“I contatti con l’assessore Cecchini ci sono già stati. Anche per l’assessore regionale è evidente come l’intento della rievocazione storica e di questa festa sia quello di unire la città, non di dividerla”. Un commento sintetico quello dell’assessore Severini sulla volontà annunciata dall’assessore Cecchini di voler coinvolgere la Regione nei lavori dell’associazione Perugia 1416. Eppure, ad un primo colpo d’occhio, la polemica più che spegnersi sembra solo essersi spostata da palazzo dei Priori fino a palazzo Donini. Sulla fattibilità del sostegno da parte della Regione la Giunta ne parlerà nei prossimi giorni e al momento, sulla questione, la corte della governatrice Marini non ha pronunciato commenti di alcun tipo. Un silenzio forse necessario per non segnare nuove spaccature nella maggioranza di governo.
Da palazzo dei Priori, intanto, sul connubio tra Regione e rievocazione si esprime il consigliere Perari. “Tale evento – spiega il consigliere – avrà un indiscutibile riscontro in termini di presenza turistica e per il rigore con cui gli organizzatori stanno lavorando anche sotto il profilo delle conoscenze della storia della nostra città. Desta perplessità la radicalità delle polemiche apparse sulla stampa in un senso o nell’altro. Si sta organizzando un semplice corteo storico e niente più” “È impossibile che tale evento – continua Perari – possa risuscitare il noto condottiero! L’amministrazione comunale non ha nessuna intenzione di soppiantare le date storiche della Città. Il XX Giugno rimarrà l’unica data fondante della Perugia moderna”.
Di dibattito politico in corso in questi giorni, Giuseppe Mattioli di “Sinistra per Perugia” spiega come “molte personalità di cultura , della società civile e politica, di numerose associazioni di Perugia ritengono, invece, che già esiste una ricorrenza storica politica importantissima : quella che riguarda gli avvenimenti del 20 giugno 1859”.
“Proviamo a ricorda i fatti – continua Mattioli – Braccio Fortebracci da Montone, che apparteneva ad una antica e nobile famiglia cacciata da Perugia, era riuscito nel 1416 a costruire un esercito personale e, pur essendo Capitano Generale della Chiesa, decise la riconquista della città e di fare un proprio stato. Lo scontro armato, tra le truppe mercenarie di Braccio e le milizie perugine, guidate da Carlo I Malatesta, avvenne il 12 Luglio 1416, nei pressi di S.Egidio e si concluse con la vittoria di Braccio e la sua signoria, per pochi anni, su Perugia e alcune città vicine”. È ancora “Durante la seconda guerra di Indipendenza – racconta Mattioli – mentre molti cittadini perugini erano partiti volontari per combattere accanto all’esercito sabaudo a favore dello stato unitario, in città si costituì un comitato insurrezionale che cacciò il delegato papale dando vita ad un governo provvisorio. Ppapa Pio IX inviò alcuni reggimenti svizzeri e lo scontro armato avvenne il 20 giugno 1859 nei pressi di S.Pietro. Dopo la vittoria i papalini si diedero al saccheggio e all’uccisione di cittadini inermi. C’è da ricordare che nel 1898 Perugia fu insignita di una medaglia per benemerenze risorgimentali, e nel 1909 fu edificato il monumento ai caduti del 20 giugno del 1859. Infine il 20 giugno del 1944 è stato il giorno che Perugia si è liberata dal giogo nazi fascista.
E’ chiaro che i due avvenimenti non sono in contrapposizione tra di loro, in quanto diverse sono state le motivazioni e gli avvenimenti politici che ne sono derivati. I fatti del 20 giugno sono stati avvenimenti storici in cui tutti si riconoscono, significativi nella nostra storia e con conseguenze positive negli anni successivi, fino a noi. Magari sarebbe da organizzare, celebrare la ricorrenza con più solennità. Quindi non abbiamo bisogno di rievocare con costumi d’epoca, cortei storici, bandiere e labari, avvenimenti che non rappresentano per niente l’identificazione culturale, sociale,politica di un popolo allora come oggi: se vogliamo divertirci in costume, facciamolo a carnevale, così è tutto più semplice. Inoltre ci ha sorpreso sia il tono che le parole espresse da un membro della giunta che ha offeso tutti coloro che hanno dimostrato il loro dissenso all’iniziativa comunale, trattandosi,tra l’altro, di persone di altissima qualità intellettuale e morale.
E vero che già da tempo a Perugia non vi sono più amministratori di grande cultura e spessore politico alla guida del Comune, ma nessuno crede che pseudo rievocazioni storiche faranno rinascere il centro cittadino e ridare un ruolo alla nostra città. Il retaggio storico, culturale politico è patrimonio di tutti e non riserva di poche persone che si ergono sopra le altre, la democrazia è una conquista collettiva. Comunque sarebbe utile che la giunta comunale si occupasse dei gravi problemi che affliggono i cittadini: si aspettano risposte riguardo gli asili, ai problemi della sanità ed in particolare alle file per le visite specialistiche, ai nodi delle infrastrutture: treni, autobus, aeroporto, strade, chiarezza nella gestione dei rifiuti”.
Infine, Mattioli fa riferimento all’ok alla rievocazione storica arrivata ieri dall’assessore Cecchini. “Ci sono grosse preoccupazioni inerenti la sicurezza delle persone e il rilancio di Perugia capoluogo di Regione, con iniziative qualificanti e non certo mettendo bancarelle, giostre, cortei, o iniziative inneggianti a fiction , che può affascinare alcuni, ma la cui narrazione è molto inventata e il cui effetto è di breve durata. Riteniamo, pertanto, sbagliata l’adesione dell’Assessore regionale alla cultura a questa associazione e all’evento, che vuol nobilitare un fatto che non può essere nobilitato. Inoltre, crediamo, che un popolo, una comunità, anche quella Umbra, abbia bisogno di sentire e identificarsi in valori alti e forti, su cui costruire il futuro di benessere e di sviluppo e per lasciare alle nuove generazioni pilastri di riferimento storici, politici e culturali certi, altrimenti potremmo lasciare i danni di una politica economica che sta già creando povertà in molti paesi, un disastro ambientale, lotta fra le nazioni e macerie culturali. Questo dimostra tra l’altro, lo stato confusionario del partito democratico, a Perugia come in altre grandi città italiane”.