Più risorse per aiutare le donne in difficoltà e per portare nelle scuole l’educazione contro ogni discriminazione di genere. Il Comune di Orvieto, capofila della Zona sociale n.12, rafforza la rete sul territorio per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere.
I progetti e le iniziative sono state illustrati presso la Nuova biblioteca pubblica “Luigi Fumi” questa mattina, sabato 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, dal sindaco Roberta Tardani e dall’assessore alle Politiche sociali, Istruzione e Pari opportunità, Alda Coppola.
Nell’ambito del Programma regionale di prevenzione e contrasto della violenza di genere, la giunta comunale nei giorni scorsi ha approvato le azioni e le attività finalizzate a contrastare il fenomeno della violenza contro le donne, alla gestione dei centri antiviolenza e dei servizi di ospitalità residenziale in collaborazione con la Rete territoriale interistituzionale di contrasto alla violenza di genere della Zona sociale n.12.
La Rete è formata, oltre che dal Comune di Orvieto, anche dalla Usl Umbria 2, dall’ospedale “Santa Maria della Stella” di Orvieto, dal Commissariato di pubblica sicurezza di Orvieto, i Carabinieri di Orvieto, il Centro per le pari opportunità della Regione Umbria e l’associazione “L’Albero di Antonia”.
Gli interventi sono stati co-progettati dal Comune di Orvieto e dall’associazione “L’Albero di Antonia”, partner del Terzo settore individuato con istruttoria pubblica. Sono 117.629 euro i finanziamenti a disposizione per le attività di cui 101.152 euro provenienti dalla Regione Umbria, circa il 50% in più rispetto alla precedente programmazione, e 16.477 euro del cofinanziamento dei Comuni della Zona sociale.
I fondi saranno utilizzati per la gestione e le attività del Centro anti violenza, per i servizi di ospitalità residenziale nella Casa di rifugio, per i programmi di empowerment e di sostegno all’autonomia delle donne e per iniziative di prevenzione e contrasto agli stereotipi di genere e della violenza degli uomini contro le donne rivolte alle scuole dei Comuni della Zona sociale. Per quanto riguarda gli istituti scolastici, gli interventi, in collaborazione con la Rete Interistituzionale, prevedono la realizzazione di azioni di formazione rivolte agli studenti, ai genitori e agli insegnanti tese a promuovere le pari opportunità uomo-donna nel rispetto delle differenze legate al genere e capaci di educare gli alunni e le alunne alla parità e all’equa distribuzione delle responsabilità sia all’interno della famiglia che nel più ampio contesto sociale.
Nel 2022 il Cav di Orvieto ha preso in carico 42 donne con cui sono stati effettuati complessivamente 193 colloqui, 555 ascolti e attivati 365 servizi. Ad oggi, nel 2023, sono 45 le donne già prese in carico.
“La crescente gravità del fenomeno e i fatti di cronaca degli ultimi giorni – ha detto il sindaco Roberta Tardani – devono svuotare di ogni sterile retorica giornate come queste e impongono ormai azioni decise e nette a tutti i livelli, dal Governo al più piccolo dei Comuni. I femminicidio e le storie come quelle di Giulia Cecchetin peraltro rappresentano solo la punta dell’iceberg di casi di maltrattamenti, atti persecutori e violenze verbali che subiscono quotidianamente le donne. Per quanto ci riguarda, con la nuova programmazione, abbiamo innanzitutto voluto che il Comune di Orvieto, come capofila della Zona sociale n.12, diversamente dal passato avesse un ruolo più attivo co-progettando le iniziative e attività da mettere in campo. I maggiori fondi messi a disposizione dalla Regione Umbria, che sono raddoppiati, ci consentiranno di aiutare un maggior numero di donne ma soprattutto, in anticipo e in linea con il ddl contro la violenza sulle donne recentemente approvato in Senato, ci daranno la possibilità di portare questi temi in maniera organica nelle scuole. La scuola rappresenta infatti uno spazio in cui ragazzi e ragazze compiono un percorso indispensabile di crescita personale, culturale ed emotiva ed è un luogo privilegiato in cui intervenire in un’ottica preventiva”.
“È molto difficile in un momento come quello che stiamo vivendo – ha detto l’assessore alle Politiche di genere, Alda Coppola – provare a dire cose non banali e che non siano state già dette anche in modo magari più efficace. In questi giorni nelle sale cinematografiche di tutta Italia sta ottenendo grande risonanza il film di Paola Cortellesi che, con molta attenzione, crudezza ma allo stesso tempo delicatezza, affronta il tema della sopraffazione maschile in un periodo storico in cui questa era quasi una prassi, riservandoci però un finale di speranza legato al riconoscimento del diritto di voto alle donne nel 1946. Una speranza che ha poi dato il via ad un percorso giunto fino ai nostri giorni in cui il ruolo della donna si è profondamente trasformato evolvendosi ma non ancora al punto da essere completamente accettato. Troppi sono gli accadimenti che ancora oggi non riusciamo razionalmente a spiegarci – ha aggiunto – rispetto alla brutalità di certi atteggiamenti di violenza fisica, verbale e psicologica verso la donna. Perché gli episodi di violenza fisica, sempre molto cruenti, fanno certamente più rumore ma sono spesso figli di una costante violenza verbale e psicologica che ancora si perpetua in molti ambienti della nostra società, soprattutto sui luoghi di lavoro. I capisaldi educativi restano senz’altro la famiglia in primis in collaborazione con la scuola e con il mondo associativo. Sono capisaldi che però oggi vivono momenti di difficoltà al punto da dover necessariamente essere supportati da sostanziosi e concreti interventi legislativi che consentano loro di mantenere e potenziare le funzioni educative in anni particolarmente difficili in cui stanno vivendo continue trasformazioni. Serve però soprattutto una vera e concreta rivoluzione culturale, un risveglio di quelle coscienze tuttora sopite che credono di vivere ancora ai tempi del film della Cortellesi”.
Al termine della conferenza stampa, in Piazza Febei è stata inaugurata l’installazione “La violenza non è amore” concessa gratuitamente all’amministrazione comunale dall’autrice Anna Izzo che rimarrà visibile fino al 3 marzo 2024. La scultura monumentale – un cuore d’acciaio, rosso, simbolo di amore e vita, rinchiuso all’interno di una gabbia di 4 metri di altezza tra sbarre coperte di ruggine, trafitto e appeso ad un gancio – arriva a Orvieto dopo un viaggio iniziato nel 2021 e dopo aver toccato Città della Pieve, Fiumicino, Arezzo e San Quirico D’Orcia.
“La scultura di Anna Izzo – ha spiegato la curatrice, Roberta Melasecca – è un grido scomodo e stridente che si ode anche nel silenzio più assordante e da cui non è possibile distogliere lo sguardo. Con questa rappresentazione l’artista imprime segni dolorosi alla materia, la plasma conservandone la durezza e la resistenza, ne calibra le forme ampliandole a dimensioni innaturali, costringe alla rimozione di uno stereotipato processo di narrazione basato sull’inerzia, sull’indifferenza e su strategie di occultamento e minimizzazione della violenza. Genera, in tal modo, un inusuale luogo di riflessione sui meccanismi di scomposizione e ricostruzione delle identità, sempre in progressivo divenire e in continuo confronto/scontro nei ruoli e negli ambiti sociali ed economici. La violenza non è amore afferma e suggella, con la sua evidente e inevitabile presenza, non più lo spazio di un istante nel quale riconsiderare le proprie relazioni ma una rivoluzione di pensieri ed azioni, una chiave di accesso a delle diverse politiche attive sul territorio che esulano da rappresentazioni radicate nelle convenzioni socio-culturali di un passato conosciuto e di un presente in via di definizione. Le gigantesche gabbie di Anna Izzo, alte quattro metri, a partire dalla scultura La violenza è una gabbia presentata a Capri nel 2020, sono gabbie emozionali, comportamentali e relazionali che riflettono un ordine normativo che chiude e rinchiude corpi e menti: l’artista compie, dunque, un passo verso una de-costruzione e de-consacrazione di un sistema non solo più individuale e personale ma comunitario e collettivo nel quale nuovi saranno i linguaggi, gli immaginari, le raffigurazioni, le conoscenze di una restaurata cittadinanza”.
Anna Izzo, pittrice e scultrice, nasce a Taranto ma già adolescente si trasferisce a Sorrento dove il padre gallerista la introduce nel mondo dell’arte con una importante frequentazione di artisti della scuola napoletana. Le sue opere attraversano vari materiali, ferro, bronzo, resina, in una continua ricerca estetica innovativa.
“Quella che si celebra oggi – ha detto l’artista – è una giornata particolare in cui si da voce e risonanza alle donne ma in realtà ogni giorno deve essere dedicato all’eliminazione della violenza contro le donne. Per fare questo noi donne dobbiamo cambiare – ha aggiunto – dobbiamo rinunciare alla sindrome della crocerossina e cercare la felicità, quella felicità che porta al rispetto di se stessi. Nell’installazione la gabbia è la metafora di quello che avviene in nome dell’amore, il gancio è l’aguzzino che ti tiene prigioniera. Ma da quella gabbia si può e si deve uscire, anche con l’aiuto delle istituzioni e della società, smettendo di rimanere in silenzio perché il silenzio è complice degli aguzzini che vogliono che ci assuefiamo a questo. Questa scultura sarà lì per quelle donne che si sono ribellate e per altre che si ribelleranno vedendo il messaggio che vuole rappresentare“.