Capita che sia venerdì poco dopo pranzo. Capita che una donna di nazionalità straniera, ospite della figlia e del genero e che non ha dunque un medico di base in Italia, si senta male. Forti dolori che le impediscono anche di poter uscire di casa per andare al pronto soccorso, ma che comunque non sembrano così gravi ai familiari da necessitare l’intervento di un’ambulanza, che magari ha da affrontare situazioni più serie. Così il genero alza il telefono e chiama la guardia medica.
“Deve chiamare il 118, noi non possiamo intervenire” è la replica della dottoressa che – racconta a Tuttoggi l’uomo – in modo molto sgarbato non gli fa nemmeno spiegare i sintomi della suocera né gli dà ulteriori spiegazioni.
Quello che l’interlocutrice al telefono non gli ha detto è che effettivamente il servizio di guardia medica a Spoleto (come nel resto dell’Usl Umbria 2) è attivo soltanto nelle ore notturne e nei fine settimana, quando cioè i medici di base non sono reperibili.
E chi non ha un dottore di famiglia in zona e deve ricorrere alle cure mediche per problemi lievi? Deve recarsi per forza al pronto soccorso (con il rischio di intasarlo e di fare ore e ore di fila) o chiamare un’ambulanza? C’è una terza via, ma la vedremo più avanti.
Allo spoletino che ha voluto raccontarci quanto accaduto, nel primo pomeriggio di venerdì non è restato che chiamare effettivamente il 118, come suggeritogli dalla guardia medica che gliel’ha presentata come unica scelta.
E’ arrivata quindi a casa sua un’ambulanza, con un medico che ha fatto una puntura all’anziana e tutto si è risolto con poco. “Ma così, se quell’ambulanza fosse servita per casi più gravi, sarebbe stata occupata” è l’osservazione dell’uomo.
Al di là del caso specifico, dove l’errore di fondo in realtà lo ha fatto (inconsapevolmente) proprio lo spoletino, che non avrebbe dovuto proprio chiamare la guardia medica in quanto impossibilitata ad intervenire fuori dagli orari di servizio (che appunto sono la notte ed i fine settimana), viene da ricordare anche i casi in cui – e ne abbiamo testimonianza diretta purtroppo – pur essendo un giorno festivo la guardia medica non si è resa disponibile ad andare a casa di un paziente. Così, per farsi fare una puntura di antidolorifico, c’è chi si è dovuto rivolgere al 118. Con il personale arrivato in ambulanza per una semplice iniezione.
Sicuramente un caso raro, dovuto a contingenze eccezionali, ma viene da riflettere con queste situazioni su quale sia il ruolo della guardia medica. Perché se sono continui i richiami da parte delle aziende sanitarie e ospedaliere ad un uso appropriato dei pronto soccorso umbri, spesso intasati da “codici bianchi” che andrebbero affrontati dai medici di famiglia, una gestione così del servizio di guardia medica non sembra essere utile ad essere almeno in parte risolutivo dei problemi enormi a cui deve fare fronte la sanità in Italia, così come quella umbra e spoletina.
Eppure, qualcosa negli ultimi anni è cambiato, anche se forse non come era stato previsto. Tre anni e mezzo fa, infatti, la Regione Umbria, intervenendo su una polemica che era in corso, annunciò che aveva previsto “un modello di continuità assistenziale per garantirà una copertura dei bisogni di assistenza sanitaria dei cittadini 24 ore su 24, attraverso una riorganizzazione dell’attuale servizio di guardia medica”.
Il servizio di guardia medica è in realtà immutato, ma da un paio di anni in Umbria sono state istituite le AFT, aggregazioni funzionali territoriali, praticamente dei medici di base reperibili negli orari in cui il proprio dottore di famiglia non lo è: dal lunedì al venerdì dalle ore 12.00 alle 16.00 e sabato e prefestivi dalle ore 08.00 alle 14.00.
A Spoleto tale servizio è attivo presso i locali di via Manna dove fino a pochi anni fa c’erano il consultorio ed il servizio vaccinazioni. In questo modo la continuità assistenziale agli utenti è garantita effettivamente 24 ore su 24. Peccato che tra i cittadini siano pochi ad essere informati su tale sistema e nessuno rimandi a tale servizio quando si chiama la guardia medica o il 118 e ne ricorrerebbero i presupposti.
(foto di repertorio)