L’incontro è stato di quelli che, solitamente, vengono definiti come “interlocutori“. La delegazione umbra arrivata a Roma per cercare un chiarimento con il nazionale sul caso Marini – a quattro giorni dal Consiglio regionale in cui l’Assemblea deve decidere se approvare o respingere le dimissioni della governatrice – è tornata a Perugia in ordine sparso, così come era partita. Ognuno ha potuto interpretare a modo suo l’esito del colloquio avuto con il vice segretario del Pd Andrea Orlando, che di fatto, su mandato di Zingaretti, si è limitato ad ascoltare. E così ognuno ha potuto vedere (o almeno raccontare) il proprio bicchiere mezzo pieno. Tanto l’irriducibile Chiacchieroni, che guida il gruppo di quelli pronti a resistere ad ogni costo. Tanto il commissario umbro Verini (la cui presenza è stata posta come condizione dalla segreteria nazionale) che sulla linea del segretario nazionale Zingaretti pensa si debba già lavorare alle elezioni anticipate in autunno. Tanto Paparelli, che da vice sta guidando Palazzo Donini, pur non ancora investito di quella sorta di ruolo commissariale che la legge gli attribuirebbe nel momento in cui le dimissioni della presidente diventassero effettive.
L’unico punto di contatto era lo scontato “giudizio positivo” sull’operato della Giunta in Umbria in questi anni. E questo è il messaggio che viene fatto trapelare all’esterno dal capogruppo Chiacchieroni. Valutazione che può essere però messa tanto in un documento che respinga le dimissioni della presidente, tanto su uno che le accolga (come proponeva Leonelli). “Dovremo ora decidere noi come operare” dice. E almeno l’autonomia formale del gruppo umbro, comunque vada, è salva. Così da poter dare un senso alla gita romana. “Valuteremo” viene detto da una parte e dall’altra. Da Orlando, che in assenza di Zingaretti non avrebbe ovviamente potuto segnare un qualche ripensamento rispetto alla linea espressa dal segretario. E dal gruppo dem, che si prende “qualche ora” per decidere al termine di una “valutazione serena”.
Tutto sta a ritrovare la serenità, visti anche i numeri risicati qualora si decida di andare alla conta. Senza il voto di Marini e di Barberini (rimasto consigliere, ma assente alla precedente seduta su un tema che lo investe in prima persona, in quanto indagato, così come la Marini, nell’indagine sulla Sanitopoli perugina) può bastare anche un’astensione per decretare il “game over”. Leonelli ha già mandato messaggi chiari. Paparelli, presente all’incontro romano, è apparso più cauto. Il ricorso al voto segreto potrebbe poi far segnare qualche punto a favore da parte di consiglieri dell’opposizione incerti sulla propria ricandidatura futura. Condizione in cui si trovano del resto molti degli irriducibili della maggioranza.
All’incontro romano, durato quasi tre ore, era presente anche la presidente dell’Assemblea legislativa umbra, Donatella Porzi. Garante delle istituzioni, in questa fase delicata. Ma che non rinuncia al suo ruolo politico nel Pd. Sua l’iniziativa di riunire a Tordandrea di Assisi quell’area che solo cinque mesi fa aveva portato il popolo dem ad incoronare, con le primarie, Gianpiero Bocci a segretario del Pd. Carica poi lasciata a seguito degli arresti domiciliari. Ma non chiamatelo “Bocci day”. Almeno, non nel senso di incontro dell’area Margherita. Perché su Bocci segretario, viene ricordato da chi ha aderito all’appello di Porzi, si era ritrovata la maggioranza del partito, anche quella di fede mariniana. Con molti esponenti vicini alla presidente dimissionaria che però hanno declinato l’invito.
Quell’area sull’asse Marini-Bocci Che che ora prova a serrare i ranghi, in vista dell’imminente appuntamento elettorale. Non è l’ora della resa dei conti – il messaggio arrivato da Assisi – ma dell’unione per cercare di salvare il salvabile. A cominciare dall’esperienza di governo in Regione. Nessuna ingerenza dalla politica romana, ha detto proprio Donatella Porzi, ricalcando un passo del discorso fatto in Aula da Marini. Tra i consiglieri, anche Guasticchi e Smacchi. Non c’era Brega, all’estero per motivi di lavoro. E poi esponenti di lungo corso come Vannio Brozzi, Calogero Alessi, Carlo Liviantoni.
C’erano anche gli ex parlamentari Pierluigi Castellani e Franco Ciliberti. Che spiegano così il senso dell’incontro: “Sostenere il Pd nelle elezioni Europee e nelle competizioni amministrative appoggiando i propri candidati sindaco e consiglieri: questo il primo motivo che ha portato all’incontro pubblico ed aperto di Tordandrea da parte di donne ed uomini democratici umbri”. Aggiungendo: “Nella relazione introduttiva questo primo concetto si è aggiunto un secondo: la pluralità culturale che sta alla base del progetto democratico è patrimonio essenziale da custodire. Il socialismo riformatore, il cattolicesimo democratico, l’ambientalismo e la cultura laico-libertaria se stanno insieme con pari dignità sono forza e linfa vitale del PD. Guai a credere che si possa fare a meno di una di queste componenti e delle persone che di quelle culture fanno fonte di ispirazione per il loro agire politicamente. I numerosi interventi fatti si sono soffermati prevalentemente su questi temi aggiungendo poi alcune sottolineature per ricordare le scelte positive fatte in Umbria in tanti anni e la carica da avere per affrontare nuove sfide per il bene comune. Insieme nel Pd senza semplificazioni di comodo, senza scorciatoie, senza isterismi, senza alimentare clima da faida” concludono.
Appelli fatti proprio mentre il candidato a sindaco del centrosinistra a Perugia, Giuliano Giubilei, chiedeva di staccare la spina per fermare questo stillicidio che sta danneggiando la già difficile campagna elettorale in molte città umbre. Tra cui appunto Perugia e Foligno, dove domenica arriverà Nicola Zingaretti, atteso anche a Terni. E nell’agenda del segretario non c’è l’ipotesi di dover rispondere a domande dei giornalisti su un eventuale nuovo congelamento (o su un respingimento) delle dimissioni della presidente, da lui stesso chieste ormai da settimane. A una settimana da un voto fondamentale anche per il suo futuro alla guida di un partito che, a quel punto, dimostrerebbe di non reggere.
Difficile capire dove si dovrà tentare di trovare la quadra. Per non arrivare, come l’altra volta, in Consiglio regionale senza una linea condivisa. Non certo nelle inutili Assemblee provinciali, convocate (su spinta del gruppo consiliare) per giovedì, per la prima volta. O in quella regionale, che il commissario Verini finora non ha convocato, anche perché lì la maggioranza è rimasta quella dell’asse Bocci-Marini.