Dibattiti, incontri e polemiche, ora lasciano il tempo che trovano, Perugia 1416 è oramai alle porte. L’11 e il 12 giugno, le date dell’evento, si avvicinano e, trovati i fondi per nutrire la quattrocentesca macchina, è quasi tempo di indossare gli storici abiti. Sotto la lente di ingrandimento della manifestazione ci sono la storia di Perugia e dei perugini, certo, ma non solo. Quello che piace di questa manifestazione, la prima nel suo genere a Perugia, è anche la possibilità di creare momenti di socialità e cooperazione tra gli appartenenti ad un rione. Unire, quindi, non dividere la città.
Abbiamo iniziato il nostro viaggio nei rioni della città con Giovanni Pedercini, responsabile del corteo e dei giochi del rione Porta Sant’Angelo e parte viva dell’associazione Perugia 1416, per conoscere da dentro i meccanismi di questa macchina oramai in moto e capire come si svolgeranno le sfilate e i giochi.
Così giovane eppure già profondo conoscitore della storia della città. Da dove nasce questa passione?
“Sin da quando ero piccolo, l’Umbria è stata per me una grandissima fonte di guadagno morale ed ideologico.
L’idea di plasmare una Perugia 1416, così come poi è avvenuto, come è nata?
“E’ stato circa due anni fa quando, dopo un lungo periodo di documentazione, ho scritto un documento in cui erano descritte le modalità essenziali per realizzare una rievocazione storica per la città di Perugia: l’ho presentato a diversi esponenti della politica cittadina, fino ad imbattermi nell’assessore Maria Teresa Severini, che con estremo garbo e infinito coraggio ha costruito un tavolo di discussione che nel tempo ha partorito questo meraviglioso progetto. Perugia 1416 non è stato un progetto immediato, ma un lungo percorso culturale: da normale cittadino e studente, sono riuscito a convincere la nobiltà dei miei intenti con la pura passione. Quando ho scoperto che anche tutti gli altri erano mossi dal medesimo afflato, abbiamo iniziato a lavorare come una sola persona. Ciò che mi ha permesso di non mollare mai, tuttavia, è sicuramente l’assessore: non ho mai conosciuto una donna così coraggiosa e gentile, interessata nel regalare alla città tutto il bene possibile nel minor tempo possibile. Si è assunta dei rischi enormi e ha saputo affrontare questa sfida a testa alta, credendo in me e in tutti gli altri. L’albero è stato piantato: ora starà a tutti noi perugini averne cura, per il bene della nostra identità culturale e del nostro relazionarci a livello internazionale, soprattutto per valorizzare le risorse turistiche e rurali”.
Mancano meno di due mesi all’evento promosso dall’assessorato del a comune di Perugia. Un’organizzazione frenetica che ha chiesto la collaborazione di tutta la cittadinanza. Chi si è fatto avanti?
Incontri, riunioni, e momenti di scambi di opinione. Dove vi ritrovate?
“Le riunioni fin’ora le abbiamo avute nella sede temporanea di Villa Van Marle, a San Marco, il cuore pulsante di questa voglia di mettersi in gioco e farsi avanti per il proprio Rione. La Pro Loco di San Marco, veterana della festa di S.Orfeto da diverse generazioni, è stato il nostro primo punto di riferimento anche per un motivo geografico: si trova nel contado, a metà strada fra il Cassero ed il confine più lontano del nostro Rione. Per questa edizione avremo una divisione dei ruoli essenziale: allestimento degli spazi espositivi, controllo qualità del corteo, mediazione con l’associazione Perugia 1416, giochi, organizzazione di eventi ricreativi collaterali e “info-point” per tutti gli interessati che ci chiedono di unirsi a questa grande famiglia e continuano ad arrivare“
Due sono forse i momenti più attesi della manifestazione di giugno: la sfilata storica in costume e i giochi. Come si svolgeranno questi attesi appuntamenti?
“Il corteo storico sarà un momento simbolico poiché i cittadini di Perugia rappresenteranno il loro Rione in una bellissima sfilata che avremo cura di gestire nei minimi dettagli. Siccome si parla pur sempre di un’editio minor, per ora le figure impegnate nella rievocazione storica saranno circa un migliaio. Fondamentale nel corteo è lo schema di base: in testa la rappresentanza, con ruoli ben definiti e schemi prefissati, in coda i liberi partecipanti, che saranno amministrati per garantire un’armonia nella disposizione. Non sono richiesti requisiti di alcun genere, a parte la massima attenzione alla filologia degli abiti indossati.
I giochi, invece, come si svolgeranno?
“Avremo tre importanti competizioni: il Tiro del Giavellotto, la Mossa alla Torre e la Corsa col Drappello. Ben presto provvederemo a rilasciare sul sito ufficiale i regolamenti con le indicazioni generali, anche se il reclutamento degli atleti è avvenuto in maniera quasi del tutto autonoma da parte dei Perugini, che hanno perpetrato tantissime richieste. Unica attenzione la daremo al giavellotto, che avrà bisogno di una particolare attenzione e supervisione di professionisti per questioni di sicurezza”.
Si è molto parlato delle risorse economiche che saranno impegnate nel gioco di Perugia 1416. In questa fase iniziale un aiuto importante è stato dato dalle casse del Comune. Cosa accadrà in futuro se il Comune decidesse di non supportare più l’evento?
“La questione economica è una parte che non mi compete. Mi posso solo limitare a dare giudizi personali sulla seconda parte della domanda: se un giorno il Comune dovesse smettere di finanziare l’evento, sarà un giorno in cui i Rioni si saranno già fortemente consolidati da un punto di vista sociale e, cooperando con l’associazione Perugia 1416, potranno cercare potenziali sponsor o partner economici per il sostentamento della manifestazione”.
Ultima curiosità. Nella comunicazione ufficiale di Perugia 1416 viene spesso utilizzato il termine “contado” ad indicare il territorio fuori dalle mura. Qualcuno in città si è sentito offeso, altri hanno sorriso.
“Il termine contado non è nato per caso, è un termine storico urbanistico ben noto. Cosa ci dovrebbe essere di negativo nell’accezione del sostantivo? L’agronomia e l’agricoltura sono il simbolo stesso dei rRioni della città. A mio personale parere, sarebbe come dire che i bassorilievi a tema agrario della Fonte Maggiore abbiano un’accezione negativa”