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Ospedali, accorpamenti, tagli, riconversioni: così il Piano di razionalizzazione

Quindici giorni è il tempo concesso alle Aziende sanitarie e ospedaliere per predisporre un programma operativo di recepimento di quello che la Giunta regionale ha definito il Piano di efficientamento e di riqualificazione del sistema sanitario regionale 2022-24. E che per l’opposizione, all’attacco, è un insieme di tagli della sanità pubblica in Umbria, con l’obiettivo di favorire quella privata.

Solo quindici giorni di tempo perché, come messo nero su bianco nella delibera di Giunta, l’azione iniziata a giugno ha come obiettivo di provare a ridurre il disavanzo strutturale da qui a dicembre. del resto, alcune scelte erano già state ampiamente annunciate. Mentre per altre ci sono sorprese, come quelle che riguardano il Trasimeno, dove i sindaci, in rivolta, parlano di accordi traditi.

La riorganizzazione, comunque la si voglia chiamare, era stata sollecitata dal Ministero e dalla Corte dei conti, per rimettere in riga i bilanci delle Aziende sanitarie e ospedaliere umbre, tra maggiori spese a causa della pandemia e quel deficit “strutturale” di circa 42 milioni che per la maggioranza è un lasciato, pesante, di come veniva gestita la sanità ai tempi del Pd. Uno sbilancio, comunque, che con i rincari di energia e materiale, se non ci sarà una significativa inversione di tendenza, si stima arriverà a 150 milioni di euro.

Gli accorpamenti

In base al Piano, si punta ad aumentare le prestazioni “di alta specialità” negli ospedali di Perugia e Terni, i Dea di II livello, con l’integrazione ad essi, rispettivamente, dei nosocomi di Pantalla e Narni, ospedali di base con pronto soccorso. Accorpamenti che comporteranno una distribuzione dei posti letto per patologie, con conseguenti spostamenti dei pazienti nelle strutture ritenute più idonee a seconda dei casi.

Costituiranno un unico Dea di I livello, insieme, gli ospedali di Foligno e Spoleto, una delle sfide più impegnative di questa riorganizzazione. La soluzione individuata è quella di affidare comunque al San Giovanni Battista tutte le prestazioni urgenti e in emergenza, mentre al San Matteo degli Infermi si svolgeranno le attività programmate. Insomma, due principali sedi ospedaliere con “unificazione funzionale e operative”, rispettivamente, con le strutture di Trevi e Cascia), ma con diverse vocazioni. Prevedendo dunque uno spostamento di pazienti e utenti tra il Folignate e lo Spoletino, a seconda delle necessità, per aumentare – è l’obiettivo dichiarato – qualità e quantità delle prestazioni.

Dea di I livello anche gli ospedali di Città di Castello, Branca e Orvieto. Con una conseguente individuazione dei posti letto sulla base dei limiti fissati dal Ministero. Quanto alle attività specialistiche, si pensa di sfruttare la loro posizione al confine con altri regioni per attrarre pazienti e quindi aumentare il bilancio della mobilità tra regioni. Per la quale l’obiettivo è anche quello di abbattere il pendolarismo dei malati umbri.

Le riconversioni più importanti riguarderanno gli ospedali più piccoli. Umbertide, destinato, insieme alla Prosperius (la cui proprietà, a breve, passerà a maggioranza in mano pubblica), a costituire un polo specialistico per infortuni e patologie ortopediche e per le attività riabilitative. Manterrà il pronto soccorso.

Ancora de definire compiutamente il ruolo dell’ospedale di Assisi, che manterrà il pronto soccorso ed entrerà nella rete degli interventi chirurgici programmati, mentre le degenze riguarderanno le disabilità.

L’ospedale di Amelia sarà riconvertito in una casa di cura, come “ospedale di comunità”. Fascia in cui si colloca anche quello di Castiglione del Lago, che dunque non avrà il pronto soccorso, ma che manterrà l’attività chirurgica ambulatoriale e il servizio di emodialisi.

L’azione riguarda ovviamente anche la ridefinizione della rete dei laboratori, trasfusionale, delle reti cliniche ospedaliere. E la riorganizzazione dei Dipartimenti.

Meno tempo in ospedale

E poi ci sono le indicazioni per gli operatori sanitari. Come quella che ha come obiettivo la riduzione del tasso di ospedalizzazione, della degenza media e del tasso di occupazione dei posti letto. Saranno incentivati i processi di deospedalizzazione.

Il personale

L’aumento delle prestazioni, da cui passa necessariamente il recupero dei costi, dovrà coinvolgere necessariamente anche il personale. Il Piano prevede infatti la “razionalizzazione delle risorse umane”, la cui produttività sarà commisurata agli standard fissati per ospedale e unità operativa. Ed è proprio questo, insieme alla suddivisione dei posti letto, l’aspetto che più interesserà i piani attuativi che i direttori dovranno varare entro due settimane.

Quanto al fabbisogno di personale nell’area ospedaliera, per i medici si definisce il fabbisogno per ogni singola specialità, mentre per il comparto il riferimento è il DM 70.

La spesa farmaceutica

Si metterà ulteriormente mano alla spesa farmaceutica convenzionata, dopo l’elaborazione, un anno fa, del prontuario dei costi terapia di tutti i farmaci utilizzati. L’obiettivo è restare sotto il tetto fissato pe r la spesa farmaceutica convenzionata.

Una task force regionale avrà il compito di monitorare l’andamento della spesa farmaceutica.

La riduzione dei Distretti

Per la gestione della sanità sul territorio, i Distretti passeranno dagli attuali 12 a 4. saranno promosse forme associative tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali, nell’ottica di aumentare la cosiddetta medicina di “chiamata pro-attiva”, specialmente per i pazienti cronici.

Al Distretto saranno affidate anche le cure domiciliari, che si vogliono implementare, e la figura dell’infermiere di famiglia.