di Mirko Menicacci (*)
Il pronto soccorso dell’ospedale di Foligno sta per scoppiare. I numeri parlano chiaro: ogni anno vengono trattati 50.000 casi di emergenze più o meno gravi ( quasi il doppio di quelli statisticamente da esaminare per una città come Foligno e comprensorio ); ne vengono curati più che a Terni, città di 115mila abitanti più comprensorio, e quasi quanti l’ospedale di Perugia che serve un’area di 250mila abitanti. Ma chiaramente i pronto soccorso delle due città capoluogo di provincia hanno dimensioni, uomini e strutture ben più adeguate.
Arrivano casi da Corciano, Castiglion del Lago, oltre che dalla Valnerina, da Assisi, da Spoleto: e non parliamo di individui in condizioni gravi da codice rosso. La situazione peggiorerà anche con l’apertura della statale Val di chienti, quando, è ipotizzabile, arriveranno a Foligno anche pazienti dal versante appenninico marchigiano.
Questo perché l’ospedale di Foligno ha tutte le specialistiche e perché qualche utente preferisce affrontare un viaggio in macchina piuttosto che andare al pronto soccorso più vicino che è, o troppo grande e quindi caotico, o troppo piccolo.
Da questo punto di vista bisogna sensibilizzare la popolazione con adeguate campagne di informazione, affinchè in caso di codici a bassa gravità ci si rivolga ai medici di medicina generale ed ai servizi di continuità assistenziale.
A fronte di queste considerazioni è opportuno assegnare al pronto soccorso dell’ospedale di Foligno altre risorse umane, anche perché gli stessi operatori del pronto soccorso gestiscono anche un reparto di degenza breve di 7-9 posti che consente di tenere i pazienti per una breve osservazione evitando così il ricovero vero e proprio, con evidenti risparmi per la struttura ospedaliera di Foligno. Un’altra miglioria non più procrastinabile è la risistemazione dell’area: troppe porte, troppi corridoi, tutti che passano dappertutto, con evidenti problemi di privacy.
Infine una criticità tutta umbra è quella del costo della prestazione del pronto soccorso: costa meno rispetto al ticket che si spenderebbe per andare a fare una qualsiasi prestazione medica, con la differenza che al pronto soccorso si fa subito e per farlo negli ambulatori dell’asl si fa dopo mesi e mesi. Sono sempre più frequenti i casi di pazienti in codice bianco che si accomodano la mattina al pronto soccorso, aspettano pazientemente il proprio turno, ricevono la prestazione, pagano meno e la fanno subito. Mentre altri cittadini pagano il ticket in pieno ed aspettano mesi. La regione regoli questo malcostume prima possibile, perché è una battaglia di civiltà. Non è possibile che i furbetti la facciano sempre franca.
(*) V.Coordinatore provinciale NCD