Perugia

Ospedale, il caso Esposito: lettere, interrogatori e intercettazioni

A quello che viene definito “il caso Esposito” la Procura della Repubblica dedica 54 pagine dell’ordinanza con le richieste delle misure cautelari.

Per i pm perugini gli ex manager dell’Azienda ospedaliera, Emilio Duca, Diamante Pacchiarini e Maurizio Valorosi, insieme a Serena Zenzeri (componente dell’ufficio per i procedimenti disciplinari) hanno fatto adottare nei confronti della Esposito, direttore facente funzioni della Clinica pediatrica, la sanzione della sospensione del servizio con privazione della retribuzione per 4 mesi e 350 euro di multa. Contestandole tre condotte integranti illeciti disciplinari e di aver violato gli obblighi sulla rivelazione delle presenze del personale universitario convenzionato, in particolare riferite alle presunte irregolarità commesse dal Prof. Antonio Orlacchio. Violazioni che però i manager conoscevano da tempo, senza averle sanzionate, decadendo conseguentemente da tale possibilità.


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La vicenda che ci apprestiamo a narrare – scrivono i pm – ha una serie di risvolti paradossali. Ci sono fatti così incredibili e allo stesso tempo gravi che rendono il racconto degli stessi una sorta di commedia dell’assurdo“.

La storia dei pm

Il professore di genetica Antonio Orlacchio, trasferito dall’Università di Roma a quella di Perugia, dopo aver vinto una procedura concorsuale, viene convenzionato con l’Azienda ospedaliera di Perugia. Ma il docente non avrebbe collaborato con il reparto al quale era stato assegnato.

Il fatto viene segnalato alla Procura della Repubblica con un esposto anonimo. Al termine degli accertamenti svolti, i carabinieri del Nas di Perugia sospettano che il professore abbia truffato la pubblica amministrazione, percependo indebitamente l’indennità per di esclusività mensile prevista per il suo incarico.

Nel frattempo, a dirigere il reparto di Pediatria viene assegnata la professoressa Esposito, proveniente da Milano e quindi, sottolineano i magistrati, “estranea alle logiche cittadine e con un curriculum di rispetto, pur essendo molto giovane“.

L’affronto ai manager

La Esposito si lamenta con l’Azienda della presenza “fantasma” di Orlacchio, nel suo reparto. Nel 2017 la Esposito esegue comunque la valutazione di Orlacchio, ma l’anno successivo si rifiuta. “Tutto poteva risolversi in una mera diatriba interna all’Azienda – scrivono i pm – se la professoressa Esposito non avesse deciso di portare a conoscenza delle palesi irregolarità quest’ufficio, indirizzando un esposto al Procuratore della Repubblica“.

Scelta che sarebbe stata vista “come un affronto” dagli ex manager dell’Azienda, che da quel momento, anziché risolvere il problema Orlacchio, “concentrano le forze per annichilire la professionalità della professoressa Esposito“.

Da qui le tre contestazioni disciplinari dopo la verifica delle presenze della professoressa Esposito in servizio (55 giorni nel 2917 e 27 nel 2018 senza timbratura con il badge elettronico ma a mano, difformità negli orari, irregolare attività libero professionale entra moenia) e la contestazione di non aver segnalato l’illecito disciplinare commesso da Orlacchio nel rifiutarsi di compilare il resoconto settimanale delle attività da lui svolte. L’Ufficio disciplinare dell’Azienda comminava quindi alla professoressa Esposito prima 10 giorni di sospensione e poi 4 mesi. Atti che sono stati trasmessi in Procura, con conseguente avvio di un’indagine penale.

Insomma, alla Clinica pediatrica era stato assegnato un professionista con esperienza sulle patologie tipiche dell’età avanzata.

Il caso Orlacchio

Il professor Orlacchio si è presentato spontaneamente in Procura, sostenendo di essere “vittima di una serie di gravi irregolarità commesse dai dirigenti dell’Azienda ospedaliera“, dato che a lui non spettava “attività assistenziale clinica diretta”, bensì di “consultazione-attività di laboratorio“. Problema che Orlacchio ha segnalato sia al rettore, sia ai manager dell’azienda ospedaliera.

Vicenda sulla quale il 21 marzo 2018 è stato sentito in Procura anche l’allora direttore generale Emilio Duca. Il quale però, secondo i pm, non avrebbe fornito risposte del tutto convincenti.

L’interrogatorio della Esposito

Anche la professoressa Esposito, dopo aver appreso di essere indagata, si è presentata spontaneamente in Procura, lo scorso 11 gennaio, chiedendo di essere ascoltata.

Il verbale di quell’interrogatorio è nella richiesta dei pm al gip. La Esposito ricostruisce la vicenda legata alla presenza di Orlacchio, di cui i vertici dell’Azienda ospedaliera erano a conoscenza. Eppure, dopo averla convocata, le avrebbero fatto pressioni “per valutare come buona un’attività non documentabile“. A quel punto la Esposito ha espresso il proprio disappunto anche ai vertici dell’Ateneo. Ma il 3 agosto 2017, dopo averla convocata presso la Direzione generale, i manager dell’Azienda le hanno “imposto di attribuire il punteggio 3 su tutte le variabili, con un 4 su una delle variabili per l’attività assistenziale“. “Specificando – aggiunge la Esposito nel racconto ai pm – che se non l’avessi fatto sarei incorsa in gravi provvedimenti disciplinari, in quanto dimostravo di non fidarmi della Direzione aziendale che esprimeva un giudizio per un anno in cui ero assente“. Minacce, ha riferito la Esposito, che sarebbero state pronunciate da Zenzero e Valorosi, alla presenza di Duca e Orlacchio. La Esposito firma, accordandosi però affinché Orlacchio fosse poi spostato ad altro reparto.

I Nas a Pediatria

Ma nel novembre del 2017 i carabinieri del Nas si presentano al reparto, chiedendo informazioni. E il prof. Orlacchio presenta il suo esposto. A fronte del quale, secondo la Esposito, “la Direzione Aziendale ha assunto un atteggiamento ancora più aggressivo nei miei confronti, scrivendo che che le mie rimostranze erano incomprensibili, visto che per l’anno 2016, prima del mio insediamento, gli avevo attribuito la valutazione di 3, pur sapendo perfettamente che quella valutazione mi era stata imposta dalla direzione stessa sotto la minaccia di un provvedimento disciplinare“.

La Esposito quindi segnala le pressioni in Procura ed ai vertici dell’Università. Ma poi viene colpita dal provvedimento disciplinare, che ritiene essere una ritorsione. E lo ritengono anche i pm.

Le intercettazioni

I pm, dopo aver evidenziato che verificheranno “eventuali illeciti commessi dalla professoressa Esposito in relazione alla sua presenza in servizio” (nell’interrogatorio la stessa Esposito ha fornito spiegazioni circa la sua presenza al lavoro e l’attività libero professionale contestata), scrivono al gip quelle che ritengono essere le prove “che attestano una volontà persecutoria nei confronti della professoressa Esposito che era divenuta per i dirigenti dell’Azienda ospedaliera di Perugia un obiettivo da colpire ancor prima che la stessa trasmettesse un esposto in Procura“.

“Un occhio al pm e uno alla Corte dei conti”

Numerosi gli stralci di intercettazioni che riguardano la vicenda. Come quella relativa alla conversazione tra Valorosi e Duca, avvenuta nell’ufficio di quest’ultimo, una volta ricevuta la lettera dell’avvocato del professor Orlacchio. Duca e Valorosi parlano dell’atteggiamento da assumere e della risposta da dare. “… con un occhio al pubblico ministero e alla futura Corte dei conti, no?…“, Propone Valorosi. Che poi chiarisce: “Io li ho impostati in questa ottica, dicendo ‘lui poteva lavorare. Non c’era nessuna preclusione a lavorare… tant’è vero che poi ha iniziato dopo che sono arrivati ordini di servizio dalla sua responsabilità”. Quindi, da sto punto de vista non c’è nessun atto illegale, nessun illecito fatto…“. “Esatto” risponde Duca. E Valorosi”: “Per quanto riguarda la sua richiesta di ricollocazione… richiesta anche dalla Esposito. Però a questo punto si… c’hai ragione… mettiamo la palla sul campo avversario“.

“Chi la protegge?”

Il 14 maggio Duca e Valorosi parlano della Esposito. “Madonna santa pezzo di m…” esclama Duca. Si chiedono se abbia protezioni. Spunta il nome di un consigliere regionale. E si ipotizza anche dai vertici dell’Ateneo. Ma alla fine i due convengono che la professoressa Esposito non goda di alcuna protezione. E che quindi, secondo l’interpretazione dei pm, può essere offerta ai suoi detrattori senza problemi (“gliela damo – dice Duca – digli che gliela damo“).

“Questa, Diamante, ci fa passare dei guai”

Qualche giorno dopo Valorosi e Pacchiarini parlano della Esposito. E Valorosi: “Questa, Diamante, ci fa veramente passare dei guai… ma non possiamo dargli una bastonata di quelle forti che si fa male? Perché fa tutto per crearci problemi“. Pacchiarini: “Cominciamo a… niente, mando io… vado su qualche volta anch’io… mando su la cosa… la Direzione medica… non ci sta mai a Reparto, tutti i giorni… (incomprensibile)… so’ stato il giorno tal dei tali non c’era (incomprensibile)…“. E Valorosi: “Cominciamo a contestare… a contestare l’assenza dal servizio“.

“Poi dopo ci divertiamo…”

Ma il 10 giugno la Esposito invia un altro esposto in Procura, questa volta indirizzato anche dal procuratore della Repubblica Luigi De Ficchy. Sollecita ancora che il prof. Orlacchio venga destinato ad altro incarico. La cosa viene a conoscenza di Duca, Valorosi e Pacchiarini, che il giorno dopo ne parlano nell’ufficio dell’ex direttore amministrativo. Duca: “… però non ha capito che gli fo male… gliel’ho promesso: ‘Non fare… fai attenzione che io ti faccio male’…“. Duca racconta anche di aver parlato con la Esposito, a cui avrebbe detto “se scrivete meno e lavorate di più…“. Ma la Esposito ha scritto, questa anche al procuratore. E allora: “… tu controlla i tabulati orari… Diama’, fatti mandare i tabulati orari dell’ultimo anno e mezzo…“. Pacchiarini: “L’ho già…“. E Duca: “Poi dopo ci divertiamo… vedrai che ci divertiamo...”.

“Allora dovremmo sanzionare tutti i 36 primari…”

Nei giorni seguenti, i vertici dell’Azienda scandagliano i tabulati, per cercare dove colpire, secondo i magistrati, la Esposito. Non sempre è però possibile essere pignoli, visto quanto succede in ospedale. Esemplare un passaggio di Valorosi: “… c’è un illecito disciplinare della Esposito che però è talmente diffuso che nel momento in cui applichiamo a lei dovremmo fare una analisi random e sanzionare tutti i 36 primari… perché io non so gli altri ma i primari lo fanno di sicuro…“.

Questo era il clima che si respirava all’interno dell’Azienda ospedaliera di Perugia.