Dopo la nomina di Montani all'Atc3, Bettarelli e Paparelli attaccano la gestione della Giunta nella scelta della governance degli Ambiti
“E’ la prima volta che nessun rappresentante del mondo venatorio si trova al vertice di uno dei tre ambiti di caccia. Ciò a dimostrazione che questa amministrazione regionale, solo a parole, tiene in considerazione l’esperienza, le competenze e le esigenze espressamente richieste dalle associazioni venatorie, ma ad esse predilige logiche politiche”. Così i consiglieri regionali del Pd Michele Bettarelli e Fabio Paparelli dopo la scelta di indicare alla presidenza dell’Atc3 del Ternano Giovanni Montani. Un passato da cacciatore, ora sindaco di Acquasparta, inserito all’interno del Comitato di gestione in quota Anci e nominato dalla Giunta regionale dopo che, nelle votazioni, nessuno dei membri ha raggiunto il numero minimo.
Bettarelli e Paparelli, che avevano presentato all’assessore Morroni un’interrogazione proprio sui ritardi della nomina del vertice dell’Atc3, rivendicano l’effetto sortito dalle loro sollecitazioni per superare la situazione di stallo. “Ma, al di là della scelta di merito sul nome – commentano – rimane un problema di metodo che non può passare inosservato: la Giunta regionale è stata chiamata a nominare un nuovo amministratore in virtù del mancato accordo raggiunto all’interno del Comitato di gestione dell’ente, anche a causa del disinteresse che la stessa ha dimostrato nei mesi passati in merito alla vicenda. I ritardi accumulati hanno comportato problemi alla gestione dello stesso Ambito territoriale di Caccia, con pesanti ricadute negative sul mondo venatorio e agricolo, a partire dalla mancata approvazione degli adempimenti statutari e del Bilancio preventivo per l’anno 2024, oltre che nell’ambito delle procedure di appalto per l’approvvigionamento per il ripopolamento”.
“Rileviamo inoltre – aggiungono – che la nomina del nuovo presidente dell’Atc 3 così come stabilita dai vertici della Regione, seppur legittima, è stata compiuta con una logica di parte, non tenendo conto delle scelte fatte dai membri dell’Atc. In passato, in caso di impasse, si è sempre scelto il candidato che aveva preso più voti”. Cioè Romani, che inizialmente si era spartito le preferenze con Novelli, per poi prevalere, pur di poche preferenze, senza tuttavia raggiungere il numero minimo. Nome, quello di Romani, sul quale c’è stata però l’opposizione soprattutto della Lega, proprio per la sua vicinanza al Pd.