I numeri dei positivi al Covid, a Foligno, tornano a salire. Dieci i nuovi positivi riscontrati e due i nuovi guariti. In totale i positivi a Foligno sono 42 sugli 84 presenti in tutta l’Umbria, in salita dopo i 65 di ieri. E tornano anche i ricoveri in ospedale, tre oggi.
Il tema, dibattuto anche in consiglio comunale, è legato ai ricoverati Covid in ospedale. Polemica, rimbalzata dal consiglio comunale ai sindacati.
“CGIL, CISL e UIL – dicono i firmatari – esprimono fortissima preoccupazione per le modalità con le quali l’ASL Umbria 2 si sta riorganizzando per affrontare la difficile situazione di questi giorni, visto in particolare che la nostra regione sta contando tassi di crescita di casi positivi tra i più alti in Italia. Questa volta non è ammesso sbagliare, perché c’è stato tutto il tempo per analizzare le criticità e pianificare le soluzioni: come sindacato da mesi segnaliamo, anche per iscritto, le difficoltà, ribadiamo la necessità di potenziare gli organici con assunzioni straordinarie, chiediamo di riorganizzare le strutture per garantire la sicurezza di utenti e lavoratori. Le nostre richieste di ricevere dati trasparenti e completi sulla situazione sono cadute nel vuoto. Avevamo chiesto anche negli scorsi giorni un confronto urgente sulla difficile situazione in atto ma ancora una volta nessuna risposta”.
“Contestiamo metodo e merito delle iniziative aziendali: serve trasparenza, investimenti e scelte condivise con chi quotidianamente lavora in prima linea e conosce bene quali siano i problemi e le possibili soluzioni. Se si vuole una macchina efficiente e pienamente funzionante questo è ciò che serve. Liste bloccate per mesi, anche quando i tassi di positività erano ai minimi ed ora veniamo a sapere ufficiosamente che, in assenza di qualsiasi informativa sindacale e senza alcun preavviso, si starebbe riaprendo nuovamente un reparto Covid all’Ospedale di Foligno, sguarnendo gli altri reparti di personale ed attrezzature. Addirittura, scegliendo di collocarlo in modo incomprensibile al terzo piano, in mezzo agli altri reparti e lontano dalle altre aree comunque esposte al Covid. Come potranno queste scelte non mandare nuovamente in tilt i servizi ordinari? Non si muore di solo Covid, purtroppo. Ci domandiamo se il livello generale di salute della popolazione non sia già significativamente peggiorato in questi mesi, soprattutto tra le fasce economicamente più deboli che non hanno avuto modo di pagare per prestazioni sanitarie difficili da ottenere dalla sanità pubblica. Ulteriori ritardi sarebbero fatali: l’impressione che abbiamo è che questa nuova fase sarà molto più difficile da gestire rispetto alla precedente“.
“Non vogliamo credere che l’obiettivo, più che la tutela della salute della collettività, sia quello di affossare la sanità pubblica, visti gli enormi spazi di profitto che si stanno creando per i privati. Non vogliamo crederlo e speriamo che giungano segnali chiari dalle Istituzioni, con investimenti ed interventi concreti, utili a garantire che la sanità pubblica sia messa in condizione di tutelare fino in fondo la salute di tutta la popolazione. Il senso di responsabilità istituzionale ha un limite e, in assenza dei chiarimenti richiesti, è doveroso lanciare forte il grido di allarme nostro e delle migliaia di lavoratori che rappresentiamo: per tutelare la salute della popolazione e dei lavoratori serve un repentino e vigoroso cambio di rotta“.
Ci sono i segretari territoriali confederali: Angelo Scatena (Cgil), Bruno Mancinelli (Cisl), Andrea Russo (Uil), i responsabili della dirigenza medica Mauro Patiti (Fp Cgil), Paolo Cappotto (Cisl Medici), Alfredo Crescenzi (Uil Fpl), i segretari aziendali Usl 2 comparto Giampiero Pincanelli (Fp Cgil), Pietro Cancellieri (Fp Cisl), Sandro Peciarolo (Uil Fpl), i segretari regionali comparto Tatiana Cazzaniga (Fp Cgil), Luca Talevi (Fp Cisl), Marco Cotone (Uil Fpl).