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Pd Spoleto: Cintioli verso le regionali, ma anche no / Rischia anche Loretoni

Chi pensava che la ricandidatura di Giancarlo Cintioli alle prossime elezioni regionali fosse cosa fatta dovrà ricredersi. Perché la direzione comunale riunitasi martedì sera ha riservato non poche sorprese che la dicono lunga sulla tenuta del partito democratico di Spoleto e persino su quella del suo segretario, Roberto Loretoni, eletto neanche tre mesi fa. Veleni, sgambetti, trabocchetti, interessi più o meno personali e le solite scaramucce tra correnti e correntine continuano a farla da padrone a viale Trento e Trieste.

Dopo il primo round di giovedì scorso andato a Cintioli, la direzione era stata aggiornata a ieri l’altro per mettere il sigillo definitivo sul nome di Cintioli. Ma quella che sembrava una mera formalità si è trasformata in una Caporetto. All’appuntamento si sono presentati appena 21 dei 50 membri della assemblea. Il richiamo al rispetto delle regole invocato dalla presidente Vilma Fiata non ha trovato d’accordo nessuno dei presenti, al punto che la stessa ha ben presto abbandonato i locali del partito (anche se sarebbe rimasta chiusa in auto nei paraggi della sede per sapere in anteprima l’esito della riunione). A disertare la riunione sono stati in pratica renziani e margheritini, indubbiamente poco convinti della bontà della candidatura.

Il richiamo di Burico – La presenza poi del responsabile dell’organizzazione del Pd regionale, Matteo Burico (in pratica il n. 2 del partito) , ha sollevato ancor più gli animi. Perché la mission del “braccio armato” di Leonelli è stata quella di richiamare i dirigenti spoletini al rispetto degli impegni presi in questi mesi. Due in particolare. Il primo, datato il 17 novembre scorso, con cui l’assemblea regionale chiede “il rinnovamento di almeno il 70% dei candidati rispetto alla legislatura in corso, rinviando alla direzione regionale la fissazione dei criteri politici” per la composizione della lista. Ancor più pesante, per il futuro di Cintioli, quello approvato lo scorso 23 marzo con cui il “Partito democratico dell’Umbria, unitamente ai suoi organismi, si impegna a promuovere una composizione della lista che possa  sensibilmente rappresentare quel necessario portato d’innovazione invocato dai nostri elettori; in particolare, nelle realtà nelle quali si siano verificate sconfitte alle scorse elezioni amministrative, con proposte di discontinuità rispetto alle recenti dinamiche locali”.

E siccome il pd alle ultime amministrative più che una sconfitta ha rimediato una sonora batosta, è chiaro che per il consigliere uscente le porte di palazzo Cesaroni rischiano di chiudersi definitivamente. Quanto poi la debacle possa essere imputata a Cintioli è tutto da dimostrare.

Le reazioni – Quella di Cintioli, a detta dei bene informati, è stata infuocata. Al punto da aver ricordato a Burico di “aver fatto già molti passi indietro nella sua carriera politica” (chiamo richiamo a quello fatto per nel 2009 per la candidatura a sindaco di Daniele Benedetti e lo scorso di Dante Adrea Rossi) e di “essersi sempre speso per il territorio”. Dalla sua parte, forse per dimostrare ancora un certo orgoglio, la volontà di avere una piena autonomia nelle decisioni cittadine, sono andati tutti i presenti. Anche chi, come Andrea Bartocci, fino a ieri l’altro aveva invocato un nome su cui far convergere anche le liste civiche che appoggiano l’attuale maggioranza del sindaco Cardarelli. O Giorgio Dionisi che a Burico, originario del Trasimeno, ha detto che persino “Annibale aveva trovato strada facile fino  Spoleto, costretto a tornare indietro con tanto di olio cosparso sul capo”. Ma la difesa è servita a ben poco. La candidatura proposta dalla direzione comunale è di natura ‘consultiva’, un parere in pratica: la decisione di chi mettere o meno nella lista resta comunque alla segreteria regionale. L’invito così di Burico a presentare anche altri nomi da proporre insieme a quello di Cintioli è caduto nel vuoto. O lui o morte.

Le alternative – è chiaro a questo punto che la patata bollente passa nelle mani di Leonelli & Co. Per tutta la giornata è stato impossibile contattarlo per un commento sul ‘caso’ Spoleto. Anche se da piazza Repubblica confermano che l’idea sarebbe a questo punto di individuare un nome in rosa. Fuori dai giochi l’ex assessora Margherita Lezi, sul tavolo la candidatura più probabile torna ad essere quella di Laura Zampa, già consigliera provinciale ed attuale consigliera comunale (è stata in assoluto la più votata alle amministrative dello scorso anno). Il suo nome però non sembra convincere fino in fondo la segreteria regionale. Se a Roma il partito sta valutando quello di una giovane e affermata spoletina, a Perugia potrebbe essere Stefano Fancelli (il “Renzi di sinistra” come ama definirsi), dopo la ritrovata armonia con Leonelli, a proporre una candidata. Il cui nome resta al momento top secret.

Segreteria sotto i riflettori – la situazione non mette in buona luce l’operato di Roberto Loretoni cui viene sempre più contestata una comunicazione fin troppo aggressiva, quando non anche controproducente. In appena 3 mesi è riuscito a mettersi contro buona parte della stampa locale e persino l’attuale amministrazione che lo ha finora ascoltato e invitato ad una collaborazione costruttiva e leale. E’ chiaro che l’esito delle prossime regionali, chiunque sarà il candidato, peserà sul futuro di Loretoni. In città c’è già chi giura che si andrà a congresso, subito dopo l’estate.

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