Si completa il trittico di land art Panicale Contemporanea, l'assessore Bruni: "Nasce così un museo a cielo aperto"
Il progetto “Panicale contemporanea” si arricchisce con “Cristalli in formazione”. Sette grandi cubi di pietra serena come metafora della vita, perché nell’uomo, così come nei cristalli, la “perfezione deriva da un processo che scaturisce dai difetti”.
E’ un’opera che parte da lontano quella che l’artista italo-americano Virginio Ferrari ha concepito appositamente per Panicale e realizzato presso la cava di pietra dei fratelli Borgia di Tuoro, tra il 1999 e l’inizio degli anni Duemila.
L’inaugurazione del gruppo scultoreo “Cristalli in formazione”, si è svolta sabato scorso, alla presenza tra gli altri dello stesso artista, del figlio Carlo (regista), di Mauro Borgia e dell’esperto in mineralogia-cristallografia, prof. Romano Rinaldi. “E’ una rapsodia di forme che rappresentano variazioni e modificazioni nella formazione dei cristallie ne scandiscono l’evoluzione nel tempo e nello spazio”: così Rinaldi ha definito l’installazione di Ferrari, collocata nel giardino alle spalle della Chiesa della Madonna della Sbarra, alle porte del borgo. “Ci conosciamo dal 1974 – ha rivelato – e già all’epoca emergeva una affinità tra i nostri reciproci interessi: ben presto ci trovammo sulla medesima lunghezza d’onda, parlando dell’estetica delle forme naturali nei cristalli, delle leggi matematiche che sottendono a queste forme e dell’affascinante bellezza che sta sia nell’estremamente piccolo, sia nelle grandi dimensioni”.
Lo stesso fascino che ha ispirato “Cristalli in formazione”, l’opera che Ferrari ha ideato per Panicale e che ora insieme alle sculture di Beverly Pepper (Anfiteatro Panicale) e di Mauro Staccioli (Arco rovesciato), compongono il trittico di land art “Panicale contemporanea”.
“Nasce così un museo a cielo aperto – ha sottolineato l’assessora comunale Giselda Marina Bruni all’inaugurazione -: un triangolo che abbraccia la parte più antica del nostro centro alla parte più recente”.
“I miei elementi geometrici – ha spiegato Ferrari – si inseriscono perfettamente in questo contesto e invitano i passanti a interagire e partecipare alla stessa opera d’arte. Non bisogna avere paura dell’arte: ho sempre voluto che le mie opere fossero collocate all’esterno così da poter essere toccate e vissute”.