A caccia anche fuori dal proprio comune di residenza, anche nelle regioni in fascia di rischio Covid arancione, come l’Umbria. Il capogruppo regionale della Lega, Stefano Pastorelli, anche a nome dei consiglieri Paola Fioroni, Eugenio Rondini, Valerio Mancini, Daniele Nicchi, Francesca Peppucci, Daniele Carissimi invitano l’assessore all’Agricoltura, Roberto Morroni ad intervenire sul Governo centrale affinché si possa pronunciare con una interpretazione meno restrittiva del Dpcm del 3 novembre, in merito alla possibilità di svolgere l’attività venatoria sul territorio regionale con eventuali spostamenti dal proprio comune di residenza.
Gli ambientalisti scrivono a prefetti e Regione:
stop totale alla caccia nelle zone arancioni
Raccolta delle olive nelle zone rosse e arancioni:
il chiarimento del Governo
Mentre nelle zone rosse (Valle d’Aosta, Provincia di Bolzano, Piemonte, Lombardia, Calabria e da domenica 15 novembre Toscana e Campania) la caccia è vietata, nelle aree arancioni (Umbria, Puglia, Sicilia, Basilicata, Liguria e da domenica 15 novembre Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche) non ci si può spostare dal proprio comune. Anche per la caccia, salvo particolari condizioni da verificare con le autorità locali, non ci si può spostare dal proprio comune. A meno che in esso non esistano le condizioni, come per la pesca in assenza di fiumi, torrenti o laghi.
Caccia, pesca e tiro:
cosa è consentito e cosa è vietato dal Dpcm
La Lega Umbria chiede all’esecutivo nazionale un’interpretazione estensiva del Dpc: “Nessuna Regione si può prendere la responsabilità d’interpretare
autonomamente il Dpcm del 3 novembre che potrebbe consentire la possibilità di cacciare al di fuori del proprio comune, a patto che questo non ricada nell’Atc di residenza o che non abbia territorio cacciabile. Tutti i cacciatori sono quindi in attesa di un chiarimento ufficiale
dell’Esecutivo”.
Spostamenti, dove scaricare
e come compilare l’autocertificazione
In alcune zone rosse, come ad esempio in Lombardia, alcuni cacciatori hanno avviato una petizione per chiedere il rimborso delle quote Atc versate. Oppure che i soldi spesi servano come quota per la prossima stagione venatoria.
Caccia, i nuovi divieti del ministero della Salute
contro l’aviaria HPAI
“L’attività venatoria – continua la nota – è necessaria per
l’incolumità dei cittadini nonché a livello ambientale, consentendo di
contenere la proliferazione della fauna selvatica. Pertanto, la sospensione
di tutta l’attività avrà inevitabili ripercussioni nei prossimi anni sul
contenimento delle specie invasive, sulla difesa dell’agricoltura e sulla
sicurezza delle persone. La caccia al cinghiale, ad esempio, nella nostra
regione – continua la nota degli esponenti del Carroccio – è un’attività fondamentale, in quanto consente di contenere il numero sempre
più crescente di questa specie, di limitare i copiosi danni ai fondi
agricoli e di evitare la presenza nei centri urbani, oltre al pericolo che
rappresentano nel provocare incidenti stradali. È ovvio che le mancate
battute di caccia provocano necessariamente la crescita esponenziale di
cinghiali”.
A Magione il sindaco Chiodini, a causa del proliferare dei cinghiali, con rischi per la viabilità, ha chiesto un intervento di selezione.
“Volendo poi considerare che la caccia è un’attività che viene svolta
esclusivamente all’aria aperta e senza creare assembramenti – prosegue la Lega – potrebbe essere svolta in totale sicurezza anche al di fuori del comune di residenza e comunque negli ambiti territoriali di caccia e nel rispetto delle prescrizioni imposte”.
Il capogruppo Pastorelli e gli altri consiglieri del Carroccio invitano
dunque l’assessore Roberto Morroni ad “interpellare, in proposito, senza
indugio, il ministro Teresa Bellanova e tutto il Governo nazionale,
estendendo la richiesta al prefetto, anche nell’interesse pubblico di
salvaguardia dell’incolumità e della salute dei cittadini, per il rischio
di aumento di incidenti stradali e diffusione della peste suina.
Nell’attesa di un pronunciamento da parte del Ministero e delle autorità
competenti, appositamente interpellate – conclude la nota -, si invitano i
cacciatori ad attenersi alle disposizioni nazionali e quindi a non uscire dal
proprio Comune di residenza salvo che per le ragioni espressamente indicate dal Dpcm. La caccia non va vista come passione e divertimento, ma anche e soprattutto come attività utile all’agricoltura”.
Danni da cinghiali, Morroni:
“Così si cambia negli Atc dal prossimo anno”