Il day after dei democratici segna la crisi più nera del partito umbro che troppo in fretta aveva salutato il trionfo alle europee ipotizzando che lo stesso ‘fattore Renzi’ si replicasse anche per le amministrative salvando il salvabile. Ovvero la crisi interna al piddì che qui in Umbria, fra correnti e correntine, ha lacerato il partito. Almeno laddove le segreterie non sono state in grado di trovare una sintesi per ripresentarsi compatti alle urne. Non è quindi un caso che a crollare siano state le roccaforti di Perugia e Spoleto. La prima che ha visto Wladimiro Boccali uscire vincitore dalle primarie contrapposto alla Fioroni, ma ‘tradito’ al ballottaggio dai suoi stessi compagni di viaggio. La litigiosa e schizofrenica Spoleto che, pugnalato alle spalle Daniele Benedetti, mandato in malora le primarie (sulle quali non crede, è ormai evidente, per primo proprio il piddì) ha giocato la carta del n. 2 provinciale, Dante Andrea Rossi, convinta di giocare la carta migliore. Un bagno di sangue su entrambi i fronti; ancor più disastroso su quello spoletino dove a vincere sono state due liste civiche, poco organizzate alla vigilia ma con un candidato (Fabrizio Cardarelli, il neosindaco) capace di intercettare voti anche a sinistra. Grazie ad una squadra dove non a caso figuravano anche ex dirigenti della Cgil, a dimostrazione che la connotazione ‘civica’ era reale.
Incubo M5S – A confrontare le sezioni dove Boccali e Rossi hanno perso con i risultati di 15 giorni fa è verosimile ipotizzare che a fare la differenza sono stati i grillini del M5S che hanno votato probabilmente più l’idea di ‘rinnovare’ i due comuni, di legnare la politica del Piddì più che sostenere i candidati Romizi e Cardarelli (anche se quest’ultimo ha passato 5 anni a braccetto con i pentastellati. Così il centrosinistra, dalla fine della seconda guerra mondiale, è costretta a cedere due delle sue perle.
Il day after – Una situazione imbarazzante che qualcuno, stamattina presto, in segreteria regionale cercava di stemperare guardando ai risultati di Terni, Foligno, Marsciano (anche qui Alfio Todini ha vinto di misura sulle liste civiche di Sabatino Ranieri), Orvieto e Gualdo. Provando a dimenticare le sconfitte di Perugia, Spoleto, Gubbio e Bastia. A dire le cose per quelle che sono, è stata ancora una volta la governatrice Catiuscia Marini uscita a metà mattina con una nota inequivocabile e che chiama in causa la segreteria. “La riconferma e la vittoria dei sindaci a Terni, Foligno, Marsciano, Orvieto e Gualdo Tadino, non può far mettere in secondo piano la grave sconfitta politica del PD a Spoleto e soprattutto a Perugia”. “La mancata rielezione di Wladimiro Boccali oltre ad essere ascritta ad un giudizio sul suo operato e quello dell’amministrazione comunale mostra un preoccupante allontanamento dell’elettorato del PD dal candidato sindaco nel turno di ballottaggio”. Poi il richiamo al segretario Leonelli (Rossi per il momento ha ben altro a cui pensare): “Il voto della città di Perugia coinvolge il PD dell’Umbria nella sua interezza ed impone una analisi franca e trasparente senza la quale non sarà possibile nè svolgere la funzione di opposizione costruttiva nella città capoluogo di regione, nè gettare solide basi politiche per il futuro a cui un partito di governo e riformista come il PD è chiamato. Auspico quindi – prosegue Marini -, anche per la responsabilità politico istituzionale che ricopro, che la segreteria regionale del PD si faccia carico di questo serio confronto politico al fine di esprimere una classe dirigente realmente adeguata ad affrontare i prossimi ed impegnativi appuntamenti elettorali”. “Ai sindaci riconfermati alla guida delle rispettive città Todini, Mismetti, Ansideri, giungano i miei auguri di buon lavoro; un ringraziamento particolare lo rivolgo ai neo sindaci Presciutti a Gualdo Tadino e Germani a Orvieto, che dopo un quinquennio di amministrazioni di centro destra riportano il centro sinistra alla guida delle rispettive città. Un augurio a Filippo Maria Stirati, neo eletto sindaco a Gubbio, alla guida di una lista civica e di centro sinistra. Un augurio di buon lavoro, confermando fin da ora la mia collaborazione istituzionale – conclude Marini – lo rivolgo ad Andrea Romizi, neo sindaco di Perugia e a Fabrizio Cardarelli neo sindaco di Spoleto, alla guida di coalizioni di centro destra”. Parola degne di un politico attento, di un amministratore super partes.
Dimissioni a gogo – Facile immaginare che le prossime ore porteranno alle dimissioni dei segretari (e con ogni probabilità anche delle segreterie) comunali di Perugia e Spoleto, Giacopetti e Bartocci, e delle stesso provinciale Dante Andrea Rossi. Se quello di Perugia ha convocato una conferenza stampa per domattina, il collega di Spoleto ha fatto sapere di attendere le decisioni della Assemblea comunale fissata per giovedì prossimo. Dimostrando così i tempi pachidermici che hanno contraddistinto i lavori in questi ultimi 4 mesi.
“Ora si rottama” – L’aria è pesante nella sede del Pd regionale dell’Umbria, dove in fretta e furia il segretario Giacomo Leonelli ha convocato per mezzogiorno la stampa. In prima fila il segretario comunale Giacopetti; al tavolo Leonelli con il coordinatore Giacchetti e il responsabile per gli enti locali Andrea Pensi, neo sindaco di Gualdo Cattaneo. Perugia è persa. Il centrodestra festante nella notte ha letteralmente invaso Palazzo dei Priori e il centro perugino, senza lesinare “cori fascisti”, a detta degli sconfitti. Scuri in volto, o con la voce rotta dall’emozione, come l’onorevole Cardinali che Tuttoggi.info ha incontrato lungo Corso Vannucci, i piddini fanno i conti con la “sconfitta terrificante”. “Riconquistiamo alcune città al centrodestra, tra cui Gualdo Tadino e Orvieto – esordisce Leonelli – perdiamo Bastia, riconfermiamo Terni e Foligno. Spoleto e Gubbio hanno rappresentato due situazioni particolari, con quest’ultima commissariata, e la prima con un candidato non proprio fortissimo di cui – ha dichiarato Leonelli – apprezzo però l’operato”. Ma è il risultato su Perugia il più eclatante, dove il centrosinistra perde 13mila voti in termini assoluti. “La città ha voltato le spalle a Boccali, sono d’accordo con lui quando parla di referendum sulla sua persona”. Nessun riferimento ai pentastellati, ma un messaggio chiaro: “avremmo perso anche ci fosse stato Waguè dall’altro lato”. L’aria ora è quella di un terremoto politico interno allo stesso partito, con Leonelli che parla di “rottamazione” contro le “figure consolidate all’interno del Pd”, le elezioni regionali alle porte e con le primarie come possibilità da perseguire, e gli stati generali convocati a palazzo Donini con la Marini, Bracco e Valentini.
W Terni e Foligno – E’ stata la provincia ternana a tenere di fatto la rotta del piddì anche se l’emorragia di voti si è fatta sentire. Leopoldo Di Girolamo ha schiacciato Crescimbeni con un risultato fortissimo sfiorando il 60% dei consensi (59,51%) ma perdendo oltre 7mila preferenze rispetto al primo turno. A salvare la faccia dei democratici ci ha pensato anche Nando Mismetti, riconfermato alla guida di Foligno con un soddisfacente 56,5% (2.400 i voti persi al ballottaggio) e la possibilità di fare a meno di Sel. Lo scontro con Vincenzo Riommi è finito nel dimenticatoio. Quando vuole il piddì sa trovare soluzioni condivise e i migliori candidati. Alla faccia anche delle primarie. Quando vuole.
(ha collaborato Alessia Chiriatti)
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