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Pasqua, umbri rispettano divieti | Il tour tra Perugia, Terni, Foligno e Spoleto

E’ una regione silenziosa, deserta e allo stesso tempo blindata, l’Umbria che ha vissuto la Pasqua. Solo il suono delle campane, nella terra dai mille campanili, ricorda che oggi è un giorno di festa.

Non solo. Cielo terso, aria frizzantina, un sole che testimonia l’arrivo della primavera. Sembra una sorta di legge del contrappasso: la natura fa festa grande, ma si deve festeggiare tappati i casa. Gli umbri sono sembrati disciplinati nel rispettare le disposizioni imposti dall’emergenza del maledetto covid-19, il virus che ha paralizzato il Paese, l’intero pianeta.

Cominciamo il nostro viaggio lungo il cuore verde d’Italia, alla scoperta delle principali città, in questa domenica dal sapore agrodolce. Durante la quale le forze dell’ordine hanno dato il massimo per stanare gli eventuali furbetti.

Spoleto, la deserta

Partiamo dalla sede della nostra redazione. Le strade sono desolate. Lungo viale Trento e Trieste giusto un bus di linea che a bordo ha il solo autista. Deserta piazza Garibaldi come pure Piazza della Libertà con il suo elegante Corso Mazzini, i salotti buoni della città del festival.

Stesso scenario in Piazza Duomo dove alle spalle della cattedrale si staglia un cielo dai colori identici a quelli fissati dal Lippi nel celebre affresco dell’Incoronazione della Vergine. In piazza del Mercato una ragazza passeggia con al guinzaglio il proprio cane.

Ci dirigiamo verso l’uscita sud. Qui un posto di blocco di Guardia di finanza e Polizia di Stato ci chiede i documenti e autocertificazione. “C’è solo un po’ di traffico locale, gli spoletini si stanno comportando bene” ci dice un agente. Una sola contravvenzione elevata: un uomo che in compagnia del cane è a quasi due chilometri dalla propria abitazione. Un po’ troppo per pensare che si tratti solo delle necessità dell’animale.

E’ andata peggio a 3 giovani albanesi, provenienti da Terni, fermati sempre in centro storico dagli agenti del vice questore Giugliano: l’autista è risultato in possesso di una patente non convertita per l’Italia e per di più con l’auto priva di revisione. Fermo dell’autovettura e un migliaio di euro di sanzione, in aggiunta alle multe, a carico di tutti e tre, per aver violato le norme sul coronavirus.

Verso Foligno

Rotta verso la città della Quintana, lungo quella Flaminia che sembra più una strada secondaria di campagna. Una decina in tutto, nei due sensi di marcia, i mezzi incontrati, per lo più furgoni.

Viale Roma sembra una cattedrale nel deserto. A Porta Romana un piccolo crocchio di persone è in religiosa fila davanti a un edicola per acquistare il giornale. I palazzi che si stagliano lungo Corso Cavour, il quadrivio, piazza Repubblica sono circondati da un silenzio spettrale.

A mezzogiorno le campane del centro rompono il silenzio e sembrano quasi risvegliare dall’inconsueto silenzio.

Pochi passanti, un paio di ciclisti, tutti con mascherina chirurgica a coprire bocca e naso. Le pattuglie di Carabinieri e Polizia locale controllano il centro, fermano qualche passante ma i più sono in regola con i decreti di questi giorni.

Perugia, l’elegante silenziosa

Il viaggio prosegue verso il capoluogo di Regione. Nessuna pattuglia lungo l’arteria principale e non avrebbe senso: basta controllare le uscite delle città per fermare i furbetti delle gite o che vogliono raggiungere le seconde case.

Saliamo lungo via XX Settembre, fino a piazza Italia. Ai giardinetti solo qualche persona che occupa ognuno una panchina, quasi a rispettare quella distanza sociale imposta dall’emergenza. C’è chi approfitta per leggere comodamente il giornale, chi per lasciare libero il proprio cane.

Corso Vannucci e Via Baglioni sono appannaggio, anche qui, di qualche proprietario di cane. Un’auto civetta controlla discretamente piazza IV novembre e piazza Danti.

Scendiamo verso le mura etrusche, l’Università per stranieri, Via Pinturicchio: non si incontra nessuno. Un taxi trasporta un cliente salendo per le mura antiche della città.

Terni, dove si torna a respirare

Il viaggio continua pressoché in solitaria lungo la E45, verso la città dell’acciaio dove le forze dell’ordine controllano i vari accessi alla città.

Usciamo a Terni ovest e dirigiamo verso viale dello Stadio. Le vie che portano al centro anche qui sono desolate. Un paio di persone in viale Cesare Battisti, Piazza Tacito deserta, il Corso deserto.

Nonostante siano le prime ore del pomeriggio nessuno pensa ad una passeggiata post pranzo.

L’aria è insolitamente pulita, frizzante, come non si ricordava da tempo. Lo stop alle grandi fabbriche ha avuto il suo lato positivo.

Palazzo Spada si staglia imponente su una piazza senza anima viva.

Una pattuglia ferma una coppia di giovani e, fatte le formalità di rito, le lascia andare. La Polizia di stato, a quanto è dato sapere, ha pizzicato invece i titolari di due negozi che, in barba alle disposizioni, tengono aperti i loro esercizi. Ma tutto sommato anche Terni sta reagendo bene alle ordinanze.

Il sole comincia a scendere e i potenti neon della Stella di Miranda – riaccesa dalla locale pro loco per questa emergenza – cominciano ad accendersi per dare anche oggi un segnale di speranza a tutta la Conca ternana. Ce n’è bisogno.

La Pasqua di speranza

Mentre torniamo al punto di partenza di questo lungo tour, la radio sciorina gli ultimi dati sanitari disponibili: numeri da (sempre triste) record, che registrano un calo di ricoverati, gravi e meno gravi, e di decessi (431, il più basso dal 19 marzo). Chissà che a Pasqua abbia portato con sé finalmente il tanto atteso calo di quella curva di contagi che da oltre un mese paralizza l’intero Paese.

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