Si focalizza tutta sull’ospedale San Matteo degli Infermi la campagna elettorale per le regionali del 17 e 18 novembre a Spoleto. E così dopo incontri vari (il confronto promosso dal City forum nei giorni scorsi tra i candidati consiglieri e l’incontro a distanza nel fine settimana in città delle principali candidate governatrici Stefania Proietti e Donatella Tesei) arriva la mossa a sorpresa del centrosinistra (e non solo) spoletino, guidato dal sindaco Andrea Sisti.
Dopo anni di polemiche e botta e risposta, infatti, a meno di una settimana dalle elezioni regionali, l’intera Giunta, i consiglieri comunali di maggioranza insieme a tre di minoranza hanno depositato lunedì mattina un esposto alla Procura della Repubblica sulla mancata riattivazione di tutti i servizi del San Matteo degli Infermi dopo il periodo dell’emergenza Covid.
“Tornerà tutto com’era prima” aveva assicurato la presidente della Regione uscente, Donatella Tesei, in più occasioni ai cittadini in merito all’ospedale di Spoleto; così era previsto anche da apposite delibere regionali. Così non è stato, ‘per cause di forza maggiore’ hanno argomentato in questi anni dalla Regione e dall’Usl Umbria 2. Terreno di battaglia politica sono stati così negli ultimi 3 anni la chiusura del punto nascita (motivato dalla mancata deroga statale) ed il mancato ripristino del reparto di Cardiologia h24. Quest’ultimo nonostante molteplici bandi, disertati quasi sempre dal personale.
Regione ed Usl, dunque, hanno evidenziato come il mancato ripristino di tutti i servizi sia indipendente dalle loro volontà ed azioni; il centrosinistra spoletino, invece, continua a puntare il dito sulla Tesei in particolare. Nel frattempo sono state raccolte circa 9mila firme tra i cittadini di Spoleto per chiedere che il San Matteo degli Infermi torni ad essere come era prima del Covid. In realtà alcune situazioni erano critiche anche prima, soprattutto per quanto riguarda la Cardiologia e la Pediatria (già nella primavera del 2019 si rischiò la chiusura del reparto, poi scongiurata) e la spoliazione del nosocomio cittadino è un processo che purtroppo è andato avanti per diverse legislature.
Si è focalizzato appunto sull’ospedale di Spoleto l’incontro che la candidata del centrodestra e governatrice uscente Donatella Tesei ha tenuto venerdì pomeriggio a Villa Redenta. “Di fronte a una sala gremita – è stato spiegato – la presidente non si è sottratta alle domande sul tema ‘spinoso’ dell’ospedale. A questo riguardo ha precisato che la scelta, a suo tempo, di fare di Spoleto l’unico ospedale Covid della regione è stata una scelta obbligata, dettata dal fatto che il San Matteo aveva parametri e numeri di gran lunga inferiori rispetto agli altri nosocomi, soprattutto per quanto riguarda il numero di ricoveri. L’ospedale di Pantalla che, inizialmente, era stato individuato come ospedale Covid, pur avendo delle sale operatorie nuove, non aveva la terapia intensiva, indispensabile per ospitare i ricoveri da Covid 19, di cui invece il San Matteo era dotato.
A chi ha fatto notare che era stato promesso di riportare i servizi del nosocomio al pre Covid ma così non è stato, Tesei ha spiegato: “c’è stato un ritardo a cui hanno contribuito molteplici fattori, tra cui la scarsa attrattività del San Matteo, per cui i bandi per il personale medico emanati dalla regione sono andati deserti. Nonostante ciò, adesso molti dei servizi sono ritornati e oggi l’attività ospedaliera è ripresa in maniera significativa, malgrado i falsi allarmismi di carattere elettoralistico. Nell’intero distretto di Spoleto, infatti, le prestazioni erogate sono passate dalle 77mila del 2019 alle 100mila del 2024, con un +30%. Nello stesso periodo, sul presidio ospedaliero del San Matteo sono stati investiti quasi 10 milioni di euro, per lavori di cui un terzo già completati, altrettanti in corso e il resto già programmato. Sono stati incrementati i posti letto, ampliato il pronto soccorso, investiti oltre 4 milioni per dotare l’ospedale dell’acceleratore lineare per le patologie oncologiche, per il quale il San Matteo è riferimento per tutta la regione. Azioni, dunque, che dimostrano che non solo non c’è la volontà di chiudere il presidio ospedaliero, quanto piuttosto di qualificarlo e valorizzarlo nell’ambito della rete regionale”.
La Tesei ha anche ribadito la mancata volontà del sindaco di Spoleto di confrontarsi sul tema dell’ospedale, disdicendo gli incontri fissati sul terzo polo, “progetto peraltro elaborato da un’apposita commissione tecnica alla quale aveva partecipato, per conto dello stesso Comune, il presidente del consiglio comunale, dottor Marco Trippetti”.
E dopo l’incontro del centrodestra di venerdì, sabato c’è stato quello del centrosinistra, con un presidio fuori dal San Matteo degli Infermi alla presenza della candidata presidente Stefania Proietti e del comitato in difesa dell’ospedale di Spoleto che ha consegnato la petizione raccolta, già depositata in Regione ed in Prefettura. “Prendo in mano – ha detto la Proietti – le 9mila firme che hanno un enorme peso simbolico nel chiedere il ripristino dell’ospedale di Spoleto com’era prima del Covid. Non siamo qui per fare proclami, siamo qui per prendere un impegno in difesa del diritto alla salute che spetta a ciascun cittadino: non è giustificabile tenere reparti chiusi in una zona che oltretutto soffre ancora per le ferite del terremoto di 8 anni fa“.
Un’iniziativa analoga si è poi tenuta fuori dal San Giovanni Battista di Foligno. “Eravamo lì in tanti – è stato poi il commento della candidata di centrosinistra – per la difesa dei nostri due presidi ospedalieri strategici, che hanno subito un calo drastico di personale, di attrezzature, un depauperamento di tutti i reparti. Il personale sanitario lavora in condizioni impraticabili e per questo sono i nostri eroi. Noi non ci stiamo. Vogliamo risollevare la sanità pubblica, rilanciare questi presidi, donare una speranza a chi da anni si sente totalmente abbandonato a sè stesso. Votando la nostra coalizione, votate per la vostra salute garantita, per la cura disinteressata non legata a un profitto, per la prevenzione, che solo lo Stato può dare ai cittadini, per la cura delle persone che hanno più bisogno. Lo faremo, e rimetteremo il destino dell’Umbria nelle mani degli umbri.
Durante la manifestazione è stato fatto anche, appunto, l’annuncio della presentazione di un esposto in Procura nei giorni successivi.
Una denuncia che è stata effettivamente depositata negli uffici di piazza Fratelli Bandiera lunedì mattina, appunto a meno di una settimana dal voto e dopo che negli ultimi anni sono stati effettuati cortei e manifestazioni con in prima linea gli amministratori locali, l’ultimo oltre un anno fa, a cui non erano seguite altre azioni. Non è chiaro quali reati possano venire ipotizzati nel caso in cui la Procura guidata da Claudio Cicchella decida di aprire effettivamente un’inchiesta in merito; viene da pensare eventualmente ad ipotesi come interruzione di pubblico servizio o omissione di atti d’ufficio. Né si conoscono i dettagli dell’esposto, il cui contenuto viene mantenuto segreto. I firmatari si limitano a spiegare che “nello specifico è fatta richiesta affinché vi siano i dovuti accertamenti in considerazione del non verificarsi delle articolazioni inserite nell’Ordinanza della Presidente della Giunta Regionale n.67 del 22/10/2020. Aspetti che, secondo i sottoscrittori del documento, ad oggi fanno si che l’ospedale San Matteo degli Infermi non riesca a garantire le proprie funzioni di emergenza / urgenza quale DEA di I livello”.
L’esposto porta dunque la firma del sindaco Andrea Sisti e degli assessori Stefano Lisci, Agnese Protasi, Luigina Renzi, Danilo Chiodetti, Letizia Pesci, Manuela Albertella e Giovanni Maria Angelini Paroli, del presidente del consiglio comunale Marco Trippetti e dei consiglieri di maggioranza Federico Cesaretti, Francesca Maso, Samuele Bonanni, Maura Coltorti, Enzo Alleori, Enrico Morganti, Daniele Filippi, Donatella Loretoni, Vania Buffatello, Egisto Fede, Guerrino Lucentini, Arianna Panetti, Mrika Lleshaj, Nadia Fibraroli e dei tre consiglieri di minoranza (che sul tema del San Matteo degli Infermi sono spesso stati in linea con la maggioranza) Paolo Piccioni, Giancarlo Cintioli e Maria Elena Bececco.
In realtà, anche se indirettamente, la Procura della Repubblica di Spoleto ha già aperto – ed archiviato – un’inchiesta in merito alla situazione dell’ospedale di Spoleto ed alla mancata presenza del cardiologo h24. La vicenda è quella relativa ad un uomo di Cascia che era morto dopo essere arrivato al pronto soccorso del San Matteo degli Infermi. Pur essendo stato colpito da un infarto Nstemi non era stato trasferito in un altro ospedale anche dopo che nel nosocomio spoletino era finito il turno del cardiologo presente h12. In quella occasione, dalla Procura era stato spiegato che “in riferimento al mancato trasferimento in Ospedale dotato di UTIC (Foligno o Terni), premesso che il trasferimento sarebbe stato da ritenersi indicato ed in conformità con il corretto percorso gestionale riportato nelle Linee Guida citate dai consulenti, si può affermare con ragionevole certezza che la sua mancata attuazione, stante l’adeguatezza del monitoraggio e delle cure prestate in sede di Pronto Soccorso, non abbia modificato né la prognosi né l’esito degli eventi occorsi”.
Anche un’altra delle candidate alla presidenza della Regione Umbria punta il dito sulla situazione dell’ospedale di Spoleto. Si tratta di Martina Leonardi (Insieme per un’Umbria resistente) che chiuderà la sua campagna elettorale proprio fuori dal San Matteo degli Infermi. Venerdì 15 novembre alle ore 10, infatti, ha indetto una conferenza stampa di chiusura campagna elettorale proprio fuori dall’ospedale di Spoleto. Sarà presente con i candidati della lista anche il portavoce nazionale di Potere al Popolo Giuliano Granato.