di Ada Spadoni Urbani (*)
Ancora un intervento per promuovere il turismo nel nostro paese, ma che penalizza manifestazioni storiche dove si riproducono usi e costumi della nostra Italia e che hanno come protagonisti gli animali. Bisognerebbe capire come mai il ministro Brambilla si sia fatta delle remore mentali sull’utilizzo degli animali come protagonisti di manifestazioni che, anche per questo fatto, ritiene non degne di essere ricomprese tra quelle inserite nell'elenco “Patrimonio d’Italia”. Non bastava l'accanimento contro la caccia, caro ministro? Certo, l’on. Brambilla, che sin da bambina deve essere stata saggiamente formata
all'amore ed al rispetto degli animali non ha mai potuto conoscere con quanta cura vengono trattati i cavalli della Quintana e della Corsa dell’Anello. Né ha la percezione del valore storico, culturale e popolare di certe tradizioni. Nessuno, a Foligno o a Narni, si è mai sognato di maltrattare i cavalli della giostra o della corsa, da cinque secoli in qua. Evidentemente il ministro ha letto “corsa” e l’ha scambiata per una gara di trotto o di galoppo, magari senza esclusione
di colpi. No, qui gli animali corrono ciascuno individualmente e a volte debbono rallentare per permettere a chi li monta di colpire con precisione.
Bisogna saper distinguere. Specialmente se si sta così in alto. Una mente a compartimenti stagni quella del ministro ? Forse; e magari quella di
qualche suo consigliere, che avrebbe dovuto dire come stanno le cose in Umbria. Evitando anche quella lettera aperta che, decisamente, ha destato solo
perplessità. In Umbria gli animali sono stati sempre ben voluti e perfino il nostro santo più grande, Francesco d’Assisi, usava talora l’asino, che era l’autobus di un tempo. Con rispetto, ovviamente. Come ha insegnato che si deve fare con tutti gli animali e con gli uomini.
Allora, signor ministro, la correggiamo questa lista ?
(*) Senatrice PdL