La nostra testata se n’era già occupata nel 2016 ma, da allora, ben otto anni dopo, lo strano caso di via del Forno, nel rione San Giacomo di Città di Castello, non ha ancora trovato una soluzione.
La situazione, esplosa peraltro anni prima, ci era stata raccontata dagli stessi esasperati residenti, in balìa di un solo uomo – anch’esso residente nella medesima via – la cui casa era ben riconoscibile dalla “prepotente vegetazione” che usciva dalle mura del suo civico e occupava abbondantemente la strada.
Una “giungla fatiscente” coltivata negli anni quasi ogni notte, quando il proprietario, in piena notte – così come raccontato dai vicini 8 anni fa – innaffiava la sua “creatura” servendosi degli idranti pubblici del vicino Liceo, srotolando tutta la pompa fin davanti casa. Un hobby notturno che però ha sempre portato le sue conseguenze: sversamenti di qualsiasi tipo sul selciato (scivoloso e sporco), un accumulo esagerato di suppellettili e vaschette ricolme di liquidi maleodoranti, che favoriscono il proliferare di zanzare e topi e una situazione igienica generale davvero al limite.
Un quadro di di degrado e sporcizia che fino ad oggi è rimasto tale – sebbene la giungla si sia alquanto “ritirata” e l’accumulo seriale abbia assunto un certo “ordine” – anche per l’impossibilità di mediazione con il diretto interessato. Alle proposte di “tregua”, peraltro, sono sempre seguiti episodi di gomme bucate, auto imbrattate con vernice spray e rifiuti organici umani ritrovati negli zerbini di benvenuto.
Lo “strano” caso di via del Forno, proprio come allora, è tornato anche in Consiglio comunale, dove l’assessore di riferimento ha risposto sconsolato “di essere di fronte ad una questione annosa. Abbiamo a che fare con soggetto particolare, tutto quello che abbiamo fatto è servito a poco e non si riesce a trovare la quadra per poter concludere in maniera positiva il tutto, anche perché sarebbe necessario – dato l’interessato – un provvedimento molto forte che finora non c’è stato”.
Dai recenti sopralluoghi di Asl e Polizia municipale, insieme al personale di Sogepu – due nel 2022, tre nel 2023 (l’ultimo a novembre) – è sempre stata riscontrata la presenza di cumuli di materiali cartaceo, bottiglie e sacchi di plastica, contenitori senza copertura pieni di acqua stagnante con la presenza di numerose zanzare e immondizia di ogni tipo. Ogni volta al proprietario dell’immobile sono sempre stati elevati verbali di violazione amministrativa con relativa ordinanza sindacale (per rimozione rifiuti, sicurezza urbana etc), peraltro sempre recepiti e pagati dallo stesso, anche se dopo poco tempo la situazione è sempre tornata al punto di partenza. L’ultima segnalazione risale a febbraio 2024 ma l’uomo, stavolta, non è mai stato trovato a casa per la consegna del “solito” verbale.
L’altro “paradosso” emerso è quello della presenza di cartelli relativi alla videosorveglianza che però, da quanto risulta, non sarebbe mai stata installata. “Le telecamere – secondo quanto dichiarato in aula dall’assessorato – non sarebbero mai state collocate in via del Forno in quanto non è presente in zona uno spazio pubblico e perché la loro installazione deve essere autorizzata dal proprietario dell’immobile sul quale di fatto verrebbero puntate“. “Allora perché mettere quei cartelli?”. Sì, ce lo stiamo chiedendo tutti.
Sulla questione è intervenuto lo stesso sindaco, sottolineando che la problematica è di natura molto più importante, “perché riguarda la sfera individuale di un soggetto con un comportamento reiterato e deviante per il senso civico. Più volte ho chiesto ai servizi preposti, all’ASL, di valutare la casistica. Non sono uno che vuole imporre limitazioni della sfera personale però in questo caso penso ci siano difficoltà che vanno oltre, evidenti, acclarate e reiterate e sto spingendo ufficialmente perché le autorità sanitarie prendano in mano la situazione con seri provvedimenti. La mera sanzione amministrativa non è assolutamente in grado di essere deterrente efficace, il vero intervento deve essere di carattere sanitario”.