Sui diaconi che si preparano al loro sacerdozio, il presule: «Questi sei figli sono il frutto della maternità della Chiesa»
Nella basilica di San Domenico di Perugia, nel rispetto delle disposizioni per il contenimento del contagio da Covid-19, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, nel giorno della Festa diocesana della Madonna delle Grazie e di avvio del nuovo Anno pastorale, ha ordinato diaconi transeunti sei giovani seminaristi perugini.
Si tratta di Samy Cristiano Abu Eideh, Vittorio Bigini, Daniele Malatacca, Emmanule John Olajide Boluwatife, Simone Strappaghetti e Michael Tiritiello, che il prossimo anno diventeranno sacerdoti dopo aver ultimato gli studi presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” di Assisi.
Nell’introdurre la celebrazione eucaristica il cardinale ha commentato: «Chissà da quanto tempo questa stupenda basilica domenicana non aveva visto tante persone riunite, pur nel rispetto delle regole che ci sono richieste, per una celebrazione così significativa. Questi sei figli che stanno dinanzi a me sono il frutto della maternità della Chiesa».
La Chiesa è madre e lo ha sottolineato il cardinale nel ricordare che «la Chiesa genera i suoi figli attraverso il battesimo e il sacramento dell’Ordine e li costituisce padri e maestri della comunità.
E’ per questo che all’inizio abbiamo invocato lo Spirito Santo, perché opera sempre delle creazioni nuove e questi figli saranno generati al primo grado del sacramento dell’Ordine e saranno totalmente al servizio del popolo di Dio.
Ecco perché voi popolo di Dio avete questo senso dell’importanza e della bellezza della necessità delle vocazioni, perché altrimenti chi darebbe l’Eucaristia domani, chi darebbe i sacramenti, chi ci accompagnerebbe al Signore all’ultimo respiro della nostra vita?
Grazie figli per aver già detto con il cuore il vostro sì per questa grazia al diaconato e che lo ripeterete tra poco al Signore dinanzi al popolo di Dio».
Risposta generosa alla chiamata del Signore. «Carissimi Daniele, Emanuel, Micheal, Samy, Simone e Vittorio. Una doppia consolazione pervade la mia anima, in questa solenne e indimenticabile celebrazione – ha esordito il cardinale nell’omelia –. Vi confesso che, in 26 anni di episcopato, non mi era mai accaduto di poter consacrare, insieme, sei diaconi di una stessa diocesi, tutti candidati all’ordine del Presbiterato.
L’altro motivo di grande emozione è dato dal fatto che il Vescovo, che stasera vi consacra, da più di tre anni avrebbe dovuto essere emerito; perciò, fin da quando entraste in seminario, vi ho sempre detto “sarà un altro Vescovo ad imporvi le mani”.
Ma è sempre la Provvidenza del Signore che tutto dispone. Sono convinto di conoscervi abbastanza perché, nei primi vostri anni di seminario, venivo spesso ad incontrarvi.
Da sempre, e lo dico con grande sincerità, ho avuto la percezione che fosse il Signore a chiamarvi e devo constatare che la vostra risposta è stata generosa».
Sostenuti da un amore forte a Cristo. «Cosa ho notato in voi durante gli anni della formazione? – si è chiesto il presule –. Nonostante le fragilità, che accompagnano sempre la nostra vita cristiana, vi ho visti sostenuti da un amore forte: non un amore di pelle, tumultuoso e incostante, come spesso è quello degli adolescenti, ma pacato, sereno, forte, davvero capace di muovere le vostre persone e di saziarle.
È questo amore personalissimo a Gesù Cristo che, ne sono certo, vi ha sostenuto ed ha motivato la vostra scelta. È questo amore a Gesù che vi farà prendere in mano la Bibbia e vi farà sostare, come Maria di Betania, ai piedi del Maestro, mentre Lui vi parla ed ammaestra.
L’amore a Cristo vi farà altresì prendere in mano la Liturgia delle Ore, con quotidiana fedeltà, per parlare allo Sposo con la voce della Sposa e per portare davanti a Dio la lode, il gemito, l’attesa, la speranza della nostra Chiesa e di tutta l’umanità.
Questo stesso amore, carissimi Daniele, Emanuel, Michael, Samy, Simone, Vittorio, vi farà accostare con passo generoso e trepido, al cammino dei bambini, dei giovani, degli adulti, degli anziani e soprattutto delle famiglie, per essere fratelli ad ogni generazione e farvi “tutto a tutti, allo scopo di guadagnare sempre qualcuno alla causa del Vangelo”».
Varcare sempre la porta di Cristo. «Soltanto la tenerezza dell’amore di Cristo – ha proseguito il cardinale – vi porterà a percorrere ogni geografia umana, ad essere cittadini delle regioni della gioia, come di quelle del pianto, non per celare il vostro volto sotto maschere di occasioni, ma per essere per ciascuno la visibilità di Dio.
Solo la forza unitiva dell’amore a Cristo vi impedirà, domani, da presbiteri, di essere solitari, di isolarvi nelle vostre parrocchie, ma vi spingerà a camminare con la chiesa locale, a costruire un rapporto significativo e fraterno con gli altri preti e col Vescovo.
Ve lo ripeto, varcate sempre quella porta che è Cristo per consegnarvi a Lui totalmente e offrirgli con semplice e disarmante verità la vostra vita. Cari candidati al diaconato, carissimi sacerdoti qui presenti, consacrati e consacrate, famiglie, se noi non varchiamo quella porta che è Cristo, siamo tutti dei falliti davanti a Dio, a noi stessi, e a tutte le attese che i fratelli ci presentano.
Ma se, nonostante i vostri limiti, voi cari figli sarete innamorati di Cristo, anche fra i ghiacciai del Polo Nord, come diceva il Vescovo Tonino Bello, potrete far ardere i vostri sarmenti. E questo amore vale ben più della pastorale, della morale, della teologia, del ministero stesso, anche se tutto ciò occorre».
La nostra Madonna della Grazie, ha detto il presule, rivolgendosi ai sei ordinandi, «vi orienti sempre a dire il vostro “eccomi”, nella fedeltà alla Parola, nell’offerta della vita, nell’inginocchiarvi, come il Maestro, per lavare i piedi ai vostri fratelli.
Sia proprio Lei, la Vergine silenziosa e forte, ad aiutarvi a non avere mai paura. Non vi mancherà mai l’aiuto e il sostegno di San Domenico, San Francesco e della schiera dei santi e delle sante dell’Umbria».
Messaggio ai giovani. Avviandosi alla conclusione il cardinale Bassetti si è rivolto a tutti i giovani presenti dicendo loro: «Daniele, Emanuel, Micheal, Samy, Simone, Vittorio hanno corso, in questi anni, attratti dal volto di Cristo.
Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede.
Ne abbiamo bisogno tutti noi! E come dice papa Francesco: “quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza e la bontà di aspettarci!”».