Grazie alla tv (in particolare la fiction “Don Matteo”) il duomo di Spoleto è diventato familiare ad ogni italiano. Ma la cattedrale di Santa Maria Assunta – di cui ricorre l’825esimo anniversario della dedicazione – non è solo un luogo di bellezza, ma anche di fede. Ed è stato questo il fulcro del discorso che Papa Francesco quest’oggi (sabato 20 maggio) ha rivolto ai 1571 pellegrini arrivati in Vaticano dal territorio della diocesi di Spoleto – Norcia per incontrarlo.
A guidare i fedeli è stato l’arcivescovo Renato Boccardo, nell’ambito delle celebrazioni dedicate appunto al duomo di Spoleto e che questa settimana hanno visto anche l’emanazione di un francobollo speciale.
Il treno speciale dalla città ducale (con tappa a Terni) è partito alle 5 del mattino per arrivare alle 8 nella stazione di San Pietro. Tra i partecipanti c’erano tanti bambini, diversi giovani, sacerdoti, religiosi e religiose, alcune persone diversamente abili ed un gruppo di ucraini accolti a Polino e accompagnati dal sindaco Remigio Venanzi.
Alle ore 10.15 c’è stata l’udienza privata con Papa Francesco nell’aula “Paolo VI”. Il Santo Padre è stato accolto da un grande applauso e dal grido “Francesco, Francesco”. Il Pontefice nel suo discorso, si è soffermato sulla bellezza e sull’intercessione.
Di seguito il discorso integrale.
Cari fratelli e sorelle, fratellini, sorelline, tutti: benvenuti!
Vi do il benvenuto e vi ringrazio per essere venuti pellegrini a Roma nell’Anno giubilare che state vivendo per l’anniversario della dedicazione della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Spoleto.
So che la sua facciata, apparsa in televisione tante volte negli ultimi anni, è diventata familiare ad ogni italiano. Ma so soprattutto che è una chiesa molto bella. La bellezza attrae, e vorrei dirvi qualcosa proprio sulla bellezza. Perché comunicare la fede è anzitutto questione di bellezza. Ma la bellezza non si spiega, si mostra, si fa vedere; non si può convincere della bellezza, occorre testimoniarla. Perciò nella Chiesa ciò che si testimonia è più importante di ciò che si predica. E il vostro Duomo, con le sue magnifiche cappelle, custodisce storie di vita e di fede, racchiude santità e bellezza. È una testimonianza di storia, di vita, di bellezza, di santità.
Certo, è una bellezza che va cercata, che va portata alla luce, come fa un restauratore quando riscopre i colori di un affresco antico. Così è nella Chiesa, dove quello che non appare agli occhi è più prezioso di quello che si vede: la preghiera, la carità fatta di nascosto, la forza del perdono non vanno in prima pagina; così pure i sacrifici dei pastori, la vita di tanti “santi della porta accanto”, la testimonianza dei genitori, delle famiglie, degli anziani… Ecco, vi auguro di essere scopritori di bellezza, cercatori dei tesori della fede; di non fermarvi alla superficie delle cose, ma di vedere oltre, apprezzando e abbracciando il patrimonio di santità e servizio che è la ricchezza della Chiesa. E anche di accrescerlo, perché la fede non può rimanere un ricordo del passato, qualcosa di “museale”, no; ma rivive sempre nella gioia del Vangelo, nella comunità fatta di persone, nell’assemblea di quanti sperimentano la misericordia e si riconoscono per grazia fratelli e sorelle amati da Dio.