Per la sanità altotiberina anche il nuovo anno sembrerebbe non partire con buoni auspici. La recente delibera regionale relativa alla riorganizzazione dell’intero settore e non prevede infatti la ristrutturazione, all’ospedale di Città di Castello, dei reparti d Oncologia e Radioterapia, con il declassamento di quest’ultima da Struttura “complessa” a “semplice”.
Lo stesso sindaco tifernate Luca Secondi ha annunciato la richiesta di un confronto ai vertici della Regione Umbria, politico-istituzionali ed amministrativi, attraverso una apposita commissione “per poter analizzare, con il coinvolgimento del territorio, questi aspetti di riorganizzazione che devono essere chiariti, al fine di difendere la sanità pubblica nella nostra realtà, che è vero e proprio territorio di confine: c’è il rischio di un depauperamento e di uscita dei cittadini che devono rivolgersi alla sanità pubblica verso altre zone”.
Proprio il primo cittadino, lo scorso settembre, insieme ai colleghi sindaci degli 8 Comuni altotiberini e a tutti i sindacati, era stato già protagonista di una manifestazione “per il diritto alla salute” davanti all’ospedale, oltre a farsi promotore di una piattaforma digitale sul sito del Comune dove chiunque ha potuto far presente i disservizi sanitari e avanzare proposte.
Sul rischio di depotenziamento dell’ospedale è intervenuta anche la capogruppo di Castello Cambia Emanuela Arcaleni: “L’Altotevere è continuamente penalizzato da mancati interventi, perdita di risorse umane e professionali e lunghe liste di attesa per la diagnostica. Mentre la Giunta regionale ha già appostato nel bilancio previsionale ulteriori risorse per il progetto da 116 milioni del nuovo ospedale di Terni e avviato le procedure per la realizzazione dell’ospedale di Narni-Amelia, assistiamo al depauperamento del nosocomio tifernate, dove oltre ai reparti di Oncologia e Radioterapia diventa nebuloso anche il futuro della Senologia, che non compare più nel Piano di Riorganizzazione come Struttura Semplice.
“Chiediamo risposte politiche chiare non solo per il personale medico e infermieristico sul piede di guerra per questo ulteriore declassamento, ma soprattutto per i cittadini, che temono un’ulteriore perdita di accesso alle cure, mentre altrove si investono milioni in nuove strutture e aumentano posti dedicati al privato. Un depotenziamento davvero grave e inspiegabile, avvenuto nonostante l’aumento di pazienti e l’alta qualità delle cure. La Sanità umbra sta peggiorando di giorno in giorno, e il nuovo Piano non risolve i problemi più gravi, anzi in certi casi, come in Altotevere, li produce e li aggrava“.