Allarme personale per l’ospedale Covid di Spoleto. A lanciare il grido d’aiuto è stato giovedì (11 febbraio) in consiglio comunale il consigliere del Pd Marco Trippetti, che è anche anestesista presso il San Matteo degli Infermi.
L’esponente di minoranza ha voluto lanciare un appello affinché tutte le forze politiche cittadine si uniscano nel chiedere alla Regione Umbria che parte del personale che arriverà nei prossimi giorni grazie al bando della protezione civile nazionale venga destinato a quello che al momento è l’unico ospedale Covid regionale. Che attualmente ospita circa 110 pazienti positivi al Coronavirus, provenienti da tutta l’Umbria.
“I dati odierni – ha ricordato Trippetti – parlano di un nuovo picco di 520 ricoverati, di cui 80 in terapia intensiva”. Di questi ultimi 15 sono all’ospedale Covid di Spoleto, con la terapia intensiva, dunque, al completo della sua disponibilità. “Sono tutti pazienti intubati, che dunque non verranno dimessi a breve, che provengono da altre città dell’Umbria: non c’è nemmeno uno spoletino in rianimazione” ha spiegato il consigliere – medico. Ed al San Matteo degli Infermi ci sono altri 51 ricoverati oltre ai 40 fissi delle Rsa Covid, reparti questi ultimi trasformati in una sorta di medicina a lunga degenza.
Ma a fronte di questi numeri, “la situazione del personale è più grave rispetto al picco della seconda ondata. Ci sono bandi ed avvisi in continuazione per il personale – ha osservato Trippetti – ma purtroppo anche l’ultimo bando è andato deserto. Se il 23 novembre, picco della seconda ondata, gli anestesisti rianimatori a Spoleto erano 15, oggi siamo 12, con 2 medici che se ne stanno andando ed hanno già presentato le proprie dimissioni per entrare in servizio all’ospedale di Spoleto. Abbiamo perso anche dei cardiologi”.
C’è giusto un aspetto positivo per quanto riguarda l’ospedale Covid di Spoleto. Vale a dire la mortalità nella rianimazione rispetto a quella degli ospedali di Perugia e Terni. Dei pazienti intubati al San Matteo degli Infermi, insomma, ne muoiono molti di meno del Santa Maria della Misericordia e del Santa Maria.
“La chiusura di un ospedale e la sua eventuale riapertura – ha detto ancora – non è come riaprire un ristorante o un supermercato: se le professionalità sono andate via per condizioni particolari o prepensionamenti, dopo è difficile tornare alle prestazioni ed ai volumi di attività precedenti. Si è perso il coordinamento a livello regionale per quanto riguarda il personale: c’è un rubarsi personale a vicenda, un cannibalismo l’uno con l’altro dei vari ospedali regionali. Non è possibile non avere una regia regionale su questo frangente”.
Da qui l’appello affinché arrivino nell’ospedale Covid cittadino alcuni dei professionisti previsti con il bando della protezione civile nazionale. “Abbiamo bisogno di aiuto, sia a livello di medici che di infermieri – l’appello di Trippetti – non è possibile essere trattati in questo modo”.