Le domande senza risposta rivolte da TO alla dirigenza dell’ospedale di Terni hanno generato delle reazioni politiche e, ovviamente, anche delle ulteriori considerazioni della Cgil da cui era partita ‘la denuncia’ di alcune criticità, anche gravi, relative alla gestione Covid e delle prestazioni ordinarie all’interno dell’ospedale “Santa Maria” di Terni.
Il Movimento 5 Stelle, tramite il capogruppo regionale Thomas De Luca, rispetto al silenzio del direttore generale Pasquale Chiarelli osserva come “Tutto sia sigillato e nessuno dentro l’ospedale debba parlare, dimostra quanto sia ingarbugliata la situazione e decisamente poco trasparente”.
Neanche la Cgil si stupisce del silenzio: “Di norma questa Direzione fa sempre un largo uso dei mezzi di informazione, il fatto che non risponda preoccupa fortemente perché probabilmente non intravedono soluzioni alle problematiche che abbiamo evidenziato – commenta ancora Giorgio Lucci a TO – L’ultima nostra richiesta di incontro sulle criticità relative al Pronto Soccorso risale al 24 gennaio e, nonostante le sollecitazioni, non abbiamo avuto risposta. Stessa situazione riguarda il blocco delle attività chirurgiche e la convenzione con Usl 2 per l’uso delle sale operatorie di Narni. È evidente che nei prossimi giorni cercheremo di essere più convincenti per affrontare queste ed altre problematiche”. Rapporti sindacali, invece, molto più distesi con l’Usl2 che ha avviato una proficua interlocuzione con le parti sociali per risolvere le criticità legate alla sanità provinciale.
“Da una parte c’è un direttore secondo cui va tutto bene, dall’altra gli operatori sul campo che raccontano tutta un’altra storia – seguita De Luca – Ovvero una mancanza abissale di personale, soprattutto infermieristico, tanto che molte sedute operatorie non vengono svolte. Una mancanza cronica di posti e un pronto soccorso intasato di persone che non possono essere ricoverate perchè l’ospedale è pieno. E ancora reparti chiusi e altri spazi che non sono utilizzati, come ad esempio l’unità di terapia intensiva Covid costruita di fronte al Pronto Soccorso e che da marzo scorso è vuota. Sei posti letto di terapia intensiva inutilizzati da un anno e per i quali sono stati spesi soldi inutilmente”.
“Sarebbe interessante capire dal direttore dell’ospedale di Terni come mai la terapia intensiva sia stata posizionata all’interno dell’osservazione breve del Pronto Soccorso – spiega ancora De Luca a TO – togliendo quindi altri posti letto a quelle persone che sono nella zona grigia dell’osservazione, quelle cioè che non possono essere mandate a casa ma non sono ancora da ricovero. Un filtro che è venuto a mancare nel momento in cui questa struttura è stata trasformata in terapia intensiva. Tutto questo a fronte di una situazione che il direttore vuol far passare come idilliaca”.
“La discrepanza tra ciò che viene detto e ciò che viene denunciato da chi sta in prima linea non è l’unico elemento di criticità. Il fatto che abbia inasprito la fuoriuscita di notizia, che tutto sia sigillato e nessuno dentro l’ospedale debba parlare, dimostra quanto sia ingarbugliata la situazione e decisamente poco trasparente. Non rispondere e mettere a tacere tutte le voci che possono far uscire delle problematiche che vanno risolte, ecco la strategia del direttore dell’ospedale di Terni – conclude De Luca – La realtà è ben diversa. Se, come dice lui, abbiamo tutti questi medici e tutto questo personale, allora perché tutti questi interventi non vengono fatti e perché abbiamo liste d’attesa così lunghe?”.
Il Partito Democratico, tramite il capogruppo del consiglio comunale, Francesco Filipponi, ricorda che “In seconda commissione consiliare comunale si è sviluppato un confronto serio e franco su queste ed altre criticità relative all’azienda ospedaliera, ci aspettiamo come avvenuto in quella occasione, anche ora un dibattito utile ad individuare le migliori soluzioni”.
Filipponi individua alcuni aspetti della gestione particolarmente importanti: “Rispetto alle osservazioni poste dalla Cgil sulle criticità dell’azienda ospedaliera di Terni – commenta il capogruppo del Pd a TO – tra cui la cronica inadeguatezza del filtro territoriale per i pazienti non acuti, la mancanza di strutture pronte ad accogliere i dimessi dall’ospedale, l’incapacità di garantire le cure domiciliari, sarebbe necessario comprendere da parte dell’azienda e della Regione, come si intenda procedere e con quali modalità”.
“Occorre una volta per tutte concordiamo una soluzione per le esigenze dei pazienti chirurgici e quelli non Covid, considerati nuovamente e troppo spesso pazienti di serie B, a causa della sospensione e del blocco dei loro percorsi diagnostici e terapeutici. Inoltre– seguita Filipponi – occorrerebbe a nostro avviso come detto in commissione consiliare, l’attivazione di ulteriori posti letto Covid, al fine di evitare la presenza in alcuni reparti ordinari non covid di pazienti positivi e letti nei corridoi. È necessario infine – conclude – non assumere atteggiamenti rinunciatari rispetto alla necessità di un nuovo nosocomio, non ci si può affidare solo ad un project-financing, occorre tornare ad una forte iniziativa pubblica”.
Il consigliere del Gruppo Misto, Emanuele Fiorini, affonda il colpo sulla dirigenza dell’ospedale di Terni, ritenendo “che il Direttore Generale Chiarelli non è all’altezza del ruolo che ricopre e che la responsabilità di ciò che sta accadendo al nosocomio ternano, ricade anche sull’Assessore Regionale alla Sanità e sulla Presidente Tesei”. Il consigliere spiega a TO che “L’ala nord avrebbe dovuto essere aperta per ospitare i pazienti affetti da Covid- 19 che invece sono tenuti nei vari reparti ed i pazienti ordinari nei corridoi. Non può essere addotta quale causa di giustificazione della chiusura dei suddetti reparti, la loro ristrutturazione, in quanto la situazione, sarebbe ancora più grave, dato che i lavori sono iniziati da talmente tanto tempo che avremmo avuto un Ospedale nuovo! Il vero problema è la mancanza di personale sufficiente”.
“Vorrei ricordare alla Presidente Tesei, non tanto al Sindaco Latini intento solo a fare selfie, che nel piano regionale sanitario, non c’è un minimo accenno alla realizzazione dell’ospedale nuovo di Terni.
Non regge lo specchietto per le allodole sulla realizzazione del nuovo nosocomio con la tecnica del project-financing.
Infatti – spiega Fiorini – è noto come il project determini per le aziende sanitarie costi di gestione che, in alcuni casi, sono superiori rispetto alla vecchia gestione interna o rispetto al precedente sistema dell’appalto, del 30,40,50% e per la durata di decenni.
Sulla incompatibilità del project financing nella costruzioni di ospedali pubblici si è duramente espressa la Corte dei Conti, sia dell’ Emilia Romagna con Deliberazione n°5 del 2012 sia del Veneto con delibera n° 196 del 2018, evidenziando come in questo caso non si generano flussi di entrate che possano sostenere correttamente il finanziamento del progetto, conseguenza di ciò è la definizione di accordi che scaricano sul pubblico i rischi di impresa”.
“Il Project Financing diventa così per il privato una fonte di rendita garantita e per il pubblico una fonte di aumento di costi e del debito pubblico.
La realizzazione dell’Ospedale con il project financing è una operazione non fattibile ed in ogni caso pregiudizievole per le casse pubbliche.
Spero tanto che la Presidente Tesei e il Sindaco Latini abbiano affermato la fattibilità di tale operazione solo per gettare un pò di fumo negli occhi, altrimenti si salvi chi può.
Vorrei invitare l’Assessore Coletto e il Direttore generale dell’Ospedale di Terni Chiarelli ad un atto di clemenza verso i cittadini ternani – conclude Fiorini – cioè a rassegnare le loro dimissioni onde evitare ulteriori danni alla nostra sanità e alla salute dei cittadini”.