Quasi tutti gli operatori dell’ospedale Covid di Spoleto hanno ricevuto la seconda dose del vaccino. Ma si tratta solo dei dipendenti dell’Usl 2, visto che tutti gli altri – dipendenti di cooperative ed aziende – che prestano la loro attività professionale all’interno del San Matteo degli Infermi non hanno ricevuto nemmeno la prima dose.
Lo stesso è per quasi tutto il personale di strutture sanitarie come residente protette e residenze assistite (dove però tutti gli ospiti hanno ricevuto il vaccino). In una delle residenze, in realtà, le vaccinazioni sono iniziate nelle ultime ore.
Era stata la Usl Umbria 2 una decina di giorni fa ad annunciare che all’ospedale Covid spoletino erano quasi concluse le vaccinazioni. Con la somministrazione anche delle seconde dosi. “Prosegue senza sosta la campagna vaccinale anticovid che ha interessato gran parte del personale e la quasi totalità degli operatori sanitari dell’ospedale di Spoleto che stanno già ricevendo, dal 18 gennaio scorso, la seconda dose. Nel giro di pochi giorni la copertura sarà pressoché totale“. Questa era stata la comunicazione dell’azienda sanitaria locale. E meno male, viene da pensare, visto che l’ospedale di Spoleto è l’unico interamente per pazienti Covid dell’Umbria e dunque sembra una ovvietà che il personale debba essere tutto vaccinato al più presto. Così però non è.
Perché gli operatori sociosanitari che operano all’interno del San Matteo degli Infermi, al pari del personale delle pulizie e dei portantini, e che sono a rischio contagio tanto quanto medici e paramedici, non sono stati finora inclusi nella campagna vaccinale.
Gli oss che fanno capo alla cooperativa Il Cerchio hanno quasi tutti dato adesione per il vaccino. Sono in lista d’attesa e, nonostante la stessa cooperativa avrebbe sollecitato più volte l’Usl ed abbia ricevuto assicurazioni in merito, ancora non sono stati chiamati nemmeno per la prima dose. Situazione uguale in altre strutture sanitarie cittadine: dalle residenze protette all’hospice. Soltanto in una sarebbe iniziata la somministrazione delle prime dosi anche al personale. Il che fa ben sperare per i lavoratori dell’ospedale.
Intanto, come era nell’aria in realtà da settimane, la Giunta regionale dell’Umbria ha prorogato la qualifica di ospedale Covid per il San Matteo degli Infermi fino a fine aprile. Un provvedimento che ha portato ad una nuova presa di posizione da parte del sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis.
“Non rinunciamo in alcun modo al ripristino di tutti i servizi dell’ospedale di Spoleto, perché si tratta di una battaglia di civiltà che coinvolge tutta la popolazione, senza differenze politiche e partitiche”.
Dopo l’ordinanza regionale n. 12/2021 che proroga al 30 aprile l’utilizzo del San Matteo degli Infermi come Covid hospital e dove si spiega che “al termine dell’emergenza verrà ripristinata la situazione ex ante tenuto anche conto delle indicazioni del redigendo Piano Sanitario Regionale”, il Sindaco Umberto de Augustinis interviene nuovamente sulle questioni riguardanti la sanità pubblica.
“Se la chiusura del nostro nosocomio è stata disposta senza alcuna condivisione e comunicazione preventiva, sarà assolutamente necessario che il ripristino dei servizi sanitari avvenga attraverso il coinvolgimento diretto della città e dei suoi rappresentanti istituzionali. Fin da subito deve essere coinvolta, come più volte ripetuto, la nostra comunità cittadina per quanto riguarda il redigendo Piano Sanitario Regionale (PSR), valorizzando le esigenze primarie per assicurare i Livelli essenziali di assistenza (LEA), le professionalità sanitarie che rischiano anche danni da forzata inattività e tenendo in debito conto le necessità che verranno manifestate. Tutte le scelte legate alla salute dovranno essere condivise.
Non si può programmare diversamente il futuro assetto sanitario regionale: solo chi vive e conosce il territorio può rappresentarne e conoscerne le esigenze, soprattutto perché siamo in un ambito strettamente legato alla salute dei cittadini e ci troviamo a prendere decisioni importanti in un frangente quanto mai delicato. Allo stesso tempo ognuno può facilmente comprendere che nessun umbro potrebbe seriamente proporre un PSR, ad esempio, per la regione Veneto senza aver prima pienamente coinvolto le realtà locali nel processo decisionale”.
(modificato alle 10.54)