Pd Perugia, la resistenza ai tempi della crisi / "La colpa non è tutta di Boccali" - Tuttoggi.info

Pd Perugia, la resistenza ai tempi della crisi / “La colpa non è tutta di Boccali”

Alessia Chiriatti

Pd Perugia, la resistenza ai tempi della crisi / “La colpa non è tutta di Boccali”

Non arrivano le dimissioni di Giacopetti / "Avviare una discussione seria nel partito" / Giulietti: "quadro allarmante"
Mar, 10/06/2014 - 22:00

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Il Pd di Perugia prova a resistere: niente remi in barca, dopo la disfatta di Caporetto dell’8 giugno. Il partito tiene duro, ma arriva la mossa della segreteria comunale perugina: dopo i sentori e i mal di pancia, per usare un eufemismo, partiti già alla mezzanotte del lunedì, sul tavolo del segretario comunale Giacopetti arrivano le dimissioni di Lavinia Pannacci, Nicola Casagrande, Andrea Tafini e Francesco Rossi. Con un chiarimento, esplicitato nella nota ufficiale arrivata nel pomeriggio: se andiamo via noi, va via anche Giacopetti, con l’intento preciso di ripartire verso il 2015 con l’obiettivo Regionali.

Tra le fila dei presenti durante la conferenza stampa di stamani (parola a Giacopetti), c’erano anche gli uscenti, e non riconfermati in consiglio, Cavalaglio e Mariuccini: l’aria è quella di chi sapeva o poteva immaginare un risultato così disastroso, ma in fondo “quei 13mila voti come facevi a recuperarli?”. O ancora: “bisognava vincere al primo turno”. Nel frattempo è sparita dal social network Facebook la pagina a sostegno di Wladimiro Boccalis sindaco: basso profilo, nessuna dichiarazione, nè apparizione, ma un ritiro silenzioso, come era prevedibile.

“Inequivocabile seppur inatteso” il dato delle elezioni a Perugia, per il segretario comunale Francesco Giacopetti. A denti stretti e a nervi tesi, convoca la stampa un giorno dopo Leonelli. “Un primo turno ottimo, forse troppo adombrato dai risultati delle europee”. Poi al secondo la debacle più totale: “abbiamo vinto solo in 32 seggi su 159, abbiamo tenuto sulle estreme periferie, dove il partito è molto forte e radicato. Quando avremo i flussi potremo capire quali fasce sono state più significative per il risultato. Ma possiamo dire già di aver perso dove il voto era d’opinione. Il partito ha delle difficoltà da tempo, dei problemi maturati negli ultimi mesi”.

Quale rottamazione? – Il discorso di Giacopetti sembra, ed in realtà è, la risposta al Leonelli rottamatore del giorno prima: “la colpa non è tutta di Boccali. Lui ha messo la faccia, ma siamo tutti responsabili”. Un tono diverso, di ammissioni di colpa, ma non per questo codino e dimesso, anzi determinato a recuperare il salvabile e a procedere verso un nuovo percorso “di analisi seria, severa, onesta e profonda, ma in tempi brevi, senza ripiegarsi su stessi”. Il pensiero va dritto alle regionali, e il Pd non può certo permettersi di perdere anche quella piazza. “Ora il pericolo è che gli avvoltoi si accanicascano sulle carcasse degli sconfitti”. Eppure la comunione d’intenti c’era: “sono stato eletto anche io per rinnovare, abbiamo lavorato con trasparenza e partecipazione. Al momento della nomina di Boccali interna al partito, anche prima delle primarie, tutti in assemblea, a vari livelli, abbiamo espresso l’appoggio a Boccali”. Ma allora com’è possibile che sia accaduto un risultato simile a Perugia? La domanda riecheggia nella sede del Pd, mentre fonti autorevoli dallo stesso partito dicono “che questa storia della rottamazione a tutti i costi ha portato solo all’elezione del centrodestra, con un volto fresco come quello di Romizi”. Un neo-sindaco, per il segretario comunale del Pd, che ha dietro di sè un apparato tutt’altro che nuovo e poco radicato. “Il risultato elettorale è stato dunque il prodotto dell’astensionismo, della polarizzazione sui nomi di Boccali e Romizi, dell’odio contro il sindaco uscente. Dal 26 maggio si è aperto un referendum sulla persona”.

La scelta di non scegliere – Bypassato il primo livello di isteria, tra segretari che non “assumono le proprie responsabilità” con una “resistenza passiva”, e la “resa dei conti” tra gli esponenti di spicco, Giacopetti ha continuato a parlare di politica, riferendosi allo scollamento dell’elettorato perugino, di una cittadinanza che ha “deciso di non scegliere”. Di fronte a un problema di comunicazione, ammesso dallo stesso segretario comunale, quest’ultimo ringrazia il sindaco uscente “per aver messo la faccia. Non do la colpa a nessuno: può essere catartico, ma ognuno deve prendersi la propria responsabilità. Resto a disposizione del partito”. Il pensiero va alle dimissioni che qualcuno potrebbe chiedere, se non lo ha già fatto: dopo l’assemblea di ieri sera (9 giugno, ndr), la quadra si farà il prossimo fine settimana con un nuovo incontro.

I vicini di casa – La sconfitta brucia però anche fuori Perugia, prima tra tutte Spoleto, bacino bocciano, con il segretario provinciale e candidato alle comunali Dante Andrea Rossi, sconfitto da Cardarelli, sul quale non si può negare che arrivi la scure delle dimissioni; e poi Gubbio, dove di certo non ha vinto un uomo di Leonelli, seppur di centrosinistra come Stirati. E il sentore è che il conto verrà presentato presto a chi di dovere, o il rischio dello scivolone aleggerà anche per la corsa alle regionali, seppur esista ancora un certo vantaggio per il centrosinistra per la riconferma a Palazzo Donini.

Il commento dal nazionale – Arriva anche il parere dell’onorevole Giampiero Giulietti, a margine dei risultati dell’8 giugno: “Il risultato dei ballottaggi in Umbria ci consegna un quadro allarmante. Se da un lato abbiamo confermato Terni, Foligno e Marsciano e riconquistato Orvieto e Gualdo Tadino (su Gubbio non mancherà occasione per ritornarci) dall’altro non può essere sottaciuta la pesante sconfitta di Spoleto (dove era candidato il segretario provinciale del pd) e di Perugia. E’ una sconfitta per tutto il PD e per tutti noi gruppo dirigente. E’ un campanello di allarme che ci deve indurre a correre, a cambiare, a capire i nuovi bisogni ed anche le nuove aspettative degli umbri. Inutile esercitarsi su chi ha maggiori responsabilità, tutti per il ruolo che ricopriamo ( sia esso amministrativo o politico) siamo responsabili di questo risultato, pur con diverse gradazioni e implicazioni. Non ci può, certo, far tirare un sospiro di sollievo il fatto che Wladimiro Boccali abbia assunto su di se’ ogni responsabilità. Ora dobbiamo dare un segno di vitalità e cogliere questo pesante risultato come uno scossone salutare per il pd umbro. Nessuno pensi di scaricare su qualcuno questo dato e soprattutto sentire invocare innovazione da persone che rivestono da decenni ruoli amministrativi e politici fa morire dal ridere oltre a renderci poco credibili. Se la classe dirigente non cambia verso e se non lo fa subito e tutta insieme, verra’ cambiata dagli elettori senza fare distinzioni di sorta tra renziani della prima ora, della seconda ora, della terza ora e magari anche non renziani. Del resto basta guardare i comuni, le aree territoriali, per comprendere come le responsabilità siano grandi e diffuse. Renzi a livello nazionale sta facendo un profondo lavoro di cambiamento, cercando di riformare le Istituzioni ed il Paese. Dobbiamo cogliere questo messaggio e la spinta propulsiva che il nostro Segretario ci ha dato nella tornata elettorale europea. Non esistono certo rendite di posizione, non esistono totem intoccabili, ma esiste la capacita’ della politica di costruire le basi per una profonda azione riformatrice di cambiamento che salvaguardi il lavoro positivo fatto ma che sappia catalizzare le speranze della nostra gente. Smettiamo di colpirci e sfregiarci vicendevolmente, impariamo in fretta la lezione. Il PD deve cambiare, le Istituzioni devono riformarsi e la politica deve tornare ad essere sinonimo di dignità e futuro”.

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