Terni

Parkinson, per i malati nessun rischio aumentato per il Covid-19

Non c’è un rischio maggiore tra i malati di Parkinson di contrarre il Covid-19. Anzi, in alcuni casi alcune medicine che prendono già possono essere utili nel contrarre meno di altri il virus.

Lo afferma un documento medico di cui è coautore il dottor Carlo Colosimo (nella foto), direttore della struttura complessa di Neurologia e Stroke Unit del dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale di Terni.

A Terni pazienti col Parkinson sempre seguiti

A Terni i pazienti affetti di Parkinson non sono stati abbandonati neppure durante il lockdown imposto nella prima fase dell’emergenza Covid.

Il dottor Colosimo

Merito della giovane Associazione Parkinson Terni (AParT Odv), che ha anche diffuso ai soci un video con specifici esercizi fisici da svolgere quotidianamente per mantenere corpo e mente attivi, e del vicepresidente Carlo Colosimo, direttore della struttura di Neurologia e Stroke unit dell’ospedale di Terni, che ha risposto telefonicamente ai pazienti due volte a settimana fino alla ripresa della normale attività ambulatoriale ospedaliera, avvenuta all’inizio di giugno.

Ed ora che le attività ospedaliere stanno tornando a regime, l’ambulatorio di Parkinson e disturbi del movimento (che si tiene ogni giovedì pomeriggio) è stato ulteriormente potenziato per rispondere alle numerose richieste di visita.

L’associazione Parkinson Terni

L’associazione Parkinson Terni (A.Par.T.) è una organizzazione di volontariato nata a Terni proprio su iniziativa del dottor Carlo Colosimo.

Costituitasi ufficialmente il 18 novembre 2019, AParT Odv riunisce pazienti, familiari e sanitari della struttura complessa di Neurologia e con determinazione dirigenziale della Regione Umbria n. 528 del 17 febbraio 2020 è stata autorizzata all’iscrizione presso il Registro Regionale delle organizzazioni di volontariato nel settore delle attività sociali. Il consiglio direttivo di A.Par.T. è composto da sette membri: il presidente Paolo Marini, il vicepresidente e promotore Carlo Colosimo, il tesoriere Roberto Palombi, il segretario Elisabetta Manfroi, genetista al dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda ospedaliera di Terni, e i consiglieri Emiliano Catozzi, Teresa De Angelis e Celestino Tasso.

Per contattare l’associazione è possibile scrivere a parkinsonterni@gmail.com.

Gli obiettivi

“Per non restare soli” è lo slogan con cui l’associazione sintetizza il suo obiettivo, che è quello di rappresentare un punto di riferimento per il malato di Parkinson e la sua famiglia, andando anche oltre l’assistenza del neurologo. Per statuto l’associazione ha lo scopo di tutelare i diritti delle persone affette da malattia di Parkinson e parkinsonismi per gli aspetti che riguardano la diagnosi corretta, le terapie più adeguate, la possibilità di usufruire di spazi operativi e per influenzare le scelte sociosanitarie pubbliche relative a questo gruppo di malattie. A tal fine l’associazione si impegna a svolgere una serie di attività che comprendono l’organizzazione di interventi, servizi sociali o ricreativi e prestazioni socio-sanitarie a favore dei pazienti; educazione, istruzione e formazione universitaria e post-universitaria in campo neurologico; supporto finanziario alla ricerca scientifica di particolare interesse sociale e altre attività volte al sostegno degli associati e delle loro famiglie.

I dati epidemiologici

Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge e compromette principalmente alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell’equilibrio ed ha un grande impatto sulla vita dei malati. In Italia si stimano 200-250mila malati di Parkinson, in Umbria sono circa 5000 e di questi circa 1500 a Terni. L’età media di esordio della malattia è intorno ai 58-60 anni, ma un 5% di pazienti può presentare un esordio giovanile prima dei 45 anni.

Parkinson e Covid-19

Nel periodo COVID il dott. Carlo Colosimo è stato coautore di un position paper internazionale sull’impatto dell’epidemia nei pazienti con Parkinson e malattie correlate. Dal documento si evince che non c ‘è un rischio aumentato di COVID nei pazienti parkinsoniani; anzi, esiste qualche voce che alcuni di loro possano essere relativamente protetti dalla malattia, forse per l’effetto antivirale di alcuni dei farmaci antiparkinsini (*).

(*) Voce bibliografica: Papa SM, Brundin P, Fung VSC, Kang UJ, Burn DJ, Colosimo C, Chiang HL, Alcalay RN, Trenkwalder C; MDS-Scientific Issues Committee. Impact of the COVID-19 Pandemic on Parkinson’s Disease and Movement Disorders. Mov Disord. 2020 May; 35(5):711-715. doi: 10.1002/mds.28067).