Sara Cipriani
L’ipotesi è agghiacciante, disumana: utilizzare i gatti per bruciare i boschi dell’Umbria. E’ una delle ipotesi su cui stanno lavorando gli inquirenti impegnati a ricercare i colpevoli dei roghi che nel giro dell’ultimo week end hanno mandato in fumo più di 800 ettari di foresta umbra (600 ca. fra Acquasparta e il Valico della Somma, fra Spoleto e Terni). Almeno due i fascicoli aperti dalle Procure di Terni e Spoleto che di ora in ora si vanno incrementando di ulteriori dati raccolti dagli investigatori, dopo che le fiamme hanno definitivamente smesso di ardere. Squadre della Forestale, mentre sono ancora in corso le operazioni di bonifica, battono centimetro per centimetro le aree bruciate alla ricerca di ogni tipo di indizio. In queste ore vengono interrogati anche alcuni residenti delle frazioni più colpite – da Molinaccio a Cecalocco, Battiferro fino a Strettura – alla ricerca di elementi utili alle indagini. Perché ormai non c’è più dubbio che ad incendiare questa fetta di Umbria sia stata la mano di qualche folle. In località Collestatte, nella provincia di Terni, sono state rinvenute alcune taniche di benzina in un bosco: gettate a mò di discarica o utilizzate per appiccar il fuoco? Difficile dirlo. Certo è che i focolai da cui è partito l’inferno sono davvero troppi per pensare all’autocombustione. Dunque al vaglio degli inquirenti ci sono le modalità: fra le ipotesi, come dicevamo in apertura, quella di utilizzare i gatti cui far indossare una sorta di ‘cappottino’, meglio se di tessuto acrilico, impregnato di kerosene o alcool. Il resto è facile, quanto orribile immaginarlo: le povere bestie, in preda alla paura e al dolore, cominciano una fuga per il bosco appiccando il fuoco in più punti. Una pratica ignobile e abbastanza recente visto che i primi casi segnalati in Italia risalgono al 2005. Intanto la Regione dell’Umbria, e a seguire i comuni di Terni, Spoleto Acquasparta, hanno fatto sapere che si costituiranno parte civile nel caso in cui vengano individuati i responsabili dei roghi. Ma in queste ore è la politica a finire al centro delle critiche, specie quelle amministrazioni che non si sono dotate di strumenti per fronteggiare il pericolo incendi. L’idea di istituire squadre di volontari per controllare preventivamente il territorio – sollecitata ieri anche dal Prefetto di Terni – doveva essere attuata prima della tragedia naturale che ha distrutto per sempre queste aree dell’Umbria. Iniziative che sono state prese adottate da comuni quali Campello sul Clitunno, che si è affidato alla Protezione civile municipale per presidiare il proprio territorio, e Spello che ha istituito dei gruppi composti da rappresentanti di Prociv e Federcaccia.
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