di primo contatto eccetera”.

Secondo obiettivo collaborazione – “Avviare forme di collaborazione e cooperazione interistituzionale nel campo della cosiddetta 'prevenzione selettivà – prosegue la nota della prefettura – in grado di approntare percorsi di uscita (o di cambiamento) dall'esperienza di consumo in favore della crescente massa di ''consumatori non problematici'', cioè di quei soggetti che, pur avendo l'abitudine di consumare sostanze psicoattive, non versano in condizioni di dipendenza patologica e mantengono un elevato grado di inserimento sociale, scolastico e lavorativo al punto da non percepire come problematico il proprio stile di consumo”.

Terzo obiettivo vigilare sui minori – Il terzo punto descritto nella nota riguarda i minori : “concordare specifici protocolli operativi rivolti ai minori consumatori che, tenendo conto delle competenze e delle funzioni delle autorità giudiziarie minorili, possano consentire un intervento il più tempestivo possibile con il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche e l'attivazione di presidi di prossimità come gli Uffici di cittadinanza''.

Tavoli tecnici – A ciascuno di questi obiettivi è stato dedicato uno specifico tavolo tecnico operativo. L'iniziativa che oggi prende il via si collega all'articolo 2 del ''Patto per Perugia Sicura'', sottoscritto il 14 gennaio 2011, dove è precisato che il contrasto delle attività illecite connesse al consumo delle sostanze stupefacenti va realizzato anche con interventi che concorrano a prevenire situazioni di disagio sociale, con particolare riguardo ai giovani ed alle fasce deboli.

Il prefetto Cardellicchio – “Si tratta di azioni coordinate – ha precisato il prefetto Vincenzo Cardellicchio – che da oggi potranno contare su uno strumento in più : una cabina di regia che, valorizzando anche il patrimonio di conoscenze e valutazioni di ciascun attore della rete di soggetti ed istituzioni che operano sul campo, definisce modelli integrati di intervento''. Le proposte progettuali – prosegue la nota – terranno conto anche dello specifico contributo che può essere offerto da alcuni potenziali partner istituzionali in relazione all'individuazione di determinate categorie di soggetti ritenuti maggiormente a rischio: ad esempio le Università e l'Adisu per quanto riguarda gli studenti universitari fuori sede, i servizi sociali e territoriali e le istituzioni attive nel campo dell'immigrazione per quanto riguarda le minoranze di giovani in situazione di marginalita”. ''Bisogna far comprendere – ha sottolineato il prefetto Cardellicchio – che qualunque tipo di consumo alimenta i profitti della criminalità organizzata e minaccia la nostra qualità di vita''.