Non ci si pensa mai, ma il cervello umano è un posto strano. È un po’ come un computer, ma decisamente più complicato. Le neuroscienze ci hanno insegnato che il pensiero è governato da strutture neurali che lavorano per la maggior parte del tempo in modo inconscio. Questo significa che spesso non siamo nemmeno consapevoli di cosa realmente determina le nostre decisioni.
Immaginate un politico che, sotto pressione, dice: “Non sono un truffatore”. Cosa vi viene in mente? Probabilmente, la prima immagine che avete è proprio quella di un truffatore. Questo fenomeno, dove negare qualcosa rafforza quella stessa cosa, è al centro di un concetto fondamentale: l’importanza del linguaggio e del framing nel nostro pensiero.
Il cervello umano ha una peculiarità interessante: non è molto bravo a gestire le negazioni. Quando sentiamo una frase come “Non pensare a un elefante”, cosa facciamo? Pensiamo immediatamente a un elefante. È inevitabile, ed è così che funziona il nostro cervello.
Questo ha implicazioni profonde, soprattutto in politica e nella comunicazione. Prendiamo il caso di un leader che, in un momento di crisi, dichiara: “Non siamo in bancarotta”. Non ci rassicura, ma ci fa pensare alla possibilità che lo sia. Il cervello deve prima visualizzare il concetto negato per poi tentare di escluderlo, il che spesso non accade.
Questa caratteristica del nostro pensiero è sfruttata abilmente dai comunicatori esperti. La loro strategia? Evitare di negare le accuse e, invece, riformulare le situazioni in modo positivo. Per esempio, invece di dire “Non siamo in bancarotta”, si potrebbe dire “La nostra situazione finanziaria è solida”.
Come possiamo applicare questa conoscenza nella nostra vita quotidiana e professionale? Semplice: prestare attenzione a come formuliamo i nostri messaggi. Se sei un manager che vuole motivare il team, evita di dire “Non falliremo”. Invece, prova con “Avremo successo”. Questo piccolo cambiamento può fare una grande differenza.
Le parole hanno un potere incredibile. Non sono solo mezzi per trasmettere informazioni, ma strumenti per modellare la realtà. Capire questo può trasformare il modo in cui comunichiamo e, di conseguenza, il modo in cui influenziamo e veniamo influenzati. Pensateci la prossima volta che parlate o scrivete qualcosa.
Antonio Di Tommaso
Consulente, Direttore Generale,
CEO per trasformazione lean,
riposizionamento, e riorganizzazione aziendale
infoumbria@theleanpremium.it