Assisi

Ospedale di Assisi, le strane idee (e i pochi fatti) sulla tutela e valorizzazione

Non si ferma la mobilitazione per l’ospedale di Assisi, tra speranze di avere una struttura al pari di Perugia e Foligno e la consapevolezza che non si possono avere ospedali di pari valore e capacità in tutta l’Umbria, anche considerate le spese per far funzionare strutture del genere. 

Assisi vale, ma quanto e quanto di più?

Ad Assisi c’è poi una strana percezione dell’importanza, forse sopravvalutata, del nome e del peso della città, in un contesto in cui i collegamenti sono più facili del passato e le spese vanno razionalizzate. Con buona pace dei pensieri di gloria.

Viene ad esempio da chiedersi perché un territorio che ha 65.000 abitanti dovrebbe avere un’importanza più alta di chi ne ha molto di più; senza dimenticare che per esempio la popolazione di Cannara, più che su Assisi, spesso gravita su Foligno. I promotori del comitato continuano inoltre insistere sull’alta percentuale di religiosi: ma i conventi sono purtroppo sempre più vuoti e non è chiaro perché frati e suore vengono considerati una categoria speciale che ha necessità diverse da quelle delle persone laiche.

Altra notazione è quella sui cinque milioni di turisti l’anno, dove ci si dimentica che – al netto di emergenze che possono essere assorbite da Perugia e Foligno distanti appena venti minuti o da un pronto soccorso degno di questo nome; e in questo caso, c’è indubbiamente da lavorare – le persone che vanno in vacanza di solito godono di buona salute e non hanno problemi di salute per cui farsi curare “specificatamente” ad Assisi.

I precedenti che non fanno ben sperare

A chi pensa che queste siano considerazioni peregrine o infondate, giova ricordare che la precedente mobilitazione per il punto nascita al di sotto dei 500 parti e quindi a rischio chiusura giocava anche in quel caso sulle emozioni più che sui fatti concreti. E come è andata è noto. “Non ci saranno più Francesco e Chiara nati ad Assisi” era lo slogan del centrodestra (e non solo) contro la Regione guidata allora dal centrosinistra, senza però fare proposte concrete.

L’allora sindaco Claudio Ricci arrivò a vestirsi da fantasma ma a fronte di tanto folklore e foto sui giornali, senza alcuna proposta o fatto concreto, dopo anni di depotenziamento di personale e macchinari, il punto nascita dell’ospedale di Assisi è stato chiuso. E il rischio è che la storia, che evidentemente non ha insegnato nulla, si ripeta, visto che anche oggi sembrano esserci poche proposte concrete ma tante chiacchiere e parole al vento.

Ospedale di Assisi, quale valorizzazione?

Al netto delle considerazioni, questa la cronaca. Ieri mattina nella Sala della Conciliazione si è svolta l’assemblea del comitato per il potenziamento del nosocomio. Erano presenti i sindaci della zona sociale 3 (Assisi, Bastia, Bettona, Cannara e Valfabbrica), che il Comitato  sorto spontaneamente a seguito della divulgazione del Piano Sanitario Regionale sta provando a sostenere nell’azione di rilancio del nosocomio e nella sua tutela da un piano sanitario regionale che viene considerato penalizzante. 

“I vari interventi che si sono succeduti – si legge nella nota – hanno ampliato la denuncia di un continuo depauperamento dei servizi sanitari e sociali, non solo del nosocomio, ma anche delle altre strutture socio sanitarie dell’intero territorio. Mentre i medici hanno dato una rappresentazione dello stato attuale e delle possibili soluzioni che rispondano alle reali esigenze dei cittadini, è ulteriormente emersa la necessità dell’autonomia dell’ospedale rispetto a ventilate aggregazioni innaturali sia dal punto di vista territoriale che logistico. Il rispetto delle norme nazionali che disciplinano i servizi di un ospedale di territorio, devono essere immediatamente ripristinate a cominciare dal pronto soccorso, servizio sanitario su cui gravitano 65.000 persone residenti e circa 5 milioni di cittadini temporanei e una popolazione religiosa il cui rapporto con la popolazione residente non ha eguali in Italia. È stata inoltre rimarcata la presenza di un tessuto industriale e artigianale tra i più importanti della regione, che necessita di un adeguato presidio sanitario. Anche durante l’assemblea ci sono state numerose nuove adesioni al Comitato nel presupposto, tra l’altro resosi ulteriormente manifesto della trasversalità partitica degli aderenti, che la salute è, per la Costituzione Italiana, un diritto di tutti i cittadini. E se la salute è un diritto, la Sanità è il mezzo attraverso il quale realizzarlo“.

L’assenza della Lega Assisi all’assemblea sull’ospedale

Da segnalare che all’incontro mancava la Lega Assisi, “perché – si legge in una nota inviata prima dell’assemblea – a fronte della buona fede e dell’impegno di tanti cittadini nel comitato c’è anche il Pd, che distruggendo la sanità in Umbria e dunque anche il nostro ospedale, vorrebbe oggi ricostruire quello che in passato ha distrutto“. Evidente i salviniani, che il giorno prima avevano avuto un incontro con i sindaci e il direttore sanitario Braganti, hanno preferito l’atmosfera di Palazzo (Cesaroni) tra pochi intimi a un confronto di “popolo” partecipato, seppure in parte schierato. Rimane tutto da capire quanto sia politicamente vincente lasciare che i presunti “nemici” diano solo la loro versione dei fatti e partecipare solo a incontri nei palazzi auto-organizzati, senza ascoltare la voce dei cittadini. Che votano. E difficilmente dimenticano assenze e presenze.