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Orvieto, “Il PD è in agonia; molti non hanno rinnovato la tessera del partito”

di Mario Tiberi

Ho atteso; ho atteso invano. Agli inizi dell’anno in corso, promisi a me stesso che avrei osservato dall’esterno l’evoluzione o l’involuzione delle vicende politico-organizzative intestine al Partito Democratico di Orvieto, astenendomi dal commentarle pubblicamente. A parte qualche fugace inserimento dialettico, in tutta onestà ritengo di aver mantenuto fede alla ipsocentrica promessa.
Ora, però, di fronte alla da me paventata, prevedibile e prolungata stagnazione dell’iniziativa politica democratica non posso più tacere, essendo chiamato a rapporto dal dovere morale di intervenire sì con pacata argomentazione, ma anche con energica risolutezza.
Desidero anticipare chi mi obietterà che i panni sporchi si lavano in famiglia asserendo, con ferma convinzione, che può essere giusta e fondata tale obiezione solo quando i panni sporchi non siano diventati anche muffi e sempreché esista una famiglia. Procediamo con ordine.
Chi Vi scrive, nel congresso del Novembre 2010, ottenne il 30% dei voti validamente espressi e, ancora oggi, avverte piena la responsabilità di detta rappresentanza per la quale non gli è stato concesso l’esercizio politico ad essa connesso. Chi liberamente mi votò, ha il diritto di sapere che sono memore di tale attestato di fiducia e che mai e poi mai lo tradirò.
Il mio concorrente, risultato poi eletto in virtù di una intesa spartitoria, raccolse invece solo la metà dei voti disponibili e, per codesta ragione, è stato giustamente definito un Segretario dimezzato. Gli assetti dell’apparato interno di partito hanno seguito la leonina logica dello “asso pigliatutto” e, di conseguenza, alla minoranza è stata negata la facoltà di potersi costruttivamente esprimere, in barba ai più elementari princìpi della democrazia. E da qui sono iniziate le sofferenze e le gravi perduranti difficoltà.
Non è un caso che molti, tra iscritti e dirigenti, o non hanno rinnovato l’iscrizione al partito o ne sono usciti per approdare ad altri lidi; non è un caso che i due maggiori circoli comunali, Ciconia e Sferracavallo, sono privi dei rispettivi segretari politici, perché dimessisi per insanabili contrasti, da oltre sei mesi e non si vede o si profila all’orizzonte una possibile e soddisfacente sostituzione; non è un caso che il circolo di Orvieto Centro Storico, di rilevante e strategica importanza, si è ripiegato su se stesso in avvilente stallo a cagione della demotivazione ad operare da parte dei membri della segreteria. Gli altri circoli frazionali esistono, in verità, solo sulla carta ma, di fatto, di essi nessuno più ne conosce una benché minima parvenza di traccia.
La tanto sbandierata e strombazzata “Conferenza Programmatica” si è rivelata per quello che era immaginabile che fosse: una Vispa Teresa che saltella giuliva perché incosciente e spensierata fanciullina o, meglio ancora, una Titina, come quella di Charlot, che la si cerca e non la si trova; e non la si trova non perché si è degli incapaci ricercatori, ma perché non esiste proprio e, se non esiste, non la si può certo trovare. Si domandi, per le vie e le piazze di Orvieto e dintorni, se qualcuno è per caso a conoscenza di una tal Conferenza Programmatica del PD e vi sarà risposto che, di essa, non si è mai avuta sostanziale ed incisiva notizia.
A differenza della esalogia sulle “Prime idee per una Città da rifondare”, divulgata a mia firma, e per la quale ho ottenuto incoraggianti e confortanti riscontri di cui ringrazio cittadine e cittadini.
Mi fermo qui per non affondare, ancor più, la lama nelle ferite aperte del fallimento politico e del disordine organizzativo.
Il Segretario dimezzato e i componenti la sua Segreteria avranno modo di ripetere che vi è sempre qualcuno che è pronto a delegittimare non avvedendosi, però, che sono proprio le loro inidoneità, insufficienze e inadeguatezze a decretare una ormai manifesta autodelegittimazione perché inidonei a guidare un grande partito di popolo, insufficienti nella proposta politica, inadeguati ad affrontare i complessi problemi che stanno sommergendo la nostra amata Orvieto.
Vedete, cari amici del PD, la politica non è un’arte che si addice a chiunque; richiede retroterra culturale, preparazione specifica, costante applicazione allo studio, impegno continuo e non estemporaneo, dedizione alle utilità e ai benefici per tutti, giustizia nel giudizio ed esaltazione del merito. Insomma, la politica è valore di serietà e di azione intelligente e mirata al “Bene Comune” per cui, in tale ottica, ogni carenza omissiva ed ogni abulia intellettiva divengono in se stesse atti immorali.
Mi è gradito avviarmi alle conclusioni con una nota positiva: plaudo, infatti, alla scelta di Andrea Marini, giovane serio e promettente, quale coordinatore dei giovani democratici orvietani, esortandolo a mai rinunciare alla sua autonomia di giudizio morale e alla sua libertà di azione politica e, congiuntamente, avvertendolo a non farsi risucchiare all’interno di logiche stritolanti e improduttive perché condizionate e condizionanti.
Preciso, infine, che ho utilizzato il vocabolo “agonia” con riferimento alle sue origini etimologiche che, per alcuni, risiedono nell’assenza di gonadi e, cioè, nel venir meno delle sorgenti vitali fino all’evento esiziale e, per altri, nella gara o contesa (agoné) che, nel caso in specie, sarebbe l’ultima terribile lotta tra la vita e la morte.
Dal PD di Orvieto è lecito sperare almeno in un flebile segno di vita. O è chiedere troppo?.