MILANO (ITALPRESS) – Sono 11 mila l’anno in Italia i casi di carcinoma cutaneo a cellule squamose. Per diffusione si tratta del secondo tumore della pelle non melomatoso e costituisce il 25% di tutti i casi. Si tratta di una sorta di placche, verruche o ulcere sanguinanti che non cicatrizzano e che si sviluppano in zone particolarmente esposte alla luce del sole, come la testa, il viso, il collo, le braccia o le gambe. Le persone maggiormente colpite da questo tumore dell’epidermide sono quelle particolarmente esposte al sole e caratterizzate da una pelle chiara, in particolare maschi, anziani e immunodepressi. Si tratta di un carcinoma generalmente asportabile attraverso un intervento chirurgico o la radioterapia, ma che può progredire in maniera irreversibile in caso di recidiva o di metastasi. In Italia i pazienti affetti dalla malattia in fase avanzata sono circa il 3% del totale (circa 600); persone per le quali fino a poco tempo fa non c’era cura e la cui aspettativa di vita raggiungeva al massimo i 15 mesi. Proprio in vista della Giornata Mondiale della sensibilizzazione dei tumori non melanoma, in programma il prossimo 13 giugno, il Servizio Sanitario Nazionale ha ammesso la rimborsabilità di Cemiplimab, il primo anticorpo monoclonale anti-PD-1, specifico per il trattamento del carcinoma cutaneo a cellule squamose (CSCC) avanzato. Il funzionamento di questo farmaco immunoterapico, sviluppato congiuntamente da Sanofi e Regeneron, è stato presentato oggi nel corso di una conferenza stampa web, nella quale è stata dimostrata la l’efficacia della terapia.
“Gli studi hanno dimostrato che questa terapia è particolarmente efficace per i pazienti in fase avanzata della malattia, che rispondono in modo efficace – ha commentato Ketty Peris, direttore dell’Unità di Dermatologia del Policlinico Gemelli di Roma -. Ad oggi la stragrande maggioranza dei pazienti che si sono sottoposti al trattamento a 12 mesi è ancora vivo e sta bene”. “I pazienti rispondono velocemente a questo tipo di terapia – ha aggiunto Paola Queirolo, direttore del reparto di Oncologia Medica del Melanoma, Sarcoma e Rumori rari all’Ieo di Milano -. Già dopo due mesi, infatti, già notiamo le prime risposte positive, il che è un risultato eccezionale. Riusciamo addirittura ad avere il massimo della risposta ad un anno dall’inizio della terapia. La sopravvivenza stimata dopo due anni è addirittura del 73,3%. E’ una strategia che ha cambiato la storia della malattia: aumenta la sopravvivenza e migliora la qualità della vita”. Cemiplimab si lega al recettore del checkpoint immunitario PD-1 (proteina 1 di morte cellulare programmata) bloccandone la via di segnalazione. In questo modo, consente di ripristinare il corretto funzionamento del sistema immunitario, aiutandolo a riconoscere e distruggere il tumore e bloccarne la proliferazione.
(ITALPRESS).
“Gli studi hanno dimostrato che questa terapia è particolarmente efficace per i pazienti in fase avanzata della malattia, che rispondono in modo efficace – ha commentato Ketty Peris, direttore dell’Unità di Dermatologia del Policlinico Gemelli di Roma -. Ad oggi la stragrande maggioranza dei pazienti che si sono sottoposti al trattamento a 12 mesi è ancora vivo e sta bene”. “I pazienti rispondono velocemente a questo tipo di terapia – ha aggiunto Paola Queirolo, direttore del reparto di Oncologia Medica del Melanoma, Sarcoma e Rumori rari all’Ieo di Milano -. Già dopo due mesi, infatti, già notiamo le prime risposte positive, il che è un risultato eccezionale. Riusciamo addirittura ad avere il massimo della risposta ad un anno dall’inizio della terapia. La sopravvivenza stimata dopo due anni è addirittura del 73,3%. E’ una strategia che ha cambiato la storia della malattia: aumenta la sopravvivenza e migliora la qualità della vita”. Cemiplimab si lega al recettore del checkpoint immunitario PD-1 (proteina 1 di morte cellulare programmata) bloccandone la via di segnalazione. In questo modo, consente di ripristinare il corretto funzionamento del sistema immunitario, aiutandolo a riconoscere e distruggere il tumore e bloccarne la proliferazione.
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