Il Pd respinge le dimissioni presentate dal segretario Matteo Cardini, insediatosi appena lo scorso febbraio, dopo la sconfitta al ballottaggio del centrosinistra. I dem decidono di ripartire da qui, anzi dal lavoro fatto in campagna elettorale che ha consentito di sfiorare il governo di Spoleto per appena 86 voti e la conferma di essere il primo partito cittadino.
E di approfondire quelle 240 schede nulle che fanno accendere una tenue luce di speranza per veder ribaltato l’esito delle urne. Ma andiamo con calma.
Ad aprire i lavori, coordinati dal tesoriere Giorgio Dionisi (la presidente Maria Rita Palazzi, come annunciato all’inizio del mandato, si è dimessa per motivi di impegni professionali), è stato il segretario Matteo Cardini che ha rimesso l’incarico nelle mani dell’assemblea “E’ stata una settimana dura per digerire una sconfitta che si basa su una manciata di voti” esordisce Cardini “l’esito elettorale ci consegna una città divisa in due parti. E’ stata una campagna entusiasmante, merito del nostro candidato sindaco Camilla Laureti e della forza ed energia che ha impresso, merito di un grande gruppo dirigente e di molti iscritti di questo partito che non si sono risparmiati davvero. Oggi posso affermare che mai scelta fu migliore di questa. Il nostro obiettivo sin dall’inizio era quello di ridisegnare i confini di un partito democratico troppo chiuso in se stesso, per questo abbiamo scelto di dare forza ad un protagonismo civico che non possiamo negare non abbia funzionato”.
Quanto all’apparentamento Cardini ricorda che è stato partecipato e “tutti hanno potuto liberamente esprimere la propria opinione e chi ha utilizzato la stampa per trasferire informazioni false, per mettere zizzania è stato scorretto. Inciucio, accordicchio sotto banco, metodi simili non appartengono a questo gruppo dirigente e rivendico dunque l’autonomia di questa scelta, perché si è consumata in queste quattro mura. Chi parla di regia superiore ha solo l’obiettivo di avvelenare un percorso politico chiaro”.
Poi il segretario legge alcuni dati. “Tra il primo e il secondo turno abbiamo ampliato il nostro bacino di voti di 1900 voti che è stato il quinto risultato a livello nazionale. Al primo turno De Augustinis ha chiuso per 31 seggi a 11, al secondo Camilla per 22 a 20 sul candidato del centro destra. Al ballottaggio il nostro candidato ha raccolto 7900 voti, circa 2500 in più rispetto alla coalizione di sinistra delle politiche di soli 3 mesi prima, con 3500 votanti in più. Abbiamo ottenuto gli stessi voti di quattro anni fa, quando però al voto si recarono mille cittadini in più”.
Poi il redde rationem annunciato con la nomina dei Garanti: “Con grande stupore ho letto dagli organi di stampa che nella prima uscita ufficiale il neo sindaco ha ringraziato chi lo ha sostenuto citando tra i tanti, anche una parte del Partito Democratico, ipotizzando e poi smentendo, l’entrata in giunta di una esponente del gruppo consigliare uscente aderente al Partito Democratico stesso. Da queste dichiarazioni, esce la necessità di fare, appunto, chiarezza all’interno del nostro partito che ha lottato fino all’ultimo voto per tornare alla guida di Spoleto. Emerge dunque un disegno chiaro che sta subendo il partito democratico, quello di fermare un cambiamento messo in atto dal gruppo dirigente da pochi mesi insediato. E’ doveroso che rimetta il mio mandato poiché ogni azione politica futura non può ripartire se prima non viene garantita la chiarezza nel gruppo che dovrà continuare a guidare il Partito Democratico”.
Dionisi prova ad accelerare i lavori che potrebbero essere veloci. Se Roberto Loretoni, primo e unico, alle 22, a voler intervenire, non accendesse, da politico navigato, il fuoco. Loretoni dice di aver lavorato per le elezioni ma ricorda l’errore dell’apparentamento “poco discusso”, si domanda cosa sia successo in seggi “come a Strettura dove siamo andati sotto” e, ciliegina sulla torta, ritorna al passato accusando chi “pur avendo sostenuto dal primo turno Cardarelli venne promosso poi ‘saggio’ (riferimento ad Alessandro Laureti, n.d.r.) o Angelo Mariani cui è stata ritirata la tessera del pd” tuona Loretoni. L’assemblea protesta “non è vero, Laureti non si è mai schierato, a Mariani non è stata ritirata nessuna tessera”. “Va beh, lo saprete voi” dice con aria indifferente Loretoni.
Michael Surace smentisce sulla mancata condivisione circa l’apparentamento e denuncia come i ‘traditori’ abbiamo svilito persino le regole statutarie. Vairo Cardarelli ricorda come proprio l’ultimo congresso “finalmente un congresso, pulito e trasparente, abbia rappresentato il cambiamento atteso da tempo. Camilla ci ha insegnato quello che si deve fare, cioè uscire da qui e parlare con la gente, raccogliere le istanze e portarle in consiglio comunale, non rimanere arroccati a distruggerci. La scelta dell’apparentamento l’abbiamo fatta noi, caro Loretoni, per la prima volta non ci è stato imposto nulla”.
Appassionato il discorso del dottor Corio concluso con l’invito “a quegli ‘amici’ che ci hanno accoltellato alle spalle ad andarsene e a farsi trovare pronti in caso di implosione della giunta De Augustinis”. Sulla stessa linea anche Livio Dello Storto: “ho 77 anni, le campagne elettorali le ho fatte tutte, ma è quest’ultima che ha toccato il punto più alto nell’ascolto delle frazioni, della popolazione tutta”. L’architetto Orazi richiama “a non disperdere il lavoro fatto in questo ultimo anno se non vogliamo tornare all’anno zero”. Nasir Karim ha ricordato all’assemblea i valori del piddi e come spesso questi siano stati traditi dai soliti noti. “Perché diciamolo, ci sono anche tra noi i razzisti”
A seguire quelli di Massimiliano Capitani, Stefano Lisci e Daniela Tosti, uniti nel richiedere l’avvio immediato “della Commissione di Garanzia, perchè solo ripulendo il Partito si potrà sperare in un futuro migliore per la città”. Capitani dice di più e propone che i tre consiglieri eletti sappiano fare un passo indietro, nel corso del mandato, così da far entrare e formare una maggiore classe dirigente. “A me che sono il primo degli esclusi, sia chiaro, non interessa, sono pronto a rinunciare da ora avendo già maturato una buona esperienza” chiarisce in chiusura.
La minoranza del Partito (tra cui Marcelli e Calvani) si dichiara disponibile ad un nuovo percorso insieme, l’ex segretario provinciale Rossi la auspica ma chiede una analisi approfondita del voto “a partire da quello del 4 marzo”.
Ma la notizia del giorno arriva dall’intervento di Silvano Pompili che invita “a non indugiare sul ricorso al Tar Umbria per quelle 100 schede che potrebbero cambiare l’esito della elezione”. Si scopre così che la coalizione del centrosinistra, sulla base delle dichiarazioni dei propri rappresentanti di lista, starebbe valutando di adire i giudici amministrativi.
“E’ complesso” spiegano Giorgio Dionisi e Daniela Tosti “però in ipotesi c’è qualche fondamento. Sono stati registrati alcuni casi di schede annullate perchè è stato barrato il nostro simbolo e apposto il nome di uno dei nostri candidati che, per una parte della giurisprudenza potrebbero anche essere ritenuti validi”.
Al lavoro ci sarebbe anche un esperto di statistica che ha ipotizzato un possibile ribaltone nell’esito delle elezioni. Che in Umbria non sarebbero una novità (vedasi il caso della sentenza per le amministrative di Trevi, dove 35 schede cambiarono il corso della amministrazione, o la vicenda della consigliera regionale Casciarri). Certo, come per la coalizione del centrosinistra, analoga situazione potrebbe essere riscontrata per quella di centrodestra. Solo nei prossimi giorni i dem e la candidata Laureti decideranno da farsi. Ci sono 60 giorni di tempo per presentare ricorso al Tar, unico deputato a far acquisire e riconteggiare le schede annullate (circa 240).
Passata la mezzanotte si è proceduto all’appello per decidere sulle dimissioni di Cardini. Respinte con 34 voti contrari e 2 astenuti (lo stesso Cardini e l’ex segretario dem Guido Angeli) a dimostrazione che forse, il condizionale è d’obbligo, i democratici hanno finalmente siglato la pace.
A seguire la nomina dei Garanti. Tre quelli proposti dalla segreteria (Vairo Cardarelli, Rosanna Mazzoni e Aldo Chiccarelli) che ha invitato la minoranza a indicare altri 2 nominativi. Ma Loretoni & Co.per il momento hanno preferito prendere tempo.
Per la Commissione il lavoro potrebbe cominciare già in settimana. Nel mirino ci sono sicuramente cinque dirigenti e iscritti dem su cui verranno accesi i riflettori. Due per essersi candidati nelle liste del centrodestra, altri 3 per le manifeste dichiarazioni contro la candidata o la coalizione. Il dossier è già pronto ricco di “sms, post Facebook e persino video”. Uno in particolare è già al vaglio dove si vede un dirigente dem, la notte della festa di De Augustinis, fare il segno dell’ombrello mentre inveisce contro Massimiliano Capitani.
L’operazione “pulizia” è solo all’inizio.
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