Siamo uomini di mondo, anche se non abbiamo fatto 3 anni di militare a Cuneo (CLICCA QUI). Sappiamo bene che nel sistema dello spoil system (tradotto, levati tu che mi ci metto io) inevitabilmente doveva finire anche l’epoca di Gianluca Marziani a Palazzo Collicola. Chissà se qualcuno si prenderà mai la briga di fare un bilancio serio sugli anni “visionari e visivi” del curatore d’arte più performativo che Spoleto abbia mai visto in decine e decine di anni o invece si passerà direttamente, nel bene o nel male, all’oblio.
Quando arrivò a Spoleto nel 2010, con i calzini colorati a righe sgargianti e le mani piene di anelli a qualcuno venne una mezza sincope. Storica, la conferenza stampa di presentazione dove si verificò una scazzo di dimensioni epiche con lo zoccolo duro degli addetti all’arte del territorio. Chi se la scorda più la faccia del compianto Vincenzo Cerami, assessore alla cultura e grande sponsor di Marziani, che vista la vera “tigna” degli spoletini cominciò a scivolare lentamente sulla sedia per farsi piccolo piccolo.
Noi c’eravamo e ne riportammo un quadro a tinte forti a metà tra l’epopea di Gilgamesh e le scazzottate futuriste in Galleria a Milano.
Ci siamo dilungati su questo ricordo perchè se c’è una differenza evidente tra il prima e il dopo, questa è apparsa subito sin dalla conferenza stampa di presentazione di questa mattina, del neo- direttore di Palazzo Collicola, Marco Tonelli. Nella Sala dello Spagna a Palazzo Comunale, folla composta e attenta degli stessi addetti all’arte di 9 anni fa e Tonelli in total black, lacci delle scarpe inclusi e al netto di una cravatta bluette, con al fianco il sindaco Umberto deAugustinis e l’assessore alla cultura Ada Urbani.
Il tutto nel segno di un understatement che nella conferenza stampa odierna ha raggiunto dimensioni di pauperismo monacale. Niente microfono, voci basse, e gioia dipinta sui volti per la novità a livelli da “crollo di una diga”. Mancava il Te Deum e un vago odore di incenso per poter avere la certezza che si era sbagliata sala della conferenza stampa.
Dopo una rapida presentazione del sindaco, come sempre molto conciso e al limite dello “spiccio” (4 minuti in tutto), la parola è passata a Tonelli per una conferenza programmatica della durata di quasi 60 minuti.
Il neo- direttore, marca subito il territorio e ovviamente, come quando finisce un amore e tutto intorno ti ricorda colui che non c’è più, la prima cosa da fare è ridipingere le pareti di casa. E tanto la prende sul serio la faccenda, Tonelli, che tra i vari punti qualificanti della Perestroika in salsa tartufata esce fuori una certa avversione per il progetto On the Wall, forse la cosa più vicina alla spettacolarizzazione museale di Marziani. Trattasi di numerosi interventi fatti a mo di affresco direttamente sulle pareti principali di Palazzo Collicola. Ma il tempo e forse anche una certa incuria associata agli effetti del sisma del 2016 hanno messo in seria difficoltà una parte degli interventi che dunque ora Tonelli non vede di buon occhio e che vengono associati dallo stesso senza tanti complimenti ai graffiti dei “centri sociali”. Figuriamoci! Palazzo Collicola come un centro sociale nell’era de Augustinis? E quando mai.
E così alcuni verranno rimossi, altri coperti e forse solo un paio conservati, previa donazione definitiva come opera alla città. Con questo approccio si canta il de profundis anche per Oasi Collicola, opere “marziane” depositate nel cortile del museo “senza assicurazione e documentazione”, spiega il neo direttore. E a quanto pare, il problema delle opere senza identità ne certificazione non si limita a Oasi Collicola. Urge una ricognizione totale, perchè da come viene descritto ora il Collicola, più che un contenitore, a tratti sembra un cassonetto.
Ma il vero primo atto del nuovo corso, come più volte ventilato anche in campagna elettorale dallo stesso sindaco de Augustinis, prenderà avvio dalla valorizzazione del patrimonio esistente e ingiustamente relegato in cantina dal Marziani visionario. Chi non ricorda la divertente storia dei bollini con cui si separavano opere degne da quelle da destinare al sottoscala.
Tutti hanno avuto modo di conoscere il curriculum vitae di Tonelli e così ora sappiamo che il nuovo direttore è stato allievo, collaboratore e pupillo del Prof. Giovanni Carandente, e nello specifico, è uno studioso accreditato dell’opera di Leoncillo.
Se dunque la matematica non è opinione, è esattamente dal Gruppo dei 6 del Premio Spoleto (Toscano, De Gregorio, Raspi, Orsini, Rambaldi e Marignoli) e dall’esperienza della celeberrima mostra “Sculture nella città” del 1962, in occasione del V° Festival dei Due Mondi, che il nuovo corso riparte. Oltre Sol Lewitt, Calder, Beverly Pepper e molti altri.
Si torna all’antico, che non scade mai di moda e va bene su tutto. “Recuperiamo gli spazi partendo dalla ricchezza strutturale permanente di Palazzo Collicola– dice Tonelli dopo aver raccontato di un sopralluogo effettuato con una importante conservatrice di una nota galleria nazionale e con gli uomini del Nucleo Tutela del Patrimonio culturale dell’Arma dei Carabinieri- e spostiamo la collezione permanente al secondo piano. C’è una cattiva disposizione e accessibilità, non adeguata a criteri di museologia contemporanea. Occorre un approccio più accattivante che spieghi ai visitatori cosa hanno di fronte.”
E a seguire la creazione di un nuovo catalogo, la valorizzazione spinta delle opere di Leoncillo, anche alla luce della recente maxi quotazione dell’opera che era di proprietà della fu-Spoleto Crediti e Servizi e ormai irrimediabilmente persa in qualche forziere di collezionista a causa di qualche cialtrone di troppo. Per il patrimonio di Leoncillo presente al Collicola si tratta dunque di ricalcolare tutti i valori e sopratutto stipulare nuove assicurazioni, digitalizzare l’archivio presente e renderlo fruibile agli studiosi internazionali.
Stesso discorso per la Biblioteca e il fondo Carandente di concerto anche con la Biblioteca comunale. “A breve arriveranno dei nuovi importanti volumi che verranno donati da varie fondazioni e arricchiranno il patrimonio presente”, annuncia Tonelli già attivo sul fronte dei rapporti istituzionali non appena confermato nell’incarico a Spoleto che avrà una durata triennale. “Ci darà una mano in questo anche la Quadriennale di Roma, che possiede dei documenti inediti su Carandente”.
“Ho avuto adesioni per costituire anche un Comitato Scientifico– prosegue il direttore prodigo di sorprese-costituito da tre indiscusse personalità del mondo dell’arte contemporanea. Il critico Bruno Corà, l’attuale direttore della Fondazione Burri, lo storico e critico Thierry Dufrêne, esperto di Giacometti, che ha curato recentemente una mostra su Dalì al Pompidou e l’architetto e designer David Palterer.”
“Spostare la collezione permanente al secondo piano, diventa dunque per me un modo di conservare, valorizzare e comunicare il patrimonio permanente del Collicola”.
Indubbiamente un approccio che privilegia i criteri di musealità contemporanea al posto della spettacolarità, a volte anche modaiola del passato. Di sicuro un percorso da testare sul campo.
Tonelli non poteva presentarsi senza qualche preda tra i denti e così annuncia ai presenti un primo allestimento di Palazzo Collicola, giusto in tempo per l’avvio del Festival di Spoleto. Ma non solo questo. Sono in corso trattative con la Tate Gallery di Londra per portare a Spoleto l’opera completa dei disegni di Francis Bacon, 40-45 pezzi in tutto.
Al termine della conferenza stampa, per dovere di cronaca, confermiamo che nessuno dei presenti è stato assolto dai propri peccati, e la questua non è passata.
Marco Tonelli (Roma, 1971), critico e storico d’arte, ha curato cataloghi e mostre di arte moderna e contemporanea tra cui Fabrizio Plessi, Bill Viola, Candida Höfer, Hidetoshi Nagasawa, Pino Pascali, Leoncillo, Bertozzi & Casoni, Bruno Ceccobelli, Giacinto Cerone, Giuseppe Spagnulo, Luigi Mainolfi, Gianni Asdrubali, Gehard Demetz, Eduard Habicher; è stato Assessore alla Cultura e al Turismo per il Comune di Mantova, Caporedattore della rivista Terzo Occhio, Commissario inviti della XIV Quadriennale di Roma e tra i curatori del 60 Premio Faenza presso il MIC.
Dopo la laurea in Storia dell’Arte presso l’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito il diploma di Specializzazione in Archeologia e Storia dell’arte ed un Dottorato di Ricerca in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Siena. Ha inoltre curato il catalogo generale delle sculture di Pino Pascali. Attualmente insegna Storia dell’arte moderna e contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia e ha tenuto conferenze sull’arte moderna e contemporanea presso l’Università di Verona, la Cornell University di Roma, il Museo Pushkin di Mosca, il Mar di Ravenna, il Ciac di Foligno, la Fondazione Burri di Città di Castello, la Società Dante Alighieri di Roma, l’Accademia di Belle Arti di Vilnius, la Fundación Simón I. Patiño di La Paz, la Fondazione Quadriennale di Roma, la GAMeC di Bergamo ed altre sedi istituzionali. Dal 2015 al 2017 è stato Direttore artistico della Fondazione Museo Montelupo Fiorentino per cui ha ideato la rassegna Materia prima, che ha previsto la realizzazione di sculture permanenti nel centro storico di Ugo La Pietra, Bertozzi & Casoni, Nagasawa, Loris Cecchini, Lucio Perone, Gianni Asdrubali. Cura per conto di Palazzo Ducale a Mantova il progetto Scultura in Piazza (Vortici di Hidetoshi Nagasawa nel 2016, Guscio di Eduard Habicher nel 2018).
Tra le sue pubblicazioni più recenti: Leoncillo: Piccolo diario 1957-1964 (2018); Hidetoshi Nagasawa. Vortici (2017), Francis Bacon. Le atmosfere letterarie (2014), The Art Horror Picture Show. Dalla Transavanguardia alla Transfunzionalità (2011), Pino Pascali. Catalogo generale delle sculture 1964-1968 (2011), Pino Pascali: il libero gioco della scultura (2010), La statua impossibile. Scultura e figura nella modernità (2008), La più mirabil cosa. Teoria della statua da Donatello a Rodin (2006). Ha infine pubblicato articoli e recensioni su Arte, Exibart, FMR, Art e Dossier, Mozart, Logos, Agalma, Espoarte, Look Lateral, ContemporArt, Global Magazine.
È in corso di pubblicazione uno studio monografico sulla scultura di Alberti Burri per conto della Fondazione Alberto Burri Palazzo Albizzini di Città di Castello (marzo 2019).
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Foto Tuttoggi (Carlo Vantaggioli)