Politica

Pd Terni sotto accusa | Fiorucci attacca “Partito chiuso fatto di silenzi”

Antonello Fiorucci, uno dei candidati alla scorsa assemblema comunale del Pd (nella quale era stata eletta Sara Giovannelli), lancia un’impietosa analisi del Pd ternano. Alla luce delle strategie politiche della giunta, il fondo di rotazione, il richiamo dei vertici ai militanti ‘all’obbedienza’ al partito, Fiorucci accusa i dem di essersi chiusi in se stessi e guarda con preoccupazione alle prossime elezioni comunali.

Critica anche la posizione sull’operato della ‘nenonata’ assemblea comunale del Pd che, nel prossima riunione di domani, non discuterà delle questioni politiche che riguardano la città, ma sulle strutture del partito che coadiuvano la Segreteria per le questioni di carattere tematico. Infine, Fiorucci, fa notare come l’interesse della città dovrebbe prevalere su quello di partito, mancanza sulla quale il dem ‘si assume’ tutte le responsabilità.

Ecco il testo della lettera aperta di Antonello Fiorucci:

“Quando, in ottobre, abbiamo celebrato il congresso locale del PD, ci siamo candidati a guidare il partito dicendo: lasciamo che la città entri nel partito e che il partito si liberi nella città. In questi due mesi politicamente intensissimi, il partito si è chiuso, anche al suo interno, e quando ha parlato all’esterno, lo ha fatto più bacchettando che interloquendo. Con tali basi, tra tre mesi, noi chiederemo a questa città di votarci e all’orizzonte, sia dal lato della selezione delle candidature di questo territorio (ho chiesto, e continuerò a farlo, le primarie poche settimane fa e credo che quella sia la via maestra per selezionare la classe dirigente chiamata a rappresentare il nostro elettorato, non eludendo quanto scritto nello statuto nazionale del PD in relazione alle candidature per le assemblee rappresentative), sia dal lato delle idee, vediamo ancora pochissimo.

A testimonianza di quanto affermo, vi riporto un piccolo, ma significativo esempio: l’assemblea comunale del partito, appena eletta, è convocata per venerdì sera, ma non sarà impegnata a discutere di quanto accade nel piano di riequilibrio, della strategia da mettere in campo per le politiche, delle questioni nodali per il futuro della città, ma viene chiamata a confrontarsi sulla costituzione dei dipartimenti. Quindi, l’organo assembleare eletto più importante e rappresentativo del partito dovrà parlare solo delle strutture di partito, non affrontando alcun passaggio politico. In questa decisione c’è la migliore spiegazione del motivo per cui io ed altri con me non fummo d’accordo sulla creazione di organismi ristretti (la direzione), decidendo di non farne parte, che contravvenivano al principio di apertura irrinunciabile che il PD, nel paese e nella nostra città, non può non sposare. Vi porto questo esempio, perché quello che mi lascia svuotato non è tanto il particolare procedurale; no, in questa fase quel che vorrei dal mio partito a Terni è qualcosa in più: il coinvolgimento di una platea aperta e larga sul futuro del nostro territorio, quel che vorrei è il necessario posizionamento in favore della città, la necessaria difesa degli interessi di Terni in Umbria e a livello nazionale, la tutela del ruolo della città, del suo futuro in termini di sviluppo e di risorse. Manca la rappresentazione di un destino collettivo positivo da perseguire. Su questo il mio partito non si confronta, non condivide, naviga a vista e non dice nulla, il silenzio è assordante; a rimetterci non è il PD, questo sarebbe spiacevole solo per noi che crediamo in questa forza politica, ma la comunità cittadina tutta.

Il tema, ormai, e dovremo affrontarlo in previsione delle prossime politiche, non è “solo” una locomotiva che va da un’altra parte, ma è come si promuovono gli interessi di un’area urbana che ha sue traiettorie specifiche da seguire e rafforzare e che non può pagare un prezzo a traiettorie politiche altrui; questo vale a partire dal rapporto che Terni ha con il capoluogo di regione. Se la città viene svuotata di un suo patrimonio, ciò deve per forza accadere in un quadro di compensazione e di riequilibrio non tanto del territorio, ma delle funzioni. Questo vale per i trasporti (oggi tutti parlano di treni, qualcuno scrive letterine tardive, ma il problema è complessivo), per le infrastrutture della giustizia, per le strutture logistiche, per gli asset della formazione e della ricerca, per la localizzazione, il management ed il modello di business delle aziende legate alla chiusura del ciclo dei rifiuti, delle società multi-servizi in genere, del trasporto pubblico locale. Questo vale anche per i presidii delle agenzie regionali, delle strutture di governo, delle rappresentanze datoriali e sindacali, perché regionalizzazione, per Terni, non può essere sinonimo di svuotamento del ruolo e delle funzioni della città.

Qui non si tratta di campanilismo, anzi qui si tratta di riconoscere la legittimità degli interessi strategici di ogni realtà all’interno della regione e dell’Italia mediana, compresi gli interessi strategici della nostra città che per il PD di Terni devono essere La priorità collettiva da tutelare e da imporre nella discussione regionale e nazionale. Credo che su questo dovrebbe confrontarsi il mio partito, al suo interno ed in città, anziché far discutere le persone sulle strutture partitiche; forse, partendo da tale base, il PD di Terni potrebbe trovare la via per tornare ad essere l’interlocutore vero di una comunità che oggi sembra essere arrabbiata e preoccupata, a causa, dobbiamo ammetterlo, anche, se non in gran parte, nostra”.