di Cristiana Mapelli e Sara Cipriani
L’affaire di Panama papers arriva fino in Umbria. Sul numero de L’Espresso in edicola questa mattina è apparso un primo elenco in ordine alfabetico dei nomi e i cittadini italiani i cui nomi sarebbero inseriti nei file del Mossack Fonseca, in un labirinto di società offshore rintracciati e diffusi da un consorzio internazionale di giornalisti investigativi.
Complessivamente, sarebbero circa 800 i contribuenti italiani titolari di conti o società nel paradiso fiscale. Finanzieri, manager, imprenditori, avvocati, stilisti e sportivi. Tra i cento nomi italiani pubblicati dal settimanale anche uno umbro, dicevamo, quello di Gianluca Massini Rosati che sulle pagine di Affaritaliani.it viene definito come “primo escapologo italiano, ha fatto di queste considerazioni la base di un nuovo progetto imprenditoriale e ha deciso di trasformare l’esperienza acquisita sul campo, in primis come imprenditore, in una vera e propria professione in grado di aiutare altri imprenditori e professionisti a dimezzare il proprio carico fiscale nel totale rispetto della legalità“.
[themepacific_box color=”grey” text_align=”left” width=”100%”]Contattato telefonicamente da TuttOggi.info il giovane imprenditore umbro si dice tranquillo per quelle che saranno gli sviluppi del caso “Il mio nome appare in quella lista per una società che avrei dovuto costituire nel campo delle energie rinnovabili, un ambito completamente diverso da quello di cui mi occupo” Così Massini Rosati, che continua “Quando ho capito che il fiscalista a cui mi ero rivolto mi stava consigliando verso una una off-shore e fuori dai limiti della legalità, ho fermato tutto e la società non è mai diventata operativa. Ho buttato via 20mila euro di consulenza – conclude il professionista – e il mio nome è semplicemente rimasto nei registri”.[/themepacific_box]
Certo una pubblicità negativa non di poco conto per l’umbro che da un paio di anni si muove e lavora da Londra e si presenta oggi come escapologo fiscale ossia colui che da imprenditore si mette a disposizione di colleghi aiutandoli con soluzioni fiscali a liberarsi dalle catene delle tasse, in modo del tutto legale, così spiega dal suo blog Massini Rosati. Anzi usando il fisco a proprio vantaggio, grazie a quella che lui chiama “intelligenza fiscale”.
L’imprenditore, come pronta replica, ha comunque inviato una nota stampa per chiarire la sua posizione che pubblichiamo integralmente:
“Qualche giorno fa un mio follower su Facebook mi ha fatto questa domanda:
“Come hai fatto ad acquisire competenze così specifiche? Io pensavo fossero appannaggio dei commercialisti…”
Sul momento gli ho risposto con la prima cosa che mi è passata per la mente, quindi: “Tanta “palestra”, tante bastonate e tanto studio… non si smette mai d’imparare…”
Poi però, a mente fredda, sono tornato su quella domanda e soprattutto più che pensare al “come” (quella risposta è semplice: basta studiare) ho iniziato a interrogarmi sul “PERCHE” ho acquisito competenze così specifiche, forse al pari di un commercialista, forse anche oltre quelle di un commercialista per certi aspetti.
Questa domanda mi ha fatto tornare indietro con la memoria ad alcune batoste che ho preso in prima persona e ai soldi che ho bruciato proprio a causa dell’ignoranza…fino a ripescare nella memoria L’EVENTO SCATENANTE di questa mia passione, forse il seme che ha generato in me la voglia di sviluppare questa cultura fiscale e quindi se vogliamo anche il seme della mia specializzazione in Escapologia Fiscale.
Nella mia vita da imprenditore ho commesso, come tutti, migliaia di errori e per fortuna ne ho tratto anche tante lezioni, ma una di quelle che più mi brucia, e forse si, proprio quella lezione che accese in me la voglia di sviluppare una vasta cultura fiscale, fu quando mi affidai ad un professionista che stava per farmi commettere un reato a mia insaputa, aprendo una società off-shore per pianificare l’imposizione fiscale.
Commisi quell’errore quando il mio spirito critico nei confronti dei professionisti che mi circondavano non era ancora così sviluppato e fu così che mi feci incantare dalla moda del momento (senza tempo a dire il vero) e da un professionista “amico” che voleva spillarmi qualche decina di migliaia di euro.
Era l’anno 2011, gli affari con alcune delle mie aziende andavano piuttosto bene, ero nel settore delle energie rinnovabili e le prospettive di sviluppo internazionale erano decisamente importanti.
Fu in quel periodo che conobbi un super-professionista, “esperto” (a suo dire) di fiscalità internazionale che mi spiegò tutta una serie di cose su Malta, sulle British Virgin Islands e su come avrei potuto gestire quelle operazioni estere attraverso Paesi a fiscalità agevolata, comodamente seduto dalla poltrona di casa mia.
In un lussuoso ufficio, carte alla mano, mi spiegò tutti gli aspetti relativi all’apertura di una società off-shore, tutti i costi, tutti i vantaggi fiscali, tutto quello che dovevo sapere (almeno così credevo) per procedere con il conferimento del mio patrimonio e per la gestione delle attività che di lì a poco mi sarei ritrovato a gestire oltre confine.
Quel professionista sembrava arrivato nel momento giusto, mi avrebbe fornito tutto: fiduciari, direttore, sede legale, conti correnti, insomma bastava pagare (rigorosamente in nero, chissà perché…) e si poteva procedere immediatamente!
Al tempo, come già detto, avevo ancora pochissima esperienza e mi feci incantare dal lussuoso ufficio e dalle magiche parole che sembravano uscire dalla bocca di quell’esperto, così mi fidai e crai una società Off-Shore.
Il mio intento non era evadere le tasse, sia chiaro, i miei affari diventavano internazionali e pensai che dovevo rivolgermi ad esperti internazionali che millantavano crediti oltre frontiera e collaborazioni con grandi gruppi industriali.
Insomma, da giovane imprenditore partito dal nulla, era una grande soddisfazione per il mio ego sapere di avere una società in un paradiso fiscale.
PER FORTUNA di lì a poco mi resi conto che quello che stavo per fare sarebbe stato INUTILE e soprattutto completamente ILLEGALE.
La soddisfazione del mio ego, unitamente alle parole del “super professionista esperto di fiscalità internazionale” stavano per portarmi a commettere reati fiscali dalla poltrona di casa mia: esterovestizione e frode fiscale tanto per cominciare.
Fu così che, accortomi di queste cose, due mesi più avanti, senza neanche aprire il conto corrente di quella Company e senza farle muovere neanche una piuma, ne disposi la chiusura.
Questo errore di gioventù mi costo circa 20.000 euro, ma sono sereno e, soprattutto, posso provare la mia estraneità a questa vicenda. Andai vicino a commettere dei reati penali, ma mi fermai in tempo e soprattutto imparai una grande lezione che oggi voglio sintetizzare così:
Gianluca Massini Rosati”