Che il lavoro sarebbe stato uno dei temi da cui ripartire lo avevano detto. Ecco dunque che il Partito democratico, in questa calda estate, passa dalle parole ai fatti e presenta la prima mozione della legislatura proprio dedicata al salario minimo comunale. A firmarla tutti e quattro i consiglieri eletti: Rita Barbetti, Maura Franquillo, Mario Bravi e Giorgio Gammarota.
Almeno 9 euro l’ora per chi lavorerà in un appalto comunale
L’impegno che i consiglieri comunali chiedono a sindaco e giunta è “ad introdurre l’adeguamento per tutti i dipendenti del Comune di Foligno e per coloro che lavoreranno in un appalto comunale, indipendentemente dalla tipologia contrattuale applicata, ad un salario minimo di 9 euro l’ora“. L’obiettivo è “introdurre la precondizione obbligatoria nella stesura del testo di tutti gli appalti Comunali e di tutti i contratti sottoscritti dagli enti controllati dal Comune, indipendentemente dalla loro forma giuridica, che tutti i lavoratori che saranno impegnati nelle attività previste dai predetti contratti, dovranno avere un salario minimo di 9 euro l’ora“. E poi si chiede di sostenere, in tutte le opportune sedi istituzionali, gli atti e le misure che prevedano l’introduzione del salario minimo ed equo per i lavoratori pubblici e privati e una legge sulla rappresentanza delle organizzazioni sindacali.
Il valore della Costituzione
L’atto ricorda la Costituzione, che sancisce la “giusta retribuzione” dei lavoratori ma sottolinea anche che “sono circa 2 milioni i lavoratori in Italia che non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento e oltre 2,5 milioni possono essere considerati lavoratori in situazione di povertà proprio per gli stipendi: sono i cosiddetti “working poors”, che ricevono salari al di sotto dei minimi stabiliti dalla contrattazione, come nei casi di part-time obbligati e/o di salari molto bassi. Secondo le rilevazioni INPS, nel nostro Paese 4,6 milioni di lavoratori – circa il 30% del totale – guadagnano meno di 9 euro l’ora: quota che diventa il 35% tra gli operai agricoli e il 90% dei lavoratori domestici, mentre 2,5 milioni non arrivano a 8 euro“.
I numeri
Il gruppo del Pd riferisce che il salario minimo esiste in 22 Paesi europei su 27, c’è stato un accordo sul salario minimo a livello Europeo e l’Italia è il Paese che ha registrato il calo più forte degli stipendi tra le principali economie. Per questo il salario minimo sarebbe “uno strumento che consente di contrastare efficacemente forme di competizione salariale al ribasso e al “contempo” garantisce dunque la correttezza della competizione concorrenziale sul mercato da parte delle imprese. L’introduzione di un salario minimo ed equo, costituirebbe inoltre una scelta di politica saggia con l’obiettivo di contrastare la povertà sempre più crescente nel nostro Paese”. I numeri dell’Umbria sul calo degli stipendi sono impietosi: “- 17 per cento dei salari rispetto al dato nazionale e a Foligno -13% nel sistema locale del lavoro che comprende anche i comuni di Spello, Trevi, Valtopina, Bevagna Montefalco”.