Carlo Ceraso
Festa patronale sì o no? Il dilemma sta interessando un po’ tutta la Penisola e non di meno la città di Spoleto che sabato prossimo si appresta a festeggiare il suo protettore, San Ponziano. Una questione che sembra interessare tanto il comparto pubblico che quello privato. Ma andiamo con ordine.
Uffici pubblici – è il comparto con meno dubbi. Il famoso decreto legge 138/2011 del governo Berlusconi (quello che sopprimeva le feste laiche e quella patronale, modificato in corso d’opera mantenendo la soppressione solo per quest’ultima) non è stato infatti convertito in legge – neanche dal governo Monti con il decreto salva-Italia dello scorso 30 novembre – e pertanto la situazione resta invariata: ogni città festeggerà il proprio Santo. La festività, vale ricordarlo, nasce a seguito dell’intesa fra Stato e Santa sede, recepita con la legge 121/1985, che la prevede per la sola città di Roma. Furono successivamente i Contratti collettivi di lavoro ad estenderla al resto d’Italia. Tanto è vero che per la Suprema Corte di Cassazione definisce quella del Patrono una “festività di origine meramente contrattuale”. Il Comune di Spoleto, anche se quest’anno San Ponziano cade di sabato, ha ad ogni buon conto diramato un circolare ribadendo il carattere di festività del 14 gennaio prossimo.
Scuole – è molto probabile che resteranno chiuse tutte, anche se la certezza arriverà solo nelle prossime ore. Una circolare del provveditorato di alcune settimane fa, pur annunciando il carattere di festività del giorno, aveva rimandato a nuove disposizioni che però non sono ancora arrivate. Alcuni dirigenti scolastici hanno però già preso l’iniziativa. Come nel caso della Scuola media Pianciani che questa mattina ha diramato una nota, a firma della dirigente Manuela Dominici, con la quale si informano le famiglie che l’istituto rimarrà chiuso. Stessa decisione da parte della preside Roberta Galassi per quanto riguarda i licei cittadini (artistico, classico e magistrale). In forse altri istituti i cui dirigenti, a quanto ha potuto apprendere Tuttoggi.info, non avrebbero ancora deciso il da farsi.
Negozi e privati – diversa la situazione per il comparto privato che, a seguito delle nuove norme sulla liberalizzazione degli orari degli esercizi, ha la possibilità di poter lavorare anche in questo giorno festivo. In serata però è arrivato l’invito del presidente della Confcommercio Spoleto, Andrea Tattini, ad abbassare le saracinesche. “La legge consente di tenere aperto e ognuno è libero di organizzare la propria attività come meglio crede” scrive Tattini “vorrei comunque invitare i commercianti a festeggiare la giornata del 14 gennaio come tutti gli altri cittadini di Spoleto, proprio perché credo sia importante non allentare il legame con le migliori tradizioni civili e religiose del nostro territorio, che costituiscono poi le radici della nostra identità”. Il presidente passa poi a giustificare la propria decisione anche sotto il profilo della convenienza economica: “la Festa di San Ponziano, fortemente sentita dagli spoletini, non ha inoltre una particolare valenza di attrazione turistica. Ai maggiori costi che certamente ci sarebbero con l’apertura, almeno superiori del 30%, non si accompagnerebbero quindi vantaggi altrettanto certi dal punto di vista dei ricavi. Confcommercio lo ha del resto più volte ribadito: è tutto da dimostrare che la liberalizzazione di aperture e orari rilanci i consumi e faccia risparmiare i cittadini; noi siamo convinti che non sarà così. Quello che servirebbe davvero è un reale incremento del potere di acquisto. Mentre l’unica cosa davvero certa è che per le imprese aumenteranno i costi, soprattutto quelli legati al personale, e che ci saranno ricadute pesanti sugli stili di vita”. Poi la critica alle recenti disposizioni del governo Monti: “Confcommercio non è pregiudizialmente contraria alle maggiori aperture, a patto che queste siano accompagnate da politiche adeguate di sostegno ai consumi ( maggiori flussi turistici da un lato e maggior potere d’acquisto dall’altro), altrimenti è solo dannoso stare più aperti. I livelli di servizio offerti attualmente, in termini di orario e di giorni di apertura sono già oggi paragonabili a quelli europei. Fin dalla riforma Bersani del 1998, i negozi ed i supermercati in Italia possono stare aperti per 13 ore nell’arco della giornata: la flessibilità degli orari è quindi sufficiente. Di domenica e nei festivi, inoltre, c’era già un’ampia facoltà di deroga”.
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