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Ospedale di Foligno primo in Umbria ad introdurre la “Rianimazione aperta”

Si è svolta questa mattina presso l’ospedale di Foligno la conferenza di presentazione di una pratica rivoluzionaria per Umbria, già introdotta in poche regioni della penisola come Piemonte, Lombardia, Toscana e Emilia Romagna. La “Rianimazione aperta”, costituisce una novità nell’ambito dell’assistenza ai pazienti ricoverati nel reparto di Anestesia e Rianimazione. Questo nuovo modo di concepire l’assistenza nei reparti di terapia intensiva garantisce ai parenti dei pazienti l’accesso totalmente libero, salvo le ovvie limitazioni per consentire il lavoro degli operatori e tutelare la privacy degli altri pazienti.

In presenza del Direttore Generale dell’Asl n. 3, Sandro Fratini e del Direttore Sanitario dell’Ospedale di Foligno, Alessandro Laureti, il primario del reparto di Anestesia e Rianimazione, Raffaele Zava, coordinato dalla dott.ssa Liana Lentischio e dal dott. Emanuele Stinchi, ha introdotto il progetto di “Rianimazione aperta”. Pensato con l’obiettivo di umanizzare le cure e assistere i pazienti con la condivisione dei familiari, l’ospedale di Foligno aprirà le porte del reparto rianimazione oltre la singola ora di visite dapprima disponibile.

Si passerà così dal precedente un orario di visite tra le 18 e le 19, a quello, attualmente già esteso, costituito dagli intervalli 11-14 e 15.30-21.30, per finire con quello continuativo che sarà attuato in futuro (dalle ore 9 alle 21 con possibilità di estensione per le intere 24 ore).
In tal modo si cercherà di attenuare lo stato d’ansia dei parenti. “Le esperienze vissute dagli ospedali delle altre regioni – ha spiegato il dott. Zava – hanno testimoniato come sia possibile trasformare la condizione di solitudine in consapevolezza e condivisione”.
Oltre all’estensione degli orari verranno eliminate le barriere in precedenza identificate da camici e mascherine protettive in precedenza fatti indossare ai familiari che apparivano al malato come “alieni”. Il rischio d’infezione, infatti, dichiara il dott. Zava “non dipende dai visitatori, di fatto è sufficiente un accurato e costante lavaggio delle mani”. Naturalmente saranno previste esclusioni ovvie per parenti influenzati o bambini non accompagnati. Tra i programmi futuri anche quello di ristrutturare il reparto rianimazione, suddividendolo in singole stanze dotate di bagno e cucina per i familiari. Altra possibilità quella dell’introduzione della musicoterapia, al fine di affievolire i rumori che durante la notte caratterizzano il reparto. Al momento, già sono state introdotte delle webcam per favorire il contatto a distanza tra pazienti e familiari, particolarmente utili in caso di soggetti stranieri.
“La rianimazione esiste dagli anni ’50 – ha spiegato il dott. Zava – ma solo nel 2006 è stata introdotta la cosiddetta rianimazione aperta in alcune regioni italiane e la risposta è stata ottima tanto che, a detta di chi lo ha già provato, non potrebbero più farne a meno.”

fabio muzzi