Spoleto

Ospedale Covid Spoleto, la rabbia della città | Sindaco “Preso in giro, non mi fido della Regione” Video, chi c’era

Spoleto non vuole vedere trasformato il proprio nosocomio in ospedale covid e lo ha dimostrato con una manifestazione organizzata a tempo di record in cui la rabbia si è manifestata platealmente.

L’ipotesi che quello della città del festival potesse essere individuato come un ospedale covid per la verità era trapelata già mercoledì scorso, ma i rumor, anticipaio anche dalle colonne de Il Messaggero, erano stati liquidati come “fake news” e che tutto ”sarebbe stato deciso sabato”.

Infatti, puntualmente come un orologio svizzero, ieri è definitivamente arrivata la notizia che l’ospedale di Spoleto deve prepararsi ad una profonda trasformazione per ricevere i pazienti affetti da covid.

Non c’è ancora l’ordinanza della firma della governatrice (attesa al massimo per domattina), ma la decisione è stata presa dal Comitato tecnico scientifico, senza minimamente passare, a quanto se ne sa, da una interlocuzione con la città, a cominciare dal sindaco Umberto De Augustinis che stamattina ha denunciato pubblicamente di “essere stato preso in giro”. Un commento pesantissimo che rischia di compromettere le relazioni con Palazzo Donini, altra istituzione a guida leghista.

Ospedale covid a Spoleto

Nel tardo pomeriggio di sabato, ieri per chi legge, il sindaco, nel breve video in cui tracciava la situazione dei positivi al covid, aveva messo le mani avanti assicurando che “l’idea di trasformare quello di Spoleto in un ospedale solo per il covid e quindi necessariamente anche di sospendere tutti i servizi di altro genere …non è un’idea condivisa da chi vi sta parlando”.

Tanto è bastato a muovere Sergio Grifoni, portavoce del City Forum (onlus che riunisce una quarantina di associazioni no profit), a indire via Facebook per le 11 di questa mattina un sit-in di protesta proprio davanti alla palazzina Micheli, sede dell’Ospedale di Spoleto.



La rabbia della città

Circa duecento, per gli organizzatori, le persone che hanno risposto all’appello (120 per le forze dell’ordine che hanno monitorato la manifestazione richiamando più volte i presenti a mantenere la distanza di sicurezza) tutte in rappresentanza di istituzioni e associazioni di primo piano.

Dalla Diocesi di Spoleto-Norcia, con don Edoardo Rossi in presenza di Monsignor Boccardo impegnato fuori città, al presidente della Fondazione CariSpo, l’avvocato Sergio Zinni, istituzione che negli anni ha donato svariati milioni di euro per il potenziamento dell’ospedale, al vice presidente della Fondazione Festival Dario Pompili, il presidente di Confcommercio Tommaso Barbanera e il segretario del sindacato Usb Ettore Magrini.

Massiccia la presenza dei consiglieri comunali: dal capogruppo Pd Stefano Lisci con le colleghe Carla Erbaioli e Camilla Laureti, ai civici di Spoleto popolare e Alleanza civica Ilaria Frascarelli, Elena Bececco e Gianmarco Profili, Luigina Renzi  per Ora Spoleto, il capogruppo di Fd’I Stefano Polinori con il coordinatore Leoni e Alessandro Cretoni, la consigliera di FI Marina Morelli, Mancini e Ranucci di Laboratorio.

In imbarazzo ma presenti, i consiglieri della Lega Militoni e Fagotto, che si ritrovano a dover gestire un’altra emergenza e stavolta contro il vertice regionale a trazione leghista della governatrice Tesei.

Arriva anche il sindaco, accompagnato dal presidente del consiglio Sandro Cretoni e dall’assessore Loretoni. Intorno al primo cittadino si forma un crocchio di politici che chiedono informazioni.

E’ stata una decisione presa sulla nostra testa” dice De Augustinis “perché non l’hanno minimamente contrattata con la città”.

Lisci (Pd) incalza chiedendo che “la Tesei, Coletto e i dirigenti vengano a Spoleto a dire cosa vogliono fare del nostro ospedale, subito, vengano subito in consiglio comunale. Questa manovra serve solo a portare via altri servizi sanitari”.

Si intromette anche l’ex consigliere Aliero Dominici che invita il sindaco “a determinare le linee di battaglia, è lei che le deve tracciare”.

L’ex senatore Domenico Benedetti Valentini, capita la situazione, che rischia di incrinare ancor più i fragili equilibri politici in cui versa la giunta, prova a fare il pompiere: “Siamo stati invitati per una manifestazione di difesa unitaria della città e dell’ospedale e non per un dibattito interno alla città, non è il momento, non è il momento credetemi”.

De Augustinis annuncia così la sua linea: “domani in consiglio comunale proporremo un documento durissimo, diremo chiaro e tondo qual è la posizione della città”.

City forum “No città lazzaretto”

E’ Grifoni a dare il via al sit-in spiegando da subito come verrebbe riorganizzato il nosocomio. “A quanto sappiamo quello che ha deciso il Cts, ora al vaglio della politica, è di svuotare il 1° e 2° piano dell’ospedale per realizzare 80 posti letti covid; una parte dei servizi dovrebbero essere trasferiti nei piani -1 e -2 dove già si trovano i poliambulatori mentre il ‘punto nascita’ verrebbe trasferito subito a Foligno insieme a quei servizi che non sarà possibile più ospitare”.

E’ ora che le istituzioni e la politica cittadine facciano la loro parte, non possono essere solo le associazioni a protestare. Per Spoleto ci sono 2 pericoli: il primo che la città diventi un lazzaretto, una città che come la nostra vive di turismo ne avrebbe un danno di immagine incalcolabile. Inoltre ci potrebbero essere richieste di strutture ricettive per i parenti delle persone ricoverate per il covid…il turismo è l’unica cosa rimasta a Spoleto e rischiamo di perderla. La seconda preoccupazione è che i servizi che verranno trasferiti non torneranno più nel nostro ospedale; non sono pessimista, sono realista, in questi 20 anni tutti i servizi che sono stati trasferiti con la scusa che erano in ‘via provvisoria’ non sono più tornati”.

Quindi invita il sindaco, la giunta e il consiglio comunale a farsi avanti, “se necessario a occupare il consiglio, ad andare a Perugia. L’ospedale è stato costruito con i soldi degli spoletini, con quelli della Fondazione CaRiSpo, non con quelli della Regione!

Sindaco “Preso in giro, non mi fido della Regione”

E’ il sindaco De Augustinis a ricostruire come sono andate le cose in questi ultimi giorni.

C’è stato uno studio svolto per individuare quali strutture adibire a ospedale covid, studio mai portato alla nostra attenzione, e che è stato esaminato ieri (sabato) dal Cts. Qui a Spoleto in settimana si era tenuta una riunione con la presidente Tesei, l’assessore Coletto, il dg Dario e il commissario De Fino; a loro ho sottolineato che Spoleto era ben disponibile a dare qualche posto in più in terapia intensiva ma non pensavo che questa diponibilità quasi eroica venisse presa in maniera distorta. Così visti alcuni articoli di stampa ho chiesto spiegazioni e la Regione mi ha detto che si sarebbe deciso tutto sabato (ieri, n.d.r.)”.

“Il Cts ha deciso quello che Grifoni vi ha appena detto” continua De Augustinis “questo è uno schiaffone all’intera città, me compreso, che a questo punto mi sento preso in giro per aver preso parte alla riunione nella quale non si era accennato a questo discorso. Mi sento preso in giro perché si stava sviluppando questo piano a nostra insaputa, lasciati fuori dalla negoziazione e dalla discussone; questo non è minimamente accettabile”.

Non è finita, anzi De Augustinis prepara l’affondo alla Regione: “Nella giornata di ieri le interlocuzioni sono proseguite senza sosta. Mi è stato detto che non ‘dobbiamo preoccuparci più di tanto, che a fine emergenza vi restituiremo l’ospedale più bello di prima’ebbene io a queste promesse non credo per nulla, ve lo dico tranquillamente. Non possiamo accettare una specie di lazzaretto

Poi l’annuncio di un documento da presentare già domattina: “Porterò in consiglio comunale un atto con il quale prendo le distanze da questa linea, la città di Spoleto non ama nessun tipo di imposizione, è ora di finirla e lo scriveremo chiaro e tondo. Dobbiamo essere tutti compatti, l’ospedale è il nostro e non si tocca. Le scelte gestionali, se del caso, devono essere concordate con la città, se la città non è d’accordo non si fa niente!” dice tra gli applausi dei presenti.

Abbiamo gestito il covid anche meglio degli altri, non abbiamo gente in terapia intensiva; ed ora, per la nostra capacità di aver affrontato bene la situazione, ci dobbiamo ritrovare anche l’ospedale chiuso? Non l’accetterò mai”.

Il monito “I nemici sappiano che abbiamo anche amici”

Il primo cittadino sembra avere le idee chiare anche sullo sviluppo della vertenza. “Facciamo un passo per volta” dice ai manifestanti “Spoleto non è l’ultima della città; laddove si facesse una operazione di ‘lazzaretto covid dell’Umbria’ penso che ci sarebbe una reazione di carattere molto più ampia di quello che possiamo pensare; abbiamo forse dei nemici ma abbiamo anche tanti amici che considerano Spoleto e se opportunamente richiamati saranno al nostro fianco”.

A chi si riferisca non è dato sapere, probabilmente De Augustinis pensa già di portare la problematica all’attenzione dei palazzi di Roma.

A chiudere la manifestazione è Sergio Grifoni. “Tenetevi pronti perché vi richiameremo e non qui davanti al nostra ospedale”, annunciando così l’intenzione di andare a protestare direttamente davanti a palazzo Donini.

L’allarme contagi in Umbria

Che la situazione sia difficilissima lo si intuisce anche dai nuovi dati pubblicati dalla Regione con 327 nuovi contagi e 14 ricoveri in più. E’ su questi dati, e sulle stime che si stanno facendo a 10 e 20 giorni, che la situazione rischia di diventare drammatica.

Una situazione che, stando a stime statistiche, potrebbe determinare entro metà novembre la necessità di oltre 500 posti letto. Ecco quindi che la Regione, sicuramente in ritardo nel predisporre più terapie intensive e che deve a breve dar conto al Governo anche di come impiegare i 51 respiratori già ricevuti a fine estate, deve cercare di fronteggiare il pericolo determinato dalla necessità dei ricoveri. Mentre si attende la realizzazione dell’ospedale da campo, che con alcuni ritardi “burocrati” sembra aver sbloccato l’iter di appalto.

Perugia, Terni e Foligno non possono da soli fronteggiare l’eventuale emergenza.

E’ su questo che le forze politiche mostrano qualche distinguo. A chi dice ‘no’ all’ospedale di Spoleto quale nosocomio covid, c’è chi vede in questa situazione l’opportunità di mettere alle strette (una volta per tutte) la Regione per sancire il futuro dell’ospedale di Spoleto, magari in quella unificazione con Foligno da sempre auspicata, ma mai realmente attuata a favore della città del festival.

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