Riccardo Foglietta
“Le ultime frontiere della neurochirurgia ternana: awake surgery, chirurgia a paziente sveglio con tecniche mininvasive integrate alla neuronavigazione”: questo il tema della conferenza stampa che si è svolta questa mattina, presso la sala riunioni della direzione generale dell’azienda ospedaliera “Santa Maria” di Terni. Erano presenti Andrea Casciari, direttore generale dell’azienda ospedaliera, e Sandro Carletti, direttore della struttura complessa di neurochirurgia e del dipartimento di neuroscienze presso il “Santa Maria”. Queste le parole di Casciari: “I risultati conseguiti nel campo della neurochirurgia che consentono, solo per fare un esempio, di operare pazienti svegli intervenendo anche su tumori cerebrali, permettono all’ospedale di Terni di collocarsi ancora una volta fra le eccellenze sanitarie italiane. Attualmente, da un punto di vista amministrativo, la direzione sta attraversando una fase particolarmente critica a causa della crisi economica che investe il Paese e, per portare avanti un progetto come questo, si è dovuto lavorare molto sull’organizzazione delle risorse disponibili, investendo sulla formazione e sui posto letto. Nell’ultimo periodo abbiamo registrato un incremento del trenta per cento dell’attività neurochirurgica, fattore che palesa sia l’ampliamento del bacino di utenza del reparto alle Regioni limitrofe, sia l’incremento di attrattiva dovuto alle competenze del nostro personale medico, che rappresenta l’elemento principale su cui investire.” “La chirurgia a paziente sveglio – ha spiegato il dott. Carletti – è particolarmente utile nel caso di pazienti molto anziani, che potrebbero correre dei rischi a causa di un’anestesia totale, ed in caso di tumori localizzati in prossimità di aree cerebrali importanti, come quelle che governano il linguaggio ed il movimento, in virtù della possibilità per il paziente di colloquiare con il chirurgo durante l’operazione fornendogli, così, preziose indicazioni sulle eventuali modificazioni neurologiche che potrebbero verificarsi. Per tutto il corso dell’operazione il paziente viene costantemente monitorato dall’equipe medica e, dopo soli trenta giorni, è in grado di tornare a casa, consentendo così di accorciare di tempi di degenza, di effettuare una maggiore rotazione dei posti letto disponibili, di eseguire un numero maggiore di interventi e di favorire, così, l’economia sanitaria. Da alcuni mesi – ha concluso Carletti – viene utilizzata una tecnica mininvasiva endoscopica nella cura delle ernie discali lombari: in questi casi il paziente è in grado di riprendere le sue attività dopo soli quindici giorni dall’operazione. Puntiamo a diventare, entro il 2014, un centro di riferimento nazionale ed internazionale per questi tipi di patologie.”
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